E’ durato veramente poco l’ottimismo che si era diffuso subito dopo la Conferenza di Berlino sulla crisi libica. Dopo ore di discussioni ed incontri tra vari capi di stato nella capitale tedesca due settimane fa, la Libia sembra invece ancora non trovare tregua. Ma cosa ne pensano i leader libici di questa situazione che non ha pace da anni?
“Ci sono attori senza scrupoli dentro e fuori della Libia che annuiscono cinicamente e strizzano l’occhio agli sforzi per promuovere la pace e affermano il loro sostegno all’ONU” ha detto giovedì Ghassan Salame, rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite e Capo della Missione di Support ONU in Libia, al Consiglio di Sicurezza. “Nel frattempo, continuano a raddoppiare su una soluzione militare, sollevando lo spettro spaventoso di un conflitto su vasta scala e ulteriore miseria per il popolo libico, più rifugiati, la creazione di un vuoto di sicurezza e ulteriori interruzioni delle forniture energetiche globali”.
Ed è così che Salame affronta le questioni dei conflitti in Libia. Parole forti per una situazione che degenera giorno dopo giorno senza ricevere l’attenzione necessaria. Dalla caduta del presidente Muammar Gaddafi nel 2011, la Libia è stata alle prese con l’instabilità e il collasso economico, nonostante le sue grandi riserve di petrolio.
La conferenza di Berlino del 19 gennaio è stata vista come un punto di riferimento per la riduzione della violenza e l’inizio della pace. Mentre gli altri rappresentanti di vari paesi ed organizzazioni regionali (alcuni dei quali hanno alimentato direttamente o indirettamente il conflitto) hanno accettato di non interferire negli affari interni del paese e rispettare l’embargo d’armi decretato da una risoluzione dell’ONU, gli scambi di artiglieria sono aumentati, portando ad un aumento delle vittime civili. Salame ha dichiarato “con i recenti sviluppi sul campo, mi spiace di riferire che la tregua vale solo nel nome”.
Le parti in guerra continuano a ricevere una quantità considerevole di equipaggiamenti avanzati, combattenti e consulenti da sponsor stranieri, “in sfacciata violazione dell’embargo sulle armi” e gli impegni assunti dai rappresentanti di questi paesi a Berlino, ha dichiarato il funzionario ufficiale dell’ONU. Di conseguenza, sabato scorso, l’UNSMIL aveva pubblicato un comunicato stampa durante la Conferenza, deplorando “le continue violazioni dell’embargo d’armi in Libia anche dopo le promesse fatte”.
L’Esercito Nazionale Libico ha rafforzato le sue forze in prima linea a Tripoli con armi, equipaggiamento ed elementi di fanteria, compresi i combattenti stranieri. Inoltre, si è notato un aumento di voli merci verso l’aeroporto di Benina e la base aerea di Al-Khadim nella Libia orientale, che consegnano prodotti militari all’Esercito Nazionale Libico. Salame ha esortato le parti e gli sponsor stranieri a “desistere da azioni imprudenti e rinnovare invece il loro impegno espresso a lavorare verso un cessate il fuoco”.
Come risultato, il conflitto affligge severamente l’economia del paese, comprese le istituzioni ed infrastrutture decadenti. Il debito nazionale della Libia ha sorpassato i 100 miliardi di dinari e continua a crescere. La situazione umanitaria continua ad essere profondamente preoccupante, comprese le sparizioni forzate e la detenzione arbitraria da parte dei gruppi armati. A causa della loro affiliazione con il Governo di Accordo Nazionale e del regime precedente, molte famiglie sono costrette a fuggire altrove.
Salame ha spiegato al Consiglio di Sicurezza che la situazione decadente si sta verificando “in palese disprezzo per la sovranità della Libia, i diritti fondamentali del popolo libico e in flagrante violazione del consenso internazionale e dell’ordine internazionale basato sulle regole”. La situazione libica è alquanto preoccupante, sebbene le Nazioni Unite predicano sull’importanza dei diritti umani. A seguito dei recenti discorsi sul Giorno della Memoria e l’anniversario della Carta delle Nazioni Unite, questa situazione è inaccettabile per Salame e il suo popolo. Se i membri dell’ONU riconoscono l’importanza di tali diritti, perché non vengono valorizzati con la Libia?
L’inviato speciale in Libia del Segretario Generale Antonio Guterres ha chiuso con un appello ai membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU nei prossimi giorni, per “trovare l’unità e la voce per fermare il disfacimento senza senso della Libia”.
“C’è troppo in gioco, compresa la nostra credibilità collettiva”, ha concluso il Rappresentante speciale.
Intanto l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha interrotto le operazioni in un sito a Tripoli, per paura che potesse diventare un obiettivo. L’agenzia ha annunciato giovedì di aver sospeso i lavori presso il Centro di Raccolta e Partenza, dopo aver appreso che la polizia e militari stanno conducendo esercitazioni di formazione nelle vicinanze.
L’UNHCR ha affermato di aver iniziato a spostare persone in luoghi più sicuri, affinché siano lontani dalle zone pericolose di conflitto.