Dallo scorso aprile, le condizioni per migliaia di bambini e civili in Libia sono deteriorate, ed i continui attacchi alle zone popolate hanno causato centinaia di vittime a causa delle continue ostilità che stanno succedendo a Tripoli, la capitale.
“I bambini in Libia, inclusi i profughi ed i bambini migranti, continuano a soffrire gravemente in mezzo alla violenza e caos scatenati dalla lunga guerra civile del paese”, ha dichiarato oggi il direttore esecutivo dell’UNICEF Henrietta Fore.
In migliaia sono stati uccisi durante le lotte tra l’Esercito di liberazione libico (LNA), comandato dal generale Khalifa Haftar, con base all’est della Libia, e il governo di Tripoli – Governo di Accordo Nazionale (GNA) – riconosciuto dall’ONU, situato nell’ovest. Negli ultimi otto mesi, più di 150,000 persone – di cui 90,000 sono bambini – sono dovuti fuggire dalle loro case ed ora sono dislocati internamente.
Le continue battaglie tra questi due governi hanno causato 60,000 profughi, e attualmente, 15,000 bambini sono senza la protezione della famiglia in zone urbane vulnerabili. Altri bambini sono detenuti in un centro di detenzione, con accesso limitato a servizi essenziali e protezione. Data l’urgenza di questa situazione, l’UNICEF sta cercando di aiutare questi bambini con le loro famiglie fornendo protezione, istruzione, acqua, ed assistenza sanitaria. Henrietta Fore ha invitato chiunque abbia a che fare con il conflitto e chi ha influenza sulla protezione dei bambini, di terminare il reclutamento ed uso dei bambini come soldati, cessare gli attacchi contro le infrastrutture civili, e “permettere accesso umanitario sicuro e senza ostacoli ai bambini ed alle persone bisognose”.
Fore inoltre aggiunge: “Chiediamo alle autorità libiche di porre fine alla detenzione dei bambini migranti e profughi e di cercare attivamente alternative sicure e dignitose al posto della detenzione”.
Questi problemi sono stati messi in risalto anche da Ghassan Salamé, inviato speciale in Libia del Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres e capo della missione UNSMIL, lo scorso 6 gennaio 2019 durante un incontro con i media al Palazzo di Vetro. Salamé allora aveva detto ai giornalisti che fin troppe persone stanno soffrendo in Libia “per nessuna altra ragione che per il fatto che non c’è un messaggio internazionale chiaro,” dato che varie nazioni sono concentrate sulla Libia per interessi geopolitici, lasciando da parte gli interessi e i bisogni dei cittadini che stanno sopportando il peso delle lotte continue.
Con la conferenza di Berlino che si terrà domenica, 19 gennaio 2020, ci sono grandi aspettative sulle discussioni sulla situazione in Libia. A partecipare, oltre i due contendenti Khalifa Haftar e Fayez al-Sarraj e il governo tedesco di Angela Merkel, ci saranno sicuramente tutti i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (USA, Cina, Russia, Francia, Regno Unito), l’Italia di Giuseppe Conte, l’Egitto, la Turchia, gli Emirati, l’Algeria, la Repubblica del Congo. Prevista anche la partecipazione dell’Unione Africana e la Lega Araba. Altri paesi potrebbero aggiungersi all’ultimo momento. In vista di questo importante vertice della pace nella capitale tedesca, quindi Fore sollecita di “trovare urgentemente un accordo di pace completo e durevole, per il bene di ogni bambino in Libia”.
Durante il press briefing giornaliero al Palazzo di Vetro, il portavoce del Segretario Generale Stéphane Dujarric, ha spiegato che la conferenza di Berlino, che durerà un giorno, si baserà sulle risoluzioni per la situazione generale della Libia di questo periodo. Noi de La Voce gli abbiamo chiesto cosa il segretario generale Guterres si aspettasse dalla conferenza di Berlino, se cioè subito dei risultati e delle decisioni concrete o se questo vertice é soltanto un primo passo verso una lunga strada verso la pace. Nonostante l’urgenza necessaria per la condizione attuale della Libia, il portavoce ha risposto dichiarando che sarebbe meglio lasciare che la conferenza accada prima di analizzarne i risultati. Non sappiamo quindi ancora che ruolo il Segretario Generale dell’ONU avrà e se indicherà dei passaggi precisi per il successo del processo di pace in Libia.
Almeno, da quando Salamé si era sfogato con noi giornalisti una settimana fa allo “stakeout” sulle vittime di questa guerra civile, la Russia è riuscita a metter in atto il cessate il fuoco e finalmente la conferenza di Berlino si è concretizzata con una data. Ma, allo stesso tempo, nel mezzo di questi scontri geopolitici, come potrebbe concretamente aiutare l’ONU a trovare una soluzione che vada oltre la guerra? D’altra parte, in un giorno solo a Berlino, ci sarà il tempo per poter essere ambiziosi e realizzare qualcosa che possa beneficiare subito i civili in Libia? Spetta soprattutto al Segretario Generale Antonio Guterres trovare un modo per risolvere una situazione che potrebbe peggiorare ulteriormente se anche a Berlino gli interessi e gli scontri geopolitici (sopratutto sull’energia) prevarranno ancora una volta sugli interessi della pace.