Il 20 Novembre, in tutto il mondo, si celebra la Giornata Mondiale dei Diritti del Fanciullo. il 20 Novembre 1989, dopo un duro lavoro durato quasi dieci anni (dopo la proposta iniziale della Polonia), tutti i paesi delle NU firmarono quella che ancora oggi è la convenzione delle Nazioni Unite siglata da più paesi: dei 196 paesi che fanno parte delle NU solo uno non l’ha ratificata: gli Stati Uniti D’America! A rendere speciale questo accordo anche l’obbligo per i firmatari di ratificarla ovvero di trasformarla in legge. In Italia ci vollero due anni per farlo.
Il 2019 è un anno speciale per i diritti dei bambini in tutto il mondo: sono passati trent’anni dalla firma di quel documento (seguito poi da tre approfondimenti su temi specifici). E’ giunto il momento di fare un bilancio di come sono rispettati i diritti dei minori.
Una delle particolarità della Convenzione dei Diritti del Fanciullo è la sua semplicità: gli articoli (i più importanti sono certamente i primi 42) che la compongono sono sintetici, quasi stringati [oggi sembra che non si sia più capaci di scrivere leggi così chiare, N.D.R.]. Ma il loro significato è chiarissimo.
Ad esempio, l’Art. 4 dice che “Gli Stati parti si impegnano ad adottare tutti i provvedimenti legislativi, amministrativi e altri, necessari per attuare i diritti riconosciuti dalla presente Convenzione. Trattandosi di diritti economici, sociali e culturali essi adottano tali provvedimenti entro i limiti delle risorse di cui dispongono, e, se del caso, nell’ambito della cooperazione internazionale”. In altre parole TUTTI i paesi del mondo DEVONO pensare prima di tutto ai diritti dei bambini (tornano alla mente le norme sull’ambiente o le guerre in atto e i muri al confine, sempre più numerosi e poi i miliardi di dollari spesi ogni anno per armi e armamenti da usare nelle “missioni di pace”).
“Art. 7 Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto a un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori e a essere allevato da essi. Gli Stati parti vigilano affinché questi diritti siano attuati in conformità con la loro legislazione nazionale e con gli obblighi che sono imposti loro dagli strumenti internazionali applicabili in materia, in particolare nei casi in cui se ciò non fosse fatto, il fanciullo verrebbe a trovarsi apolide”.
A vedere cosa succede nel mondo sembrerebbe che tutto questo, per i bambini migranti, non debba valere. In tutto il mondo, i minori migranti sono costretti a vivere in condizioni disumane. Non solo nei paesi del terzo mondo ma anche in molti paesi “sviluppati” e “civili”.
Solo pochi giorni fa, in una audizione presso il Parlamento UE, il ministro greco per le migrazioni Mikalis Chrisochoidis ha lanciato un accorato appello chiedendo ai paesi partner dell’Unione Europea di aiutare la Grecia a prendersi cura di 4000 bambini che vivono in condizioni disumane nei centri di accoglienza nelle isole di Lesbo, Samo, Kos e in altre isole dell’Egeo settentrionale. Si badi bene il suo non è stato un appelo rivolto alla ridistribuzione dei migranti (oggetto di dispute e diatribe mai finite). Il suo è stato un grido d’aiuto SOLO per i bambini migranti.
Ma la sua richiesta d’aiuto è rimasta inascoltata (solo un paese ha risposto al suo appello). tanto che anche i media hanno preferito non parlarne.
Nel 2019, in tutto il pianeta, i diritti dei bambini continuano ad essere violati! E il primo diritto a non essere rispettato è forse quello più importante è forse la libertà. E’ quanto emerge dal rapporto che porta la firma del professor Manfred Nowak, un esperto indipendente al quale l’Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA) con la risoluzione 72/245 , aveva commissionato uno studio globale per analizzare la situazione dei bambini privati della libertà. Quattro i temi essenziali del suo lavoro: valutare l’entità del fenomeno dei bambini privati della libertà, compreso il numero di bambini privati della libertà (disaggregati per età, genere e nazionalità), nonché le ragioni invocate, le cause alla radice, il tipo e la durata della privazione della libertà e luoghi di detenzione; documentare la situazione reale e proporre buone prassi; promuovere un cambiamento negli atteggiamenti e comportamenti stigmatizzanti nei confronti dei bambini a rischio di essere o di essere privati della libertà; e fornire raccomandazioni per la legge, la politica e le pratiche per salvaguardare i diritti dei minori. I risultati del lavoro certosino ed estremamente difficile (come lui stesso ha dichiarato, spesso è stato difficile anche solo ottenere i dati dalle autorità cui erano stati richiesti) svolto da Nowak sono stati da poco pubblicati e i numeri sono sconvolgenti. Centinaia di migliaia di bambini sono detenuti, costretti a vivere in condizioni disumane in strutture per adulti (in evidente violazione dei loro diritti umani), sono “ad alto rischio di violenza, stupro e violenza sessuale, inclusi atti di tortura e trattamenti o pene crudeli, disumani o degradanti”. E un numero enorme di bambini vengono “detenuti in età sempre più giovane e trattenuti per periodi di tempo più lunghi” con conseguenze spaventose sia sul “loro sviluppo fisico e mentale che sulla loro capacità di condurre una vita sana e costruttiva nella società”. La loro colpa: molto spesso solo quella di essere migranti.
Sarebbero centinaia di migliaia i bambini migranti che sono stati chiusi in carcere o privati della libertà.
Che fine hanno fatto i paladini dei diritti umani? E che fine ha fatto la Convenzione dei Diritti del Fanciullo? Eppure all’Art. 22 della Convenzione si legge: “Gli Stati parti adottano misure adeguate affinché un fanciullo il quale cerca di ottenere lo statuto di rifugiato, oppure è considerato come rifugiato ai sensi delle regole e delle procedure del diritto internazionale o nazionale applicabile, solo o accompagnato dal padre o dalla madre o da ogni altra persona, possa beneficiare della protezione e della assistenza umanitaria necessarie per consentirgli di usufruire dei diritti che gli sono riconosciuti dalla presente Convenzione e dagli altri strumenti internazionali relativi ai diritti dell’uomo o di natura umanitaria di cui detti Stati sono parti. A tal fine, gli Stati parti collaborano, nelle forme giudicate necessarie, a tutti gli sforzi compiuti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite e dalle altre organizzazioni intergovernative o non governative competenti che collaborano con l’Organizzazione delle Nazioni Unite, per proteggere e aiutare i fanciulli che si trovano in tale situazione e per ricercare i genitori o altri familiari di ogni fanciullo rifugiato al fine di ottenere le informazioni necessarie per ricongiungerlo alla sua famiglia. Se il padre, la madre o ogni altro familiare sono irreperibili, al fanciullo sarà concessa, secondo i principi enunciati nella presente Convenzione, la stessa protezione di quella di ogni altro fanciullo definitivamente oppure temporaneamente privato del suo ambiente familiare per qualunque motivo”.
L’Art. 37, poi, va oltre: “Gli Stati parti vigilano affinché: a) nessun fanciullo sia sottoposto a tortura o a pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Né la pena capitale né l’imprigionamento a vita senza possibilità di rilascio devono essere decretati per reati commessi da persone di età inferiore a diciotto anni; b) nessun fanciullo sia privato di libertà in maniera illegale o arbitraria. L’arresto, la detenzione o l’imprigionamento di un fanciullo devono essere effettuati in conformità con la legge, costituire un provvedimento di ultima risorsa e avere la durata più breve possibile …”.
Nel presentare i risultati dello studio, poche ore fa, Nowak non ha potuto fare a meno di ammettere che sono centinaia di migliaia i bambini in carcere solo perchè migranti. E molti di loro anche in paesi dove non ci si aspetterebbe di trovarli: solo negli USA sarebbero oltre 100mila i bambini la cui libertà è stata violata per il solo motivo per aver cercato un paese migliore dove vivere. Ma gli USA sono l’unico paese al mondo a non aver mai trasformato in legge la Convenzione dei Diritti del Fanciullo. E gli altri? Sono pochi i paesi dove i governi hanno adottato leggi ad hoc (in Italia, dal 2017, è in vigore la legge 47 che riguarda proprio i Minori Stranieri non Accompagnati).
Tornano alla mente gli appelli accorati del ministro greco mentre chiede aiuto ai propri colleghi per migliaia di bambini attualmente stipati in centri di accoglienza sovraffollati e invivibili. E l’indifferenza dell’auditorio di fronte alle sue preghiere.
C’è da starne certi: domani, 20 Novembre, tutti i governi centrali di questi paesi, le amministrazioni locali e centinaia e centinaia di associazioni faranno a gara per celebrare la Giornata Mondiale dei Diritti (negati) del Fanciullo…