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July 24, 2019
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Un uomo per la pace: Lamberto Zannier sul suo mandato di prevenzione dei conflitti

Abbiamo seguito l'Alto Commissario OSCE per le minoranze nazionali durante il Forum Politico di Alto Livello presso le Nazioni Unite

Yulia LapinabyYulia Lapina
Torna in Europa lo spettro della Guerra Fredda? Anche peggio…

Lamberto Zannier nel 2017 con il Segretario Generale dell'ONU Antonio Gutteres (UN Photo/Evan Schneider)

Time: 8 mins read

L’Ambasciatore Lamberto Zannier, Alto Commissario per le Minoranze Nazionali (HCNM) dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), rappresenta la massima espressione della diplomazia internazionale e orgoglio del popolo italiano.

Prima di ricoprire questo ruolo, l’Ambasciatore Zannier è stato Segretario Generale dell’OSCE per due mandati consecutivi. È stato anche Rappresentante speciale delle Nazioni Unite per il Kosovo e Capo della Missione di Amministrazione Provvisoria delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK), ha lavorato per il Ministero degli Affari Esteri italiano ed è stato Direttore del Centro per la prevenzione dei conflitti dell’OSCE. I precedenti ruoli di rilievo ricoperti includono Rappresentante dell’Italia presso il Consiglio esecutivo dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW), Presidente dei negoziati sull’adattamento del trattato sulle forze armate convenzionali in Europa e capo del disarmo, Controllo degli armamenti e sicurezza cooperativa alla NATO.

L’abbiamo seguito per alcuni giorni durante il Forum Politico di Alto Livello all’ONU. In questo articolo, presentiamo le sue opinioni espresse durante il Briefing sull’Ucraina del Consiglio di Sicurezza, l’evento intitolato “Prevenzione dei Conflitti attraverso l’Integrazione Sociale” presso l’International Peace Institute (IPI), e il panel “Diplomazia Preventiva nel Panorama Mutevole dei Conflitti Moderni – Il Ruolo delle Organizzazioni Regionali” organizzato dalla Missione Permanente della Slovacchia.

Lamberto Zannier, High Commissioner on National Minorities, OSCE. (UN Photo: Loey Felipe)

Il Briefing del Consiglio di Sicurezza sull’Ucraina del 16 luglio è stato incentrato sull’introduzione di una legge da parte del governo ucraino che conferisce uno status speciale alla lingua ucraina e la rende obbligatoria per i lavoratori del settore pubblico. L’ambasciatore Zannier ha introdotto le sue osservazioni al Briefing del Consiglio di Sicurezza ricordandoci che il suo mandato è quello della prevenzione dei conflitti, e affermò: “politiche di integrazione di successo possono contribuire a rafforzare la coerenza delle diverse società e la loro capacità di resistenza ai conflitti e alle crisi” (puoi guardare il video il suo intervento qui al minuto 11:30).

L’ufficio dell’Alto Commissariato ha sviluppato una serie di linee guida e raccomandazioni sull’uso della lingua nell’istruzione e nel settore pubblico. Inoltre, ha collaborato a lungo con le autorità ucraine su serie di politiche indirizzate all’integrazione della società ucraina. L’ambasciatore Zannier stesso ha visitato l’Ucraina diverse volte, coinvolgendo le autorità, i rappresentanti delle comunità minoritarie e altri interlocutori. Come sottolinea lo stesso Ambasciatore, l’Ucraina ha “ogni diritto di rafforzare il ruolo della lingua di stato per accrescere un senso condiviso di appartenenza”. Tuttavia, aggiunge, “I passi in questa direzione … devono essere bilanciati con sforzi concertati per accomodare le minoranze etniche e linguistiche del paese.”

L’Ucraina, in osservazione dei suoi obblighi come paese membro dell’OSCE e i suoi doveri internazionali, dovrebbe promuovere “una politica linguistica equilibrata e pragmatica che dovrebbe idealmente essere raggiunta attraverso mezzi positivi e incentivi piuttosto che sanzioni”. Fare questo, dice Zannier, aiuterà a creare un ambiente in cui la lingua di stato può essere utilizzata come strumento di integrazione e non vista come misura punitiva.

In questi giorni abbiamo anche scoperto il premio Max van der Stoel. Questo premio, co-sponsorizzato dall’Alto Commissario OSCE per le Minoranze Nazionali e il Ministero degli Esteri olandese, riconosce successi straordinari nel miglioramento della situazione delle minoranze nazionali nei paesi dell’OSCE. Nel 2018 questo premio è stato assegnato ad un gruppo di studenti delle scuole superiori della Municipalità di Jajce in Bosnia-Erzegovina per aver resistito con successo alla decisione presa nel 2016 dalle autorità locali di istituire una nuova scuola etnicamente segregata nel comune.

La presentazione dell’ambasciatore Zannier durante l’evento “Prevenzione dei conflitti attraverso l’integrazione della società” presso l’International Peace Institute (IPI) a New York il 18 luglio 2019 è stata aperta con un video di questa cerimonia. Infatti, i giovani e i sistemi scolastici saranno i principali protagonisti del discorso dell’ambasciatore Zannier.

Sua Eccellenza Lamberto Zannier, Alto Commissario OSCE per le Minoranze Nazionali, e Dr. Adam Lupel, Vice Presidente dell’IPI.

Come egli chiaramente ribadisce all’inizio dell’evento, il mandato principale dell’Alto Commissario è quello della prevenzione dei conflitti. Quando si parla di conflitti e di politiche mirate a prevenirli o risolverli, molti si concentrano esclusivamente sui conflitti tra stati, o internazionali. Tuttavia, la maggior parte dei conflitti che si osservano oggi sono di natura diversa e coinvolgono esclusivamente attori interni parte di una società divisa. Per questo motivo è estremamente importante concentrarsi sulla prevenzione dei conflitti e investire maggiori risorse per rafforzare la capacità di recupero delle società, l’integrazione, e promuovere l’idea di comunità più inclusive e pacifiche.

Per promuovere tale comprensione della società, l’Alto Commissariato ha scelto i giovani come interlocutori principali. Infatti è la generazione più giovane che ora ha la più forte prospettiva di lungo termine ed è la fetta della società più interessata a perseguire soluzioni solide e durature per creare una società stabile e prospera. I giovani tendono anche ad essere più disposti a riconoscere e superare le sfide del passato e ad adottare un approccio orientato al futuro, mentre la vecchia generazione tende a guardare ai modelli del passato, che in alcuni paesi sono di segregazione, ed è incline a mantenere lo status quo.

Lavorare sull’integrazione di società non è facile, ed è un compito politicamente molto delicato. Siamo ora in una fase della storia in cui la politica dell’identità sta prevalendo e le relazioni geopolitiche si complicano sempre più. Alcuni potrebbero percepire una spinta all’integrazione come un distacco forzato dall’ordine stabilito. Per questo motivo è così importante identificare gli agenti disposti a collaborare per cambiare questa situazione.

Il sistema educativo è estremamente importante nel promuovere l’integrazione. Se un paese ha un sistema educativo segregato, probabilmente anche la società sarà segregata. La possibilità di dare pari opportunità a tutti parte dal sistema scolastico e fa sì che tutti i cittadini possano parlare la lingua nazionale e apprendere gli strumenti necessari per un ulteriore avanzamento nella società e svolgere un ruolo di rilievo nel suo sviluppo. Inoltre, un sistema scolastico unificato e una società integrata non cancellano le identità di coloro che sono diversi. Zannier afferma: “Le differenze e la diversità sono una ricchezza per la società che non dovrebbe essere eliminata, …. [bensì] si dovrebbe investire in questa diversità.” In un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore il 7 luglio 2019, le minoranze vengono paragonate ad un matrioska: “Ne scoperchi una, e un’altra, ma ce n’è sempre un’altra, ancora più piccola, ancora più ricca e preziosa. Perchè diversità significa valore per tutti.” Allo stesso tempo, sottolinea Zannier, la diversità non dovrebbe essere una barriera per le persone per accedere alla società.

Infine, impegnarsi per rafforzare una società e renderla più integrata si è dimostrato uno strumento molto efficace per la prevenzione dei conflitti: infatti aiuta a prevenire la radicalizzazione e il conseguente estremismo violento. Se le minoranze non sono ben integrate nella società, c’è più probabilità di osservare segregazione, emarginazione, radicalizzazione e quindi conflitti violenti all’interno di quella società. Zannier sottolinea che “lavorare per rafforzare l’inclusività della società è uno strumento molto efficace per prevenire questo tipo di sfide alla sicurezza con cui ci scontriamo”.

Nel panel “Diplomazia Preventiva nel Mutevole Panorama dei Conflitti Moderni – Il Ruolo delle Organizzazioni Regionali”, l’ambasciatore Zannier ha ribadito i concetti enunciati negli altri eventi. Ha anche presentato alcune delle conclusioni raggiunte dall’ufficio dell’Alto Commissariato, che ha portato a una serie di linee guida e raccomandazioni. Il documento più completo è intitolato “Le linee guida di Lubiana sull’integrazione di società differenziate”. Come nel caso di tutte le raccomandazioni rivolte agli Stati da organizzazioni internazionali, queste non sono giuridicamente vincolanti, ma forniscono un elenco di aree che devono essere esaminate al fine di promuovere la stabilità. L’Alto Commissariato ha anche emesso una serie di raccomandazioni settoriali: le raccomandazioni dell’Aia sull’istruzione, le raccomandazioni di Lund sulla partecipazione delle minoranze nazionali alla vita pubblica e altre serie di raccomandazioni nel settore dello stato di diritto, della polizia, dell’accesso alla giustizia e non discriminazione in questi settori.

Nelle sue osservazioni di chiusura, l’Ambasciatore Zannier ha concluso che esiste un riconoscimento comune delle sfide che si presentano operando in questo ambiente, che sono tuttavia affrontate da tutti i partecipanti in modi diversi. Egli sottolinea che la complessità di queste sfide richiede cooperazione: “Abbiamo bisogno di lavorare insieme su queste cose e abbiamo bisogno di scambiare opinioni.” Poi aggiunge: “In occasioni come questa, abbiamo la possibilità … di conoscerci, creare questo tipo di reti informali che ci permettono di rimanere in contatto e continuare questo tipo di dialogo “. L’Ambasciatore conclude affermando che molti obiettivi sono stati raggiunti, ma c’è ancora molto lavoro da fare. Per questo motivo, questo è il tipo di interazione che dovrebbe continuare.

La Voce di New York ha avuto la possibilità di sedersi con l’Ambasciatore Zannier durante questi giorni che ha trascorso a New York e di fargli un paio di domande di follow-up.

Innanzitutto, abbiamo chiesto all’ambasciatore di raccontarci dei numerosi progetti promossi dal suo ufficio incentrati sull’educazione multilingue in Asia Centrale in paesi come il Tagikistan e il Kazakistan. Abbiamo appreso che in Asia centrale, l’Alto Commissariato ha avviato un programma regionale sull’istruzione multilingue e multiculturale a cui partecipano tutti e cinque i paesi della regione. L’insegnamento multilingue era già presente in questa regione quando questo progetto è iniziato, ma ciò che deve ancora essere fatto è una modernizzazione di questo sistema. C’è bisogno di maggiori investimenti in aspetti come libri di testo e educazione degli insegnanti. Nel complesso, gli sforzi più intensi dell’Alto Commissariato in questa regione sono mirati a portare investimenti e a sensibilizzare su questioni politiche. “A volte, [le comunità locali] sono troppo concentrate sulla lingua nazionale” e quindi tendono a trascurare le lingue delle minoranze, dichiara l’ambasciatore Zannier.

Ambasciatore Zannier durante una visita in Tajikistan.

Dal momento che la situazione in Ucraina e nell’Europa orientale è sotto i riflettori del Consiglio di sicurezza, abbiamo chiesto all’ambasciatore Zannier di dirci se, considerando la situazione politica, egli pensa che simili programmi multilingui possano essere implementati in quella regione. In effetti, come conferma l’Ambasciatore, la lingua è più politicizzata nell’Europa orientale a causa di problemi geopolitici. In alcuni paesi, la legge distingue tra lingue europee e non europee secondo considerazioni politiche. In questa situazione, è importante attirare l’attenzione delle autorità sulle ripercussioni di simili politiche nella società. In Lettonia, per esempio, la lingua nazionale è trattata in modo diverso dal russo, che è parlato da una grande fetta della popolazione. Con il nuovo governo, le politiche sono ora incentrate più sul lettone che sul russo. E mentre l’ufficio dell’Alto Commissariato sta monitorando attivamente gli eventi, vale la pena notare che sempre più russi hanno iniziato a investire nella lingua lettone. In Estonia le cose sono diverse, e spetta alle singole comunità decidere sull’uso delle lingue. Ci sono anche molte scuole per minoranze in Ucraina, specialmente nella comunità ungherese. È positivo che le autorità ucraine abbiano deciso di prorogare i termini per l’attuazione della politica.

Infine, abbiamo salvato per ultimo la domanda più scottante: la lingua nativa di una persona è parte cruciale della sua identità nazionale? Lo stesso ambasciatore Zannier lo ha affermato in un editoriale pubblicato sul Kyiv Post il 14 maggio. In Ucraina, la maggior parte delle persone si identifica principalmente come di lingua ucraina, di lingua russa, bilingue, o qualsiasi altra variazione di queste opzioni. Quindi, abbiamo chiesto all’ambasciatore cosa pensa possa essere una soluzione per riconciliare queste identità, a volte percepite come conflittuali, in una società pacifica e unita. L’ambasciatore Zannier ha dichiarato che “Percepiamo che siamo una cosa e quindi non possiamo essere qualcos’altro”. Le persone creano barriere dove non dovrebbe esserci una contraddizione. Un’identità, etnica o linguistica, non dovrebbe essere percepita come esclusiva; le persone possono avere identità multiple. Per quanto riguarda la situazione in Ucraina con la sua nuova legge sulla lingua, forse le autorità decideranno di lasciare un po ‘di spazio per altre lingue (a parte la comunità russa, l’Ucraina è considerata casa da minoranze come i tatari di Crimea, bielorussi, moldavi, polacchi e ungheresi, ed altri, ndr). È anche importante notare che ci sono molti ucraini in Russia, quindi questo discorso va in entrambe le direzioni.

In conclusione, penso che la lezione più significativa sulla prevenzione dei conflitti e l’integrazione delle società che possiamo trarre da questi tre giorni possa essere riassunta in una citazione dal già menzionato editoriale: “Integrazione [è] un processo a doppio senso. L’equilibrio è la chiave. Da un lato, tutti i governi devono garantire il rispetto dei diritti delle minoranze. D’altra parte, le minoranze hanno la responsabilità di partecipare alla vita politica, culturale, sociale ed economica del loro stato “.

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Yulia Lapina

Yulia Lapina

Yulia ha un Master in International Relations dalla New York University, con varie esperienze nella ricerca e analisi delle questioni internazionali nel settore privato, governativo e non profit. La sua specializzazione è sui diritti umani (in particolare migranti, LGBT e diritti delle donne) con un focus geografico sull'Europa Occidentale e Orientale. Yulia holds a MA in International Relations from NYU and has experience in tackling international issues in the private, government, and non-profit sectors. Her area of expertise is human rights (in particular migrants’, LGBT and women’s rights) with a geographical focus on Europe and Eastern Europe.

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