In occasione del decimo anniversario dell’adozione della risoluzione 1888, con cui il Consiglio di Sicurezza introdusse la figura di un Rappresentante Speciale sulla Violenza Sessuale nei Conflitti, l’ONU ha approvato una nuova risoluzione, proposta dalla Germania e tesa a combattere l’aberrante fenomeno dello stupro come arma di guerra. Una vittoria perché, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’iniziativa non ha trovato in prima istanza un Consiglio di Sicurezza unito, e ha rischiato di scontrarsi contro il veto, oltre che di Russia e Cina – mai particolarmente accomodanti quando si tratta di difendere i diritti umani –, anche degli Stati Uniti.
Nel dietro le quinte dei negoziati diplomatici, infatti, Washington si era messa di traverso e aveva minacciato la Germania di ostacolare la bozza risoluzione a causa del riferimento alla “salute sessuale e riproduttiva”, cioè al diritto all’aborto per le vittime di violenza. Un riferimento che è stato infine eliminato, insieme anche ad altri elementi chiave, come quello che prevedeva l’introduzione di un corpo ONU per la denuncia delle atrocità commesse nei confronti delle donne.
Un compromesso, dettato dalla presa di posizione fortemente anti-abortista della amministrazione Trump, che però alla fine ha permesso di superare la perplessità di alcuni dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e di compiere un primo passo per proteggere le donne nei conflitti. Per l’importante occasione, nella riunione del Consiglio sono intervenuti anche il Segretario Generale Antonio Guterres, la Rappresentante Speciale ONU sulla Violenza Sessuale nei Conflitti, Pramila Patten, nonché il famoso avvocato per i diritti umani Amal Clooney, insieme a Nadia Murad, donna yazida vittima, a sua volta, di violenza sessuale per mano dell’Isis, premiata con il Premio Nobel per la Pace e oggi ambasciatrice ONU, e Denis Mukwege, medico e attivista congolese specializzato in ginecologia e ostetricia, anche lui premiato con il Nobel per la Pace.
Secondo Guterres, “nonostante numerosi sforzi, la violenza sessuale continua ad essere una caratteristica orribile dei conflitti in tutto il mondo”, usata deliberatamente come arma di guerra che “colpisce in larga misura le donne perché è collegato a questioni più ampie come la discriminazione di genere”. Una tendenza purtroppo incoraggiata dalla “diffusa impunità”, dal momento che “la maggior parte di questi crimini non viene denunciata, investigata o perseguita”. Proprio per questo, il Segretario Generale ha incoraggiato i membri del Consiglio a “lavorare insieme per superare le differenze”.
Amal Clooney ha ricordato le conquiste raggiunte grazie al suo lavoro di difesa delle donne Yazide e di alcune ragazze del nord dell’Iraq, molte delle quali erano state vendute come schiave sessuali dai miliziani dell’Isis. “I crimini commessi dall’Isis contro donne e ragazze non sono paragonabili a nulla di ciò a cui abbiamo assistito in epoca moderna”, ha osservato, aggiungendo che “la questione di portarli davanti alla giustizia ha a malapena sollevato un sussurro. Se non agiamo subito, sarà troppo tardi”.
Secondo Clooney, “sebbene la bozza sia un passo avanti, soprattutto nella misura in cui rafforza il regime di sanzioni per coloro che commettono tali crimini, bisogna andare oltre”: “Se questo organo non può prevenire la violenza sessuale in guerra, deve almeno punirla”, ha avvertito. Una necessità che dovrebbe diventare priorità per il Consiglio di Sicurezza: “C’è un’epidemia di violenza sessuale e la giustizia è l’antidoto. È il momento di farla diventare la vostra priorità e onorare davvero sopravvissuti come Nadia Murad che hanno già sofferto troppo”.
La presa di posizione degli USA ha suscitato critiche tra i gruppi di attivisti impegnati per la causa. “Semplicemente non ci sono scuse per continuare a deludere coloro che hanno già subito, così come coloro che continuano a rischiare, i livelli devastanti di violenza sessuale nei conflitt”, hanno commentato il dottor Denis Mukwege e Nadia Murad, vincitori del Premio Nobel per la Pace. “È impensabile e bizzarro vedere gli Stati Uniti schierarsi con la Russia e la Cina per bloccare gli sforzi per rafforzare la capacità delle Nazioni Unite di affrontare efficacemente lo stupro nei conflitti e per fornire ai sopravvissuti alla violenza sessuale servizi di assistenza alla salute sessuale e riproduttiva. Questa risoluzione riguarda le ragazze rohinga stuprate sistematicamente in Myanmar, le ragazze yazide ridotte in schiavitù dall’ISIS, le ragazze congolesi che accorrono nell’ospedale Panzi in cerca di aiuto medico e che hanno disperatamente bisogno di servizi sanitari completi per la violenza sessuale che hanno subito”, hanno ricordato i due attivisti.
Posizione riecheggiata anche da Jessica Neuwirth, direttrice della ONG The Sisterhood Is Global Institute ed ex Consigliere Speciale sulla Violenza Sessuale dell’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani nel 2010: “È scioccante”, ha detto, “che gli Stati Uniti abbiano voltato le spalle a queste ragazze e messo a repentaglio questa risoluzione del Consiglio di Sicurezza, urgente e necessaria. Le loro azioni minano gli sforzi che furono inizialmente guidati proprio dagli Stati Uniti, e che hanno svolto un ruolo così significativo nella creazione dell’Ufficio del Rappresentante Speciale del Segretario generale sulla Violenza Sessuale nei Conflitti”.