Continuano gli attacchi aerei della coalizione dell’Arabia Saudita sul territorio yemenita, in particolare sulla città di Hudaydah, punto strategico per l’ingresso degli aiuti umanitari nel paese. Sarebbero più di 20 le vittime fino ad ora confermate, decedute durante l’attacco all’ospedale e al mercato del pesce.
Gli attacchi compromettono le già allarmanti condizioni del paese, sul punto di una crisi umanitaria senza precedenti, aggravata da una nuova ondata di colera e dalla distruzione di numerose infrastrutture per l’approvvigionamento dell’acqua, come quelle del distretto di Al-Mina, colpite due giorni fa.
Il direttore esecutivo dell’UNICEF Henrietta Foe ha denunciato gli attacchi contro la popolazione civile e le infrastrutture come “inaccettabili, inumani e in violazione delle basilari norme di guerra”.
È di pochi giorni fa la notizia della distruzione di un convoglio trasportante petrolio e battente bandiera saudita da parte dei ribelli Houthi, appoggiati dall’Iran. Le conseguenze dell’attacco potrebbero avere una portata molto più internazionale, minando una delle rotte principali per il trasporto del petrolio verso l’Europa.
Durante la seduta del Consiglio di Sicurezza di giovedì dedicata alla situazione in Yemen, l’ambasciatrice degli Stati Uniti Nikki Haley ha rimarcato il proprio supporto all’operato dell’inviato speciale per lo Yemen Martin Griffiths, invitando le parti coinvolte nel conflitto a presenziare all’incontro di settembre di Ginevra, per negoziare una tregua. Secondo le parole dell’ambasciatrice, sono da condannare per questi attacchi tanto le milizie Houthi che le forze dell’Iran, che supportano i ribelli fornendo loro le armi.
“L’idea che gli attacchi abbiano quasi colpito le riserve di acqua, con l’epidemia di colera in atto in questo momento, dimostra l’indifferenza che regna nei confronti della popolazione, in un momento in cui sta già soffrendo abbastanza. Inoltre, ancora una volta, rimarchiamo la necessità che Hodeida rimanga aperta, per permettere l’ingresso degli aiuti internazionali. Siamo pienamente d’accordo con l’incontro di Ginevra, anche se riteniamo che avvenga troppo tardi, considerando quello che sta succedendo in questi giorni” ha dichiarato la Haley.
L’inviato speciale Griffiths, durante il rapporto al Consiglio di Sicurezza si è augurato che entrambe le parti coinvolte nel conflitto accettino di partecipare all’incontro di Ginevra, collaborando per una soluzione politica al conflitto, dopo una fase di stallo durata due anni, in cui i tentativi di riappacificazione erano naufragati.
“Abbiamo cercato di evitare la battaglia per il porto della città di Hudaydah e ci stiamo ancora provando. Non permettiamo che i progressi o la mancanza di essi ci impediscano di arrivare a una soluzione politica”.
L’inviato speciale ONU ha inoltre sottolineato quanto siano stati utili i colloqui con le donne yemenite: “Continuo a consultarmi con loro sugli elementi chiavi del processo di pace. Le loro voci sono un promemoria costante che sono le famiglie yemenite a pagare il prezzo di questo conflitto”.
Il Direttore delle Operazioni ONU per il “Office for Coordination of Humanitarian Affairs” John Ging ha definito scioccante la situazione umanitaria in Yemen, arginata solo dall’operato delle poche organizzazione rimaste in Hudaydah.
“ Più di 22 milioni di persone, circa il 75% della popolazione, richiede assistenza umanitaria immediata e protezione. Tre anni di conflitto hanno lasciato 2 milioni di persone senza casa. Ad aggravare la situazione, si aggiunge la peggior epidemia di colera, con oltre un milione di casi confermati”.
Durante lo stake-out a seguito della riunione, l’ambasciatrice britannica Karen Pierce ha dichiarato: “Siamo concordi e uniti nel condannare gli attacchi odierni e quelli al convoglio petrolifero, e siamo uniti nell’invitare le parti impegnate nel conflitto a Ginevra. Ritengo che entrambe debbano fare tutto il necessario per rispettare le norme internazionali di aiuto e proteggere i civili. Ad oggi, solo una parte sta conducendo attacchi nel Mar Rosso”.