Realismo e senso di responsabilità. Nessuna illusione di vittorie facili o di scorciatoie, ma un percorso comune e condiviso. Per la Siria e il suo popolo, dilaniato da anni di conflitto. Il 27 settembre, al Consiglio di Sicurezza ONU sulla situazione in Medio Oriente, Staffan De Mistura, l’inviato speciale per le Nazioni Unite in Siria, è stato chiaro: il governo siriano dovrebbe mostrare interesse esplicito per negoziazioni credibili e localmente inclusive, una calendarizzazione accurata, una nuova costituzione e nuove elezioni sotto la supervisione ONU. E, dall’altra parte, ha chiarito De Mistura, l’opposizione dovrebbe manifestare unità e condivisione di intenti, sollecitando le varie parti a cogliere l’opportunità presentata dall’Arabia Saudita, che si era disponibile a convocare una conferenza per superare le divergenze e voltare pagina.
Le Nazioni Unite, da parte loro, dovranno invece prendersi la responsabilità di convocare il prossimo turno dei colloqui intra-siriani a Ginevra, entro la fine di ottobre o l’inizio di novembre: “Lasciate che avverta entrambe le parti e i loro sostenitori, che non nutrano illusioni di vittorie o scorciatoie”, ha detto l’inviato speciale De Mistura nel suo intervento in Consiglio di Sicurezza. “Non c’è nulla che sostituisca un processo supportato a livello internazionale e basato su un approccio inclusivo e globale, che aiuti anche i siriani a riscoprire un po’ di fiducia e coesione sociale, dopo un conflitto così tanto amaro”, ha dichiarato.

Dello stesso parere anche l’ambasciatrice americana all’ONU, Nikki Haley: “Il popolo siriano rimarrà vulnerabile e in fase di conflitto, senza un processo politico in cui tutti possano partecipare onestamente”. E commentando le azioni di Assad ha aggiunto: “Eppure, il regime siriano si rifiuta di venire al tavolo in buona fede”. Haley ha poi chiarito che, nonostante ci sia stata una diminuzione della violenza nel Paese, “questo non è il momento di diventare compiacenti: se il popolo siriano non vedrà un processo politico funzionante parallelamente ai nostri sforzi di ‘de-escalations’, le violenze riprenderanno. E ogni vittoria contro ISIS sarà soltanto temporanea”. Haley, denunciando, di fatto, il regime, ha elencato le azioni perpetrate contro i civili ai quali sembrerebbe sia negato ancora oggi ogni accesso umanitario: “La Commissione di inchiesta ha riportato che le forze armate siriane continuano a utilizzare armi chimiche contro civili, colpendo principalmente ospedali e personale sanitario”, ha detto. La Siria, del resto, è ormai l’unico tema geopolitico dove l’amministrazione Trump continua a essere platealmente critica nei confronti della Russia. Così Haley ha anche precisato: “I russi affermano di avere un ascendente sul regime siriano e sostengono di voler espandere l’assistenza umanitaria in determinate aree. Eppure, è il loro alleato, Assad, a negare l’assistenza umanitaria a molte persone in difficoltà”.

Intanto, da qui alle prossime settimane, saranno quattro gli obiettivi su cui si concentreranno le consultazioni intra-siriane: un governo transitorio credibile, una nuova Costituzione, elezioni parlamentari libere entro 18 mesi e una guerra condivisa contro il terrorismo nel Paese. A informare il Consiglio di Sicurezza sulla situazione umanitaria, è stato invece il Sottosegretario Generale per gli Affari umanitari ONU, Mark Lowcock, che ha dichiarato: “La Siria continua ad affrontare sfide profonde e difficili. E il popolo siriano rimane intrappolato in un circolo di violenza che deve essere interrotto”. Il numero di persone attualmente stimate rimaste sotto assedio, in dieci località siriane, sono infatti 419.920. Di queste, il 95% sono assediate dal Governo, il 2% da gruppi armati non statali e il 3% da entrambi. “Questi assedi devono finire”, ha dichiarato laconico Lowcock.