Sulla Libia gli obiettivi sono chiari, anche da parte dell’Unione Europea. Nella settimana della 72esima Assemblea Generale alle Nazioni Unite, l’alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’UE Federica Mogherini ha lanciato, da New York, un messaggio chiaro. A margine di un incontro tra i Ministri degli Esteri dei Paesi europei con l’inviato speciale dell’ONU in Libia, Ghassan Salamé, Mogherini ha evidenziato che il fronte libico rappresenti “una massima priorità dell’UE” e che “l’emergenza di oggi sia quella di trovare il modo nell’ambito delle Nazioni Unite di sbloccare la situazione politica, di unire il paese e fargli trovare pace e stabilità, questo è il nostro obiettivo”. Non solo, per Mogherini gli obiettivi collaterali sono “collegati alla situazione dei flussi migratori, ad esempio il lavoro con Oim e UNHCR, per garantire condizioni di vita decenti ai migranti che in questo momento sono dentro il Paese”. Migranti che si trovano intrappolati in campi che, secondo la stessa Rappresentante UE, “dovranno essere chiusi e sostituiti con altri gestiti con standard internazionali”. Ciò che non è chiaro sulla stabilizzazione politica e umanitaria in Libia, però, sono i tempi. Perché se il Ministro Angelino Alfano, al mattino di lunedì 18 settembre, dal Palazzo di Vetro aveva apertamente ammesso che “l’Italia fa parte dell’ONU ma non è l’ONU, quindi non dipende solo da noi”, la Rappresentante UE Mogherini a una domanda della Voce di New York ha risposto difendendo il lavoro fatto dall’Unione Europea: “Abbiamo già iniziato lo scorso dicembre un progetto di sostegno alle località municipali con servizi sanitari e con un progetto di finanziamento a Iom e UNHCR, per permettere che si iniziasse ad avere accesso umanitario in Libia per aiutare i migranti: questo è ciò che sta facendo l’Unione Europea, spero e mi auguro che la comunità internazionale sostenga questa volontà”.
La riunione a cui Federica Mogherini ha partecipato lunedì 18 settembre a New York ha seguito la falsariga tracciata dall’incontro di Londra del 14 settembre. E ha visto tra i protagonisti il Ministro Alfano, che ha tenuto a ribadire i punti fermi della posizione italiana sulla Libia. In particolare, Alfano ha evidenziato l’esigenza di una “reductio ad unum” delle varie e scoordinate iniziative intraprese dalla comunità internazionale e la necessità di un unico negoziato sotto la bandiera della Nazioni Unite e con la guida di Salamé: “Questo è il momento opportuno perché il popolo libico concordi i necessari emendamenti all’Accordo Politico, al fine di favorire un dialogo politico più inclusivo”, ha detto il Ministro degli Esteri, evidenziando: “Non c’è solo un est e un ovest, Tripoli e Tobruk, ma c’è anche Misurata e il sud e, se non si comprende questo, l’intero processo potrebbe fallire”. Il titolare della Farnesina ha altresì evidenziato che “è imprescindibile avere una visione complessiva della Libia se si vuole arrivare a una stabilizzazione del Paese e tale visione deve essere decisa dal popolo libico”. Il ministro Alfano ha concluso il suo intervento con un invito rivolto all’Unione Europea affinché “dia il suo contributo nella gestione dei flussi migratori”, confermando che “da parte italiana si continuerà a dare la massima attenzione alla protezione a assistenza dei rifugianti e dei migranti” e ribadendo che “non ci può essere un compromesso sui diritti umani”.