Venerdì mattina gli Stati membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno approvato all’unanimità la risoluzione italo-francese n.2347, che si avvale dell’importante contributo tecnico dell’Arma dei Carabinieri, dedicata esclusivamente alla tutela del patrimonio culturale a rischio nelle situazioni di conflitto armato.
L’adozione della risoluzione n.2347 testimonia la piena mobilitazione della comunità internazionale al massimo livello. Essa incoraggia gli Stati a cooperare e a rafforzare le modalità operative messe in atto dalle precedenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza; inoltre, menziona i principali risultati operativi della Conferenza Internazionale di Abu Dhabi sulla protezione del patrimonio culturale in via di estinzione in conformità con il diritto internazionale.
L’oggetto della discussione non era assente nei testi precedenti adottati dal Consiglio, ma era stato affrontato in modo marginale, rivolgendo l’attenzione solo a determinati territori, soprattutto in termini di lotta al terrorismo. Esempi sono la risoluzione n.1267, che chiede il rispetto del patrimonio culturale e storico dell’Afghanistan, o la risoluzione n.2199, adottata nel 2015, che condanna la distruzione del patrimonio culturale iracheno e siriano, commessi in particolare da Daesh e dal Fronte al-Nuṣra.
A seguito del dibattito del Consiglio di Sicurezza sulla risoluzione, erano presenti allo stake out Audrey Azoulay, ministro della Cultura e della Comunicazione francese, Vincenzo Amendola per l’Italia, sottosegretario agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale, e Irina Bokova, direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO).
Azoulay ha dichiarato: “La tutela del patrimonio è una questione di civiltà, una questione etica che ci unisce nella diversità della nostra appartenenza. Ma è anche un problema di sicurezza poiché durante il conflitto, il traffico illecito di beni culturali saccheggiati finanzia le reti terroristiche, rappresentando un fattore di sviluppo dei conflitti armati. Anche al momento di ripristino della pace, il patrimonio gioca un ruolo di importanza maggiore, in quanto fattore di resilienza e di raduno delle popolazioni maltrattate. Per queste ragioni, è necessario che la comunità internazionale si mobiliti”. Il ministro della Cultura e della Comunicazione francese ha poi voluto elogiare l’importante ruolo dell’UNESCO nella tutela del patrimonio e nella promozione della diversità culturale come strumento di pace e come coscienza morale dell’umanità per ricordare che la cultura collega le persone alla loro storia e al loro territorio.

In merito alla nostra domanda (vedi video sopra al minuto 9:18) sulle modalità di utilizzo delle risorse, come rassicurare che queste non vengano sottratte a quelle già scarse per la protezione della popolazione civile, Azoulay ha risposto (: “Non ritengo sia giusto opporre il tema della protezione della popolazione civile a quella del patrimonio culturale. Sono entrambi molto importanti e in realtà stiamo cercando nuove risorse per proteggere il patrimonio culturale mondiale. La conferenza tenuta ad Abu Dhabi lo scorso dicembre ha portato a due conclusioni principali: una di queste è stata la creazione di un fondo internazionale con l’obiettivo di finanziare operazioni di tutela del patrimonio culturale. A tale scopo, lo scorso lunedì si è tenuta al Louvre una prima conferenza che ha permesso di raccogliere circa 75 milioni di dollari (molti provenienti da donatori statunitensi). Dunque, i due temi fanno parte di un unico discorso che mira alla creazione di un futuro possibile per le popolazioni di tutto il mondo”.

“Credo che il 2347 sarà un numero che ricorderemo a lungo”, ha dichiarato Amendola, ringraziando il ministro Azoulay, il governo francese e il governo italiano per il lavoro fatto insieme. “Questa risoluzione è storica perché per la prima volta, la difesa dei beni culturali diventa un elemento nella risoluzione dei conflitti nella lotta al terrorismo. Precedentemente erano state adottate altre risoluzioni mediante il lavoro dell’UNESCO, ma questo mai era diventato un tema centrale nel processo di peace building e soprattutto di contrasto al terrorismo da parte delle Nazioni Unite. Colpire i gruppi che trafficano nei beni culturali significa colpire una fonte di risorse per le organizzazioni, significa colpire la loro possibilità di avviare operazioni militari e di estendersi sul territorio, ma significa anche colpire quella loro cultura totalitaria per cui cancellare i beni culturali che provengono dalla storia, dalla religione e dalle culture stratificate nei secoli è per loro un grande messaggio di conquista territoriale”.
Amendola ha spiegato che la risoluzione non costituisce un obbligo morale, ma semplicemente un obbligo a rispettare l’identità e la ricchezza di quei paesi mediterranei e mediorientali che vengono deprivati dalle organizzazioni terroristiche delle loro certezze relative a un patrimonio storico-culturale stratificato nella storia.
“Uno dei co-sponsor di questa operazione è l’Iraq. La comunità internazionale è chiamata a raccogliere fondi per la ricostruzione del paese. Se noi difendiamo il loro patrimonio culturale oggi, avremo meno difficoltà nel trovare fondi per la ricostruzione del paese in un prossimo futuro, perché la storia millenaria dei paesi del Medio Oriente è una delle più grandi ricchezze. L’impiego dei carabinieri costringerà molti altri stati a cooperare in un campo in cui noi siamo all’avanguardia”, ha concluso il sottosegretario.

“Per noi dell’UNESCO è molto chiaro che la tutela del patrimonio rappresenta il miglior modo per creare resilienza nelle società, per riconoscere il passato, ma anche per guardare al futuro, in quanto strettamente legato al concetto di identità – ha spiegato il direttore generale dell’UNESCO Irina Bokova – Senza il rispetto dell’identità dei popoli, non possiamo ottenere pace né riconciliazione o ancora sperare nel futuro. Ringrazio ancora l’Italia e la Francia per la loro leadership in questo momento storico di grande importanza”.
Come già menzionato, l’arma dei Carabinieri è stata scelta come prima forza di polizia a ordinamento militare al mondo specializzata nella protezione del patrimonio storico, artistico e dei beni culturali, grazie alla sua notevole esperienza in tale ambito. Il generale Fabrizio Parrulli è stato invitato a prendere parte agli interventi tecnici preparatori alla votazione della risoluzione, illustrando i rischi del fenomeno e le potenzialità di contrasto dell’arma nel settore.

A noi della Voce, il generale dei carabinieri Parrulli ha spiegato i motivi che hanno portato le Nazioni Unite a scegliere i cosiddetti Caschi Blu della Cultura: “Nel 1969 i Carabinieri hanno pensato con grande lungimiranza, insieme a chi governava all’epoca il paese, di creare nell’ambito della nostra organizzazione un’unità specializzata per la tutela del patrimonio culturale, creata tra l’altro un anno prima del provvedimento adottato dall’UNESCO che raccomandava ai vari Stati membri di dotarsi di unità specializzate all’interno delle forze di polizia dedicate a questo settore. In circa 50 anni i Carabinieri hanno acquisito una grande esperienza a livello internazionale, hanno intessuto relazioni con tantissime forze di polizia in giro per il mondo e hanno sviluppato una capacità investigativa e di penetrazione ineguagliabile all’estero e sul territorio nazionale”.
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