Per la quinta volta la Brigata di cavalleria “Pozzuolo del Friuli” è in attività in Libano. Furono proprio i militari della Pozzuolo, di stanza in Friuli Venezia Giulia, ad aprire ed avviare la missione Leonte nel 2006, per poi tornarci nel 2008/2009, 2010/2011 e nel 2013.
Dalla base “Millevoi” di Shama, dove ha sede il comando del Sector West di UNIFIL, la Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite, il generale di brigata Ugo Cillo racconta l’attività della Brigata di cavalleria nella terra dei cedri
Il comandante del Settore Ovest e della Joint Task Force italiana in Libano (JTF-L) spiega, inoltre, cosa rappresenta per la Pozzuolo l’inserimento nella Capacità Nazionale di Proiezione dal Mare.
Generale Cillo, può tracciare un bilancio in merito all’attività operativa che vede impegnata, dal 17 ottobre scorso, la Brigata Pozzuolo del Friuli in Libano?
“Il bilancio preferirei tracciarlo al termine del nostro mandato, il quinto in Libano. La “Pozzuolo del Friuli” fu la prima Grande Unità dell’Esercito ad aprire, nel 2006, l’operazione “Leonte” con allora al comando il generale Paolo Gerometta. Io ero il comandante del Battaglione Lagunari inquadrato in ITALBATT1 nella base di Maraka a pochi chilometri da Tiro. Lo scorso 9 novembre abbiamo celebrato il decennale dell’operazione ricordando, a margine dell’alzabandiera, quei momenti ed in particolare quando a Tibnin, allora sede del quartier generale del Sector West di UNIFIL, il generale Gerometta assumeva il comando del settore ricevendo le consegne dal contrammiraglio Claudio Confessore, comandante della Joint landing Force-Lebanon.
Nel primo mese abbiamo effettuato 1500 attività operative delle quali, 122 con le Forze Armate libanesi e i nostri sanitari, attraverso gli ambulatori mobili, hanno visitato oltre 811 cittadini libanesi. Solo di attività di cooperazione civile e militare ne abbiamo realizzate oltre 60.
Tutte le attività che, continuamente, sia di giorno sia di notte, vengono svolte dal personale alle mie dipendenze, sono incentrate sul garantire sicurezza, rispetto del cessate il fuoco e stabilità all’area.
I rapporti con la popolazione sono eccellenti e la dimostrazione è quotidiana, non solo nel corso dei miei incontri con le autorità e le realtà sociali sul territorio, ma anche da quanto mi viene riportato dai miei comandanti a tutti i livelli.
Qualche giorno fa ci siamo raccolti in preghiera, nella cappella della base “Millevoi” di Shama, per le popolazioni del centro Italia colpite dal terremoto e per le vittime della recente valanga che ha travolto l’hotel. La funzione religiosa è stata officiata dal padre maronita Youssef Naddaf della municipalità di Dibel, e alla funzione hanno voluto partecipare anche cittadini della municipalità per sottolineare la loro vicinanza a noi e al popolo italiano”.
Come sta contribuendo il contingente nazionale alla sicurezza e alla stabilità del Libano?
“Operando con trasparenza, imparzialità e nell’integrale aderenza al mandato delle Nazioni Unite. Il contingente italiano è impegnato da oltre dieci anni in questa missione con un importante contributo in uomini e mezzi e la testimonianza più autorevole della nostra professionalità e della serietà dei nostri intenti è costituita anche dal fatto che ben tre generali italiani hanno ricoperto l’incarico di Force Commander di Unifil, il generale Claudio Graziano attuale Capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Serra e il generale Portolano.
Un altro dato importante è dato dal fatto che dall’inizio della così detta UNIFIL 2, nel Libano del sud non si sono registrati incidenti di particolare rilevanza e la presenza dei caschi blu è sempre più apprezzata dalla popolazione. Il generale Graziano ha avviato gli incontri tripartito (Tripartite meeting) che ad oggi costituiscono un efficace strumento, al quale hanno aderito le parti (Israele e Libano) per risolvere delicati aspetti relativi alla sicurezza attraverso un’opera di mediazione da parte dei rappresentanti di Unifil ed in particolare del Force Commander. Quello attuale è il generale irlandese Michael Beary.
Questi incontri hanno cadenza mensile e vengono svolti in una base affidata al contingente italiano che si occupa anche di garantire la sicurezza nel corso dei meeting.
Lo scopo della nostra presenza è quello di ripristinare la necessaria stabilità e sicurezza, cosa che facciamo con un interrotto controllo del territorio attraverso pattugliamenti e posti di osservazione diurni e notturni. Anche attraverso il costante contatto con le autorità civili, militari e religiose presenti in tutto il Sector West e alle attività di cooperazione civile e militare (CIMIC).
Tutti i nostri sforzi hanno un unico obiettivo: che gli abitanti del Libano del sud possano ritornare a condizioni di normalità cui hanno diritto”.

Quali sono esigenze che le autorità locali vi sottopongono?
“I rapporti con le autorità locali sono costanti e io stesso incontro le più alte cariche presenti nel mio settore, con le quali mi confronto per agevolare l’applicazione e il rispetto della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Ultimamente ho incontrato tutti i leader religiosi del Libano del sud: il Mufti Sciita di Tiro Sheik Hassan Abdallah, il Mufti Sunnita Midrar Saad Eldin Habbal, l’Arcivescovo Maronita Skukrallah Nabil Al Haje, il Vescovo Greco Cattolico Mikhael El Abrass.
Le esigenze che ci vengono rappresentate sono soprattutto di carattere infrastrutturale: rifacimento di strade, illuminazione pubblica, ristrutturazione di edifici pubblici nei piccoli comuni. Le richieste sono vagliate dalla Cellula di cooperazione civile e militare, formata da tecnici e specialisti del Cimic Group South di Motta di Livenza e da ingegneri civili provenienti della Riserva Selezionata dell’Esercito.
Nella valutazione e risposta si attua sempre un approccio equilibrato e coerente nella gestione degli interventi. Tutti i progetti sono realizzati d’intesa con le autorità locali rispecchiando un giusto bilanciamento tra le diverse esigenze.
Per fare un esempio delle attività che abbiamo realizzato, proprio qualche settimana fa abbiamo terminato i lavori per il rifacimento della sala operativa del Comando del South Litani Sector delle Forze Armate libanesi. Una struttura che gli consentirà di gestire le emergenze e coordinare le attività. Le LAF hanno potenziato lo schieramento nel Libano del sud contribuendo fattivamente al rispetto della Risoluzione 1701 garantendo che l’area di operazioni sia libera da personale armato.
A Dayr Qanun abbiamo realizzato un’aula d’informatica a favore della scuola pubblica della municipalità, anche grazie a dieci work station donati al Contingente italiano dal Comune di Udine. All’ospedale di Tiro, invece, sempre grazie al capoluogo friulano e nello specifico all’Azienda Ospedaliero Universitaria Santa Maria della Misericordia, al Rotary Club di Aquileia e all’Associazione Internazionale Regina Elena onlus, abbiamo consegnato strumentazione medica e attrezzatura sanitaria. Questo materiale consentirà al nosocomio libanese di rinnovare alcuni settori della struttura sanitaria.
Lo scorso 14 gennaio abbiamo inaugurato un progetto per l’illuminazione pubblica a Marwahim dove sono stati installati 18 lampioni fotovoltaici, il giorno successivo un muro di contenimento di una strada principale nella municipalità di Al Qawzah. A Tiro al comando del South Litani Sector i nostri specialisti CIMIC hanno terminato e consegnato la sala operativa, per la gestione delle emergenze, che servirà al più importante comando delle LAF nel Libano del sud a ottimizzare le proprie attività di coordinamento”.
I corsi portati avanti dai militari italiani a favore dell’esercito libanese quanto incidono sulla sinergia tra i Caschi blu di UNIFIL e le Forze Armate libanesi (LAF)?
Le attività di addestramento congiunte con le Forze Armate libanesi vengono effettuate secondo quanto sancito dalla Risoluzione 1701. Si tratta di attività che permettono alle LAF di aumentare e incrementare le capacità operative del personale che opera soprattutto nel Libano del Sud al fianco dei caschi blu per il controllo del territorio. Questi corsi vanno dai corsi di italiano a quelli di difesa personale, questi ultimi condotti dai nostri istruttori di MCM (Metodo di combattimento militare) consentendo ai militari delle LAF di acquisire quelle tecniche di difesa per svolgere al meglio i loro compiti istituzionali, ricordo che le LAF hanno anche funzioni di polizia. Tutte queste attività, ovviamente, creano sinergia e, nel rispetto dei ruoli, collaborazione per lo svolgimento ottimale delle attività sul territorio.
La Brigata, dal 2006, è inserita nella Capacità Nazionale di Proiezione dal Mare. Cosa comporta questa configurazione? C’è stata una modifica nell’addestramento?
La Brigata di Cavalleria è la Grande Unità dell’Esercito interessata allo sviluppo della capacità Nazionale di Proiezione dal mare. Oltre al reggimento Lagunari, al quale è affidata anche la funzione di addestramento e qualificazione anfibia per i reparti della Forza Armata, sono inseriti nel progetto unità di altre Armi dell’Esercito in grado di conferire capacità specialistiche alla componente anfibia. Si tratta di unità appartenenti ad altri reggimenti della Brigata di Cavalleria in grado di fornire capacità esplorante, di sminamento di tratti costieri, supporto di fuoco e supporto allo schieramento.
Il personale che entra a far parte di questo bacino deve superare un corso di qualificazione anfibia che viene svolto a Venezia nella sede del reggimento Lagunari e che comporta il superamento di prove di resistenza fisica ed acquaticità che richiedono un’adeguata preparazione fisica. I militari che non superano tali prove non possono far parte del progetto e della capacità nazionale di proiezione dal mare.
La Capacità di Proiezione dal Mare che tipo di operazioni consente di condurre?
Consente di condurre principalmente cinque tipi di operazioni: assalto anfibio, dimostrazione anfibia, ripiegamento anfibio, raid anfibio e operazioni fluviali anche dette “riverine”.
L’assalto anfibio consiste nel proiettare una forza dal mare sulla terra ferma con lo scopo di effettuare in seguito altre operazioni. Il raid anfibio consiste, invece, in un assalto anfibio con un ripiegamento programmato via mare, generalmente ha una durata di tempo limitata. Il ripiegamento consiste nell’estrazione di una forza via mare. La dimostrazione anfibia in attività è volta a indurre l’avversario a credere che sia imminente un’operazione anfibia. Le operazioni fluviali, concettualizzate in tempi recenti, consistono nell’effettuare il controllo del territorio e di corsi d’acqua sfruttandoli come vie di facilitazione. La Brigata di cavalleria, nel suo interno, concentra tutte le forze e relativi supporti per sviluppare tali attività.
Dal 24 ottobre 2015 lei è il 79° comandante della Pozzuolo. Cosa ha rappresentato per lei assumere il Comando di questa Brigata?
Per un Ufficiale assumere un incarico di Comando è un grande impegno foriero di responsabilità ma è anche un grande onore. Personalmente ho ricoperto tutti gli incarichi di comando previsti nell’iter professionale, da quello di Plotone a quello di Compagnia, da quello di battaglione a quello di comandante del reggimento Lagunari “Serenissima”.
Assumere il comando della Brigata e, per di più, quella nella quale è inquadrato il reggimento Lagunari è stato un vero onore e ringrazio il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito per avermi concesso questo privilegio.
La “Pozzuolo del Friuli” è una Grande Unità pluriarma dell’Esercito in grado di esercitare la funzione di Comando e Controllo su una combinazione di un reggimento di manovra, di supporto al combattimento, di sostegno logistico, al fine di operare in qualsiasi ambiente operativo.
La Brigata è pertanto composta da: reggimento Lagunari, reggimento “Genova Cavalleria” (4°), reggimento Logistico “Pozzuolo del Friuli”, 3° reggimento Genio Guastatori, reggimento Artiglieria a Cavallo e Reparto comando e supporti tattici “Pozzuolo del Friuli”.
La “Pozzuolo del Friuli” è una realtà molto apprezzata e fortemente legata al Friuli Venezia Giulia ed in particolare all’Isontino. Fin dai primi giorni ho avvertito questo legame e la vicinanza e attenzione delle autorità locali e della stessa popolazione che, in ogni circostanza, ha sempre dimostrato rispetto e vicinanza alle tradizioni, alla storia e al ruolo istituzionale che la Brigata e i suoi reggimenti e reparti sono chiamati a svolgere sul territorio nazionale e all’estero. Lo dimostrano anche le numerose richieste che gli enti locali presentano al nostro Comando per coinvolgerci in iniziative di carattere storico, culturale e promozionale. Per il Centenario della presa di Gorizia, il Comune, nella persona del Sindaco Ettore Romoli, ha chiesto la collaborazione dello Stato maggiore dell’Esercito che, per tramite della nostra Brigata, ha organizzato una serie di eventi per l’importante anniversario. Collaboriamo, inoltre, con il mondo dell’Università ed in particolare con gli atenei di Udine e Trieste”.