Il 13 febbraio scorso, nel Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York, si è aperto il dibattito in Consiglio di Sicurezza, presieduto dal Ministro degli Esteri ucraino Klimkin, sulla protezione delle infrastrutture critiche contro gli attacchi terroristici. Il capo di gabinetto Maria Luiza Viotti ha parlato a nome del Segretario Generale António Guterres, puntando l’attenzione sulla minaccia sempre più complessa rappresentata dalle organizzazioni terroristiche, dal momento che esse proliferano e cercano modi innovativi per pianificare ed eseguire attacchi informatici e fisici di tutto il mondo.
Le infrastrutture critiche sono particolarmente vulnerabili, compresi gli impianti e le reti energetiche; i trasporti aerei, terrestri e marittimi; i servizi bancari e finanziari; la fornitura d’acqua; la distribuzione alimentare, la salute pubblica e altri servizi che rappresentano la spina dorsale delle società moderne. Le reti di infrastrutture e sistemi, che in precedenza funzionavano in modo indipendente, sono diventati interconnessi attraverso i progressi della comunicazione e della tecnologia dell’informazione. Un attacco a un settore può influenzare tutti gli altri, provocando notevoli disagi.
Il Comitato Esecutivo Anti-terrorismo ha riconosciuto la gravità dei pericoli di Da’esh e di altri gruppi decisi a compiere tali attacchi. Inoltre, dal momento che molti di queste reti operano in ambito transnazionale, un eventuale attacco terroristico contro di loro potrebbe avere implicazioni regionali e globali.
“La natura transnazionale del terrorismo richiede una risposta coordinata di tutti gli stati e gli attori della comunità internazionale. Tuttavia, dobbiamo ammettere che la cooperazione internazionale contro il terrorismo è stata limitata, in particolare nel settore delle infrastrutture critiche. Strategicamente, questo significa che la comunità internazionale ha bisogno di unirsi e di essere più creativa, reattiva ed efficace, anche attraverso lo sviluppo di forti partnership pubblico-privato”, si leggeva nel messaggio di Guterres.
Anche il sottosegretario agli Affari Esteri Vincenzo Amendola ha partecipato al dibattito, votando favorevolmente la risoluzione ONU sul tema. Secondo quanto dichiarato dall’esponente del governo italiano, per il nostro paese è necessario che gli Stati membri, così come il mondo degli affari e della società civile, cooperino per concentrare le loro attenzioni sul tema della protezione delle infrastrutture critiche.
“Lo scorso anno, con gli attentati di Bruxelles e Istanbul, i terroristi hanno dimostrato come il nostro modo di vivere possa essere alterato quando vengono colpite infrastrutture essenziali, quali gli aeroporti. Un altro esempio significativo di minaccia contro infrastrutture critiche è quella portata da Da’esh alla Diga di Mossul, in Iraq”. Questi sono solo esempi, ma il loro impatto dimostra quanto sia importante per la comunità internazionale agire rapidamente per contrastare questa minaccia transnazionale.
In questa fase di affari globali, l’ONU ha un ruolo preponderante nel riconoscere il dialogo e la cooperazione internazionale come elementi chiave per la protezione delle infrastrutture critiche.
“Dal momento che riconosciamo la sempre più crescente interdipendenza di oleodotti, reti elettriche, ferrovie, banche, ospedali e di molte altre infrastrutture, tra cui i nostri governi nel loro insieme, dobbiamo identificare quali di questi bersagli sono effettivamente critici; rafforzare le sinergie transnazionali per prevenire e mitigare gli attacchi terroristici; e rispondere rapidamente alle minacce”, ha osservato Amendola. Quest’ultimo ha poi spiegato che l’Italia è pronta a sostenere un rafforzamento del ruolo delle Nazioni Unite per identificare e diffondere le best practice per la protezione di queste infrastrutture, valutare le esigenze degli Stati membri, agire attraverso le agenzie specializzate, incoraggiare la cooperazione e sensibilizzare sull’importanza di risposte coordinate.
Inoltre, un elemento chiave della partnership è, secondo Amendola, lo scambio di informazioni. “Dobbiamo unire le forze e per questo favoriamo un ruolo attivo delle Nazioni Unite in tale settore, nel pieno rispetto della sovranità e delle prerogative nazionali. L’Unione Europea, che è molto avanzata in questo approccio, può sicuramente offrire un valido contributo a questo esercizio”, ha spiegato il membro del governo Gentiloni.
Ricordiamo come i soldati italiani siano impegnati in Iraq per la protezione della diga di Mosul, minacciata da possibili attacchi terroristici dell’ISIS.
In giornata, Amendola ha incontrato i Rappresentanti Permanenti dei Paesi membri del Gruppo Arabo e il Rappresentante Permanente dell’Iraq, a testimonianza che l’Italia, come affermato dallo stesso ministro Alfano in occasione del suo primo discorso in Consiglio di Sicurezza lo scorso 10 gennaio, “porta all’interno del consiglio la sua naturale capacità di costruire ponti tra le sponde del Mediterraneo”.