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“Stiamo iniziando a notare un crescente consenso tra le parti. Il 2017 dev’essere un anno di decisioni e di svolta politica”, ha dichiarato mercoledì al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite Martin Kobler, inviato speciale per la Libia.
Come il diplomatico tedesco inviato speciale dell’ONU per il paese Nord africano sconvolto dalla guerra civile ha osservato, il 2016 è stato dedicato al tentativo di attuare l’accordo e al ristabilimento dell’autorità statale in tutto il paese. Nonostante alcune conquiste significative, “i libici non sono in grado di affrontare le cause profonde delle divisioni”, ha ammonito Kobler, sottolineando la necessità di prendere importanti provvedimenti riguardanti eventuali modifiche all’accordo politico, la formazione dell’esercito e i modi migliori per utilizzare i ricavi da esportazioni di petrolio e gas, con l’intento di porre fine alla terribile situazione umanitaria che domina il paese.
Kobler ha spiegato che molti incontri hanno avuto luogo per discutere le modifiche all’accordo, compresa la questione del Comandante Supremo dell’Esercito, oltre alla futura formazione e al ruolo del Consiglio di Presidenza.
Sul fronte della sicurezza, ha aggiunto che il gruppo terroristico dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL/Da’esh), che un anno fa si stava espandendo in Libia, al momento non controlla più il territorio. Tuttavia, la minaccia è ancora in atto e la lotta al terrorismo è tutt’altro che finita.
“I confini del paese rimangono porosi. I terroristi, i trafficanti di esseri umani e di armi e le bande criminali continuano a sfruttare il vuoto di sicurezza”, ha osservato, accogliendo l’iniziativa degli Stati confinanti di formare un gruppo di esperti per sviluppare raccomandazioni su come migliorare la sicurezza dei confini regionali.
Per quanto riguarda l’economia e la finanza, Kobler ha dichiarato che, nonostante le sue ricchezze e le abbondanti risorse naturali, nel corso degli ultimi anni il paese ha assistito a un deterioramento delle condizioni di vita e dei servizi pubblici. Tuttavia, la produzione di petrolio è aumentata, raggiungendo oltre 700.000 barili al giorno, ed è stato calcolato per il 2017 un bilancio pari a 37,5 miliardi di dinari libici (circa 26 miliardi di dollari).
Kobler ha poi espresso preoccupazione per le violazioni dei diritti umani contro i migranti, in particolare quelli nei centri di detenzione.
“Capisco le preoccupazioni dell’Europa, ma in questa fase i migranti non possono essere rimpatriati in Libia. Il rimpatrio non è una soluzione praticabile per via delle condizioni umanitarie nel paese” ha detto il rappresentante speciale dell’Onu, Martin Kobler, poi rispondendo alle domande dei giornalisti fuori dal Consiglio di Sicurezza (vedi video in basso). “Capisco le preoccupazioni degli europei – ha insistito Kobler – ma il vero problema è affrontare alla radice le cause che spingono la gente a lasciare i paesi di origine”. Per Kobler, in questo senso, “la Libia è vittima delle migrazioni così come l’Europa”.
Nel mese di gennaio, si è tenuto a Malta un seminario con esperti libici e attivisti, allo scopo di stabilire una tabella di marcia per la riconciliazione nazionale. “È necessario intraprendere un percorso per guarire le ferite di anni di conflitti e di oppressione”, ha dichiarato Kobler. “Sono fiducioso che, con le giuste decisioni e con azioni coraggiose, assisteremo a un’importante svolta politica, che possa mettere la Libia sulla via della pace, della prosperità e della stabilità”, ha quindi concluso Kobler il suo intervento.
L’Italia, che ricordiamo da un mese siede al Consiglio di Sicurezza, ha rivolto agli altri quattordici paesi del CdS un appello per uno sforzo comune a sostegno delle autorità libiche nel contrasto alle organizzazioni criminali dedite al traffico di migranti. L’ambasciatore Sebastiano Cardi ha ricordato l’accordo bilaterale che il primo ministro Paolo Gentiloni ha firmato a Roma la scorsa settimana con il premier libico al Sarraj, e ricordato la recente riapertura della nostra Ambasciata a Tripoli. Poi l’Italia ha anche riaffermato la vicinanza a tutto il popolo libico, che si esprime anche attraverso costanti contatti con il territorio non controllato da Tripoli – come la recente missione dell’ambasciatore Giuseppe Perrone a Tobruk.
Nonostante le buone intenzioni dell’inviato speciale dell’ONU, per la Libia resta intatto l’ostacolo posto dagli “interessi non convergenti” all’interno del Consiglio di Sicurezza, soprattutto tra Russia e Italia (con gli Stati Uniti di Trump per ora alla finestra), riguardo all’appoggio del futuro governo per la Libia. Infatti, come abbiamo già riportato su questo giornale, mentre l’Italia ha riaperto la sua ambasciata a Tripoli (unico paese occidentale ad averlo fatto) e fa di tutto per sostenere il governo di coalizione di Al Serraj, considerato legittimo dall’ONU, la Russia – e lo ha fatto anche proprio nel giorno in cui il ministro degli Esteri Angelino Alfano parlava il mese scorso al Consiglio di Sicurezza dell’ONU – continua a dare dimostrazioni di voler sostenere la causa del generale Haftar, che con un formidabile esercito (finanziato dall’Egitto) ai suoi ordini ancora si oppone al governo di Tripoli. Considerando che gli altri paesi occidentali (Francia-GB e ora USA di Trump) non hanno la stessa convinzione nei confronti del governo di Tripoli riguardo al fatto che questo possa farcela a riunire il paese, ecco che i buoni auspici di Kobler sembrano non trovare finora conferma su chi comanda sul terreno. Gli europei stanno tentando una intesa con Mosca per far riavvicinare Haftar a Tripoli, ma intanto il Cremlino ha trovato al centro del Mediterraneo un partner con il quale sconvolgere i piani dell’Italia e dell’Europa sulla Libya. Si metteranno d’accordo? Chiunque controlli importanti pezzi di territorio, soprattutto se si affacciano sulla costa libica, potrebbe anche condizionare le prossime e delicate elezioni in Europa (Olanda, Francia, Germania) spingendo nuove ondate di migranti sul Canale di Sicilia, alimentando la crisi sempre più destabilizzante per l’UE. Il mazzo delle carte da distribuire, anche nel cuore del Mediterraneo, sembra ancora una volta nelle mani di Vladimir Putin (Vedere aggiornamento in basso).
AGGIORNAMENTO: Il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres ha “licenziato” Martin Kobler, per sostituirlo con l’ex premier palestinese Salam Fayyad. La mossa non tanto a sorpresa di Guterres (Kobler avrebbe dovuto avere rinnovato il suo mandato ad aprile, quindi decade alla scadenza) sarebbe stata guidata dal Consiglio di Sicurezza per cercare di riavvicinare le posizioni dei paesi europei (vedi Italia) con la Russia. Continueremo a seguire la vicenda libica al Palazzo di Vetro dell’ONU.