Contestando l’antinomia – radicata nel pensiero occidentale fin dall’epoca romana e difesa soprattutto da Cartesio e Kant – tra natura trascendente della persona e natura oggettiva della cosa, Roberto Esposito, docente di Filosofia Teoretica presso la Scuola Normale Superiore, difende il valore ontologico del corpo come essenziale luogo di transito fra cosa e persona. La categoria giuridica di quest’ultima, in particolare, subisce nel suo libro Le persone e le cose (Einaudi 2014) una sistematica decostruzione critica, alla luce di un’estesa riflessione sul corpo e sulle sue evoluzioni moderne in regime di biotecnologia e biopolitica: elemento che non si possiede ma si esiste, il corpo svela così il suo potere di reintegrazione simbolica e materiale, superando l’originale dicotomia nel segno di un’inclusione filosofica, civile e politica. L’intervista è di Dalila Colucci, dottoranda in studi italiani ad Harvard.