Venerdì 23 settembre il Consolato italiano di New York di Park Avenue è stato riempito da una folla di italiani arrivati da tutte le parti della città per salutare il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni dopo una settimana di permanenza in occasione della settantunesima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite,
Oltre alla partecipazione al dibattito ufficiale organizzato dall’ONU al Palazzo di Vetro sono stati tanti gli eventi seguiti ed organizzati dalla Missione italiana, grazie ai quali il nostro paese ha dimostrato di porsi in prima linea per tematiche scottanti quali la lotta per l’abolizione della pena di morte, l’importanza della preservazione del patrimonio culturale o gli aiuti e la gestione della crisi migratoria. Giovedì 22, poi, Gentiloni ha tenuto una speciale conferenza stampa per i giornalisti italiani dominata dalla questione della Libia. Il ministro ha riconfermato l’appoggio dato al governo di al-Sarraj, considerato l’unico legittimo, ed ha invitato i paesi coinvolti nella situazione a concordare una migliore organizzazione dal punto di vista militare. A proposito dei due connazionali recentemente rapiti in Libia, Gentiloni non ha fornito alcun aggiornamento ed ha affermato: “Al ministero non risulta alcuna notizia riguardo ad un possibile coinvolgimento di al-Qaeda”.
Venerdì, noi de La Voce eravamo presenti al Consolato e abbiamo assistito all’ultimo discorso “americano” del ministro. Un intervento allegro e ottimista in cui è stato ricordato il forte legame che unisce l’Italia agli Stati Uniti. “Tenere alto il nome dell’Italia in America, e in particolare a New York è una cosa bellissima” ha affermato Gentiloni, augurandosi che la magnifica collaborazione tra i due paesi possa proseguire in futuro e andare sempre a migliorare. Gentiloni ha quindi ricordato la visita di Stato che il premier Matteo Renzi farà alla Casa Bianca il 18 ottobre, un segnale importante e dato appunto dall’uscente amministrazione di Barack Obama per sottolineare l’importanza dei rapporti tra Stati Uniti e Italia. Ma ad un certo punto, proprio alla fine del suo discorso in consolato, Gentiloni ha espresso anche i suoi timori per il responso elettorale del prossimo 8 novembre, quando la situazione politica americana potrebbe cambiare notevolmente in occasione delle elezioni presidenziali che decideranno il successore di Obama. In modo per nulla velato, Gentiloni ha fatto gli scongiuri contro la prospettiva che possa essere eletto il candidato repubblicano Donald Trump, senza mai pronunciarne il nome ma facendolo capire inviando ai presenti un messaggio, forte e chiaro al microfono, affinché tutti sentissero: “Forza Hillary!”. Nessuno dei presenti ci è sembrato obiettare, ma forse qualcuno avrà anche pensato: e se poi vincesse Trump? Che ne sarà dei rapporti tra Italia e Stati Uniti?