Ancora una volta il nostro paese si pone in prima linea per la preservazione del patrimonio culturale. È proprio la Missione italiana alle Nazioni Unite, infatti, che il 22 settembre ha organizzato in un Palazzo di Vetro ancora gremito per la settantunesima sessione dell’Assemblea Generale l’evento Protecting Cultural Heritage — an Imperative for Humanity in collaborazione con l’UNESCO e la Giordania.
La protezione del patrimonio culturale di tutta l’umanità è un punto chiave nella lotta al terrorismo e alle nuove sfide che il momento. La distruzione di monumenti, chiese, oggetti d’artigianato e ogni forma di opera d’arte è un crimine che colpisce le generazioni a venire, privandole per sempre di importanti fonti di speranza e di connessione tra il passato, il presente e il futuro.
Numerosi gli Stati e le organizzazioni che hanno partecipato all’evento impegnandosi a sostenere la causa: l’Ufficio ONU per i Crimini e le Droghe (UNODC), la Corte Criminale Internazionale (ICC), l’Interpol, il centro ONU per il controterrorismo e i rappresentanti di Norvegia, Honduras, Bulgaria, Georgia, Stati Uniti, Emirati Arabi, Cipro e Ungheria.
Il dibattito è stato aperto dalle parole del ministro degli Esteri giordano Nasser Judeh che ha sottolineato l’importanza di proteggere il patrimonio culturale condiviso da tutta l’umanità. “Coloro che cercano di distruggerlo mirano a delegittimare la nostra cultura, sperando così di legittimare la propria presa di potere. Falliranno in entrambi i casi” ha affermato Judeh, facendo poi notare che “l’identità culturale è la principale vittima del terrorismo. È quindi corretto e doveroso sentire un senso di impotenza quando vediamo edifici millenari ridotti per sempre in macerie, e dobbiamo agire rapidamente per contrastare sfide che oggi si presentano con una portata a una complessità maggiori rispetto al passato. È una responsibilità che tutti noi abbiamo verso le prossime generazioni”.
In seguito è intervenuto il nostro ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, organizzatore della riunione, che ha affermato: “Dobbiamo sensibilizzare i governi e la società civile rispetto al problema della distruzione del patrimonio culturale, che danneggia irreversibilmente le nostre radici”. Forte poi il riferimento al recente terremoto nel Centro Italia che ha causato la distruzione di vari siti storici: “Sono rimasto impressionato dalla prontezza degli aiuti internazionali che non sono stati rivolti soltanto alle vittime, ma anche alla parte artistica che è stata distrutta con le scosse”. Il ministro ha dichiarato che la distruzione del patrimonio culturale è “una minaccia al pluralismo e alla civilizzazione” che oggi è portata avanti soprattutto dai gruppi terroristici. “Il loro obiettivo è chiaro — ha affermato il ministro — vogliono cancellare il passato, intensificare le tensioni e distruggere le possibilità di convivenza pacifica. Ora più che mai è tempo di riconoscere la gravità del problema, perchè proteggere il patrimonio culturale significa proteggere la pace e il futuro delle prossime generazioni”. Il ministro ha concluso il suo intervento dichiarando che nel 2017 l’Italia, in qualità di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza, si impegnerà perchè la tematica goda dell’attenzione che merita nell’agenda delle Nazioni Unite.
Il microfono è quindi passato alla bulgara Irina Bokova, direttrice dell’UNESCO, che ha iniziato leggendo un comunicato preparato dal Segretario Generale ONU Ban Ki-moon per l’occasione. In esso, il Segretario ha affermato: “La distruzione del patrimonio artistico non è solo una tattica di guerra, è anche un crimine e l’eliminazione di questa pratica fa parte del nostro impegno verso la difesa dei diritti umani”. Ban Ki-moon ha poi ricordato che le Nazioni Unite si stanno impegnando in questo senso, citando in particolare la Risoluzione 2199 del Consiglio di Sicurezza approvata nel febbraio 2015 e mirata proprio a prevenire che i gruppi terroristici in Iraq e Siria entrino in possesso e commercino antichità. Dopo aver riferito le parole di Ban Ki-moon, Bokova ha affermato: “Proteggere il patrimonio culturale è parte del nostro dovere. I gruppi terroristici attaccano i siti d’interesse culturale perchè sono coscienti che essi simbolizzano i valori, l’unione dell’umanità tutta”.

Sulla stessa linea si è poi posto il russo Yuri Fedotov, direttore esecutivo dell’Ufficio ONU per i Crimini e le Droghe (UNODC). “Questa conferenza è l’esempio di come sia possibile e doveroso lavorare insieme per l’obiettivo comune di terminare la distruzione della cultura” ha affermato, ponendo poi l’accento sull’importanza fondamentale che hanno i processi di raccolta e analisi dei dati.
Anche Roraima Andriani, Direttrice di Gabinetto del Segretariato Generale dell’Interpol a Lione, era presente all’evento organizzato dall’Italia alle Nazioni Unite. Durante il suo discorso Andriani ha messo in risalto le due aree interconnesse a cui Interpol sta lavorando per aiutare la comunità internazionale: favorire lo scambio di informazioni utili a prevenire le minacce e mettere in contatto un’unità specializzata nella protezione dei siti culturali. La direttrice ha infatti sottolineato l’importanza di creare forze di polizia nazionali specializzate che si interessino alle problematiche qui discusse. “L’Interpol riconosce che la protezione del patrimonio culturale è una responsabilità globale e rimaniamo fortemente impegnati per questa causa” ha concluso Andriani.