Venerdì 22 luglio Boris Johnson, attuale Ministro degli Esteri britannico, padre della tanto discussa Brexit e personalità di spicco della scena politica inglese ha fatto il suo debutto alle Nazioni Unite. Nel pomeriggio Johnson ha infatti rappresentato il Regno Unito alla riunione del Consiglio di Sicurezza focalizzata sulla Libia , in cui si è votata all’unanimità una risoluzione mirata ad autorizzare il trasferimento delle armi chimiche all’esterno del paese in modo da poter poi passare alla loro distruzione. Durante la seduta Johnson si è mostrato a suo agio in mezzo agli altri diplomatici con i quali ha scambiato qualche battuta e stretta di mano prima dell’inizio delle votazioni (in particolare con l’Ambasciatore russo, Vitaly Churkin). In seguito, il leader britannico si è incontrato con il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon ed ha poi rilasciato alcune dichiarazioni durante un affollato stakeout per la stampa. Lì, il Ministro ha commentato la recente sparatoria di Monaco affermando: “è di vitale importanza in questo momento affrontare il terrorismo e gli estremismi non solo in Medio Oriente, dove le ideologie vengono sviluppate, ma in tutto il mondo. Moltissimi paesi infatti sono affetti da questi problemi e il Regno Unito sta giocando un ruolo di primo piano nella ricerca di soluzioni. Dobbiamo capire cosa succede nella mente delle persone che guidano gli attacchi. Ban Ki-moon — ha proseguito Johnson — ha chiesto a tutti i paesi delle Nazioni Unite di unire gli sforzi in merito”. Interrogato da Margaret Besheer per Voice of America sulle presunte somiglianze spesso riscontrate con Donald Trump e sul carattere isolazionista della Brexit, Johnson ha affermato che non ha interesse ad inserirsi negli affari della politica interna americana e che certamente il governo inglese sosterrà il candidato che uscirà vincitore dalle prossime elezioni Presidenziali. Per quanto riguarda la delicata questione dell’uscita dell’Inghilterra dall’Europa, Johnson ha commentato: “Credo che ci sia una grande differenza tra questo procedimento e ogni tipo di isolazionismo. Al contrario, la Brexit deve essere interpretata come sinonimo di una maggiore integrazione e partecipazione del paese nei confronti del panorama internazionale. Il Regno Unito sarà più impegnato che mai nei confronti dei problemi che si presentano ogni giorno”.
Di certo Boris Johnson è una figura particolare nel quadro della politica inglese, dove è definito come “anticonformista” a causa delle dichiarazioni spesso irriverenti, i tono forti utilizzati e il look stravagante (che il paragone con Trump sia quindi azzeccato?). Dopo aver promosso e vinto il referendum passato alla storia con il nome di Brexit Johnson ha fatto scandalo rifiutando la carica di Primo Ministro inglese, decisione accolta con rabbia e stupore dall’opinione pubblica (lo showman inglese Mark Wright ad esempio ha commentato il fatto sul suo twitter personale affermando: “Sono molto sorpreso che Boris Johnson abbia organizzato una campagna per portarci fuori dall’Europa e ora non abbia il coraggio di ristabilizzare il paese!”). Al suo posto si è presa la responsabilità di guidare il paese Theresa May, che ha però comunque scelto Johnson come Ministro degli Esteri.
L’ex sindaco di Londra ha infine commentato il suo esordio come partecipante attivo del Consiglio di Sicurezza dicendo in tono scherzoso: “Ho appena votato al Consiglio di Sicurezza per rimuovere le armi chimiche dalla Libia! Non pensavo mi sarebbe mai successo un cosa simile in tutta la mia vita”.