Le Nazioni Unite hanno compiuto un nuovo, storico passo. Il 12 luglio la Sala dell’Assemblea Generale del Palazzo di Vetro di New York si è infatti riempita di diplomatici, ambasciatori, giornalisti e rappresentanti della società civile accorsi per assistere alla prima Town Hall organizzata dalla tv Al Jazeera in occasione della “campagna” che porterà all’elezione del nuovo Segretario Generale ONU, il cui mandato comincerà il 1 gennaio 2017.
L’evento rappresenta una novità assoluta se consideriamo che, dal 1945 a questa parte, la scelta del Segretario Generale è sempre avvenuta a porte chiuse tramite una selezione guidata esclusivamente dall’Assemblea Generale sotto raccomandazione del Consiglio di Sicurezza. Quest’anno invece il processo è stato reso più trasparente in modo da avvicinare la popolazione al mondo della diplomazia e ognuno dei 12 candidati ha avuto (e continuerà ad avere) la possibilità di confrontarsi direttamente con il pubblico e far conoscere le proprie intenzioni e le iniziative che intende mettere in atto nel caso venisse eletto. Il Presidente dell’Assemblea Generale Morgens Lykketoft ha dichiarato in merito ai recenti cambiamenti: “Nel passato, il Segretario Generale delle Nazioni Unite veniva scelto a porte chiuse. Oggi, vogliamo assicurare che gli Stati membri dell’organizzazione e il mondo intero abbiano la possibilità di conoscere i candidati, la loro visione e il loro modo di comportarsi”. Nonostante il processo sia quindi diventato infinitamente più trasparente, il pubblico per ora non è ancora stato insignito di alcun diritto di voto: la scelta definitiva verrà comunque operata dai membri del Consiglio di Sicurezza tra cui troviamo anche i cinque “grandi” che con il loro diritto di veto hanno la possibilità di bloccare l’elezione di un candidato che non rientra nelle loro simpatie.
Il dibattito tenutosi il 12 luglio ha visto confrontarsi 10 dei 12 candidati per la nomina, divisi in due gruppi da cinque persone ciascuno (lo slovacco Miroslav Lajcák e il macedone Srgjan Kerimnon sono potuti essere presenti all’evento a causa di impegni personali, ma hanno entrambi inviato un breve video messaggio di introduzione). Ognuno dei presenti ha avuto la possibilità di rispondere in 60 secondi a domande poste da diplomatici, ambasciatori e dai moderatori James Bay e Folly Bah Thibault del network Al Jazeera, che ha trasmesso l’evento in live streaming. Potete rivedere l’intera discussione a questo link.
Il gruppo che ha inaugurato la Town Hall era composto da Vesna Pusic (Croazia), António Guterres (Portogallo), Susana Malcorra (Argentina), Vuk Jeremic (Serbia) e Natalia Gherman (Moldova). Nella seconda parte del dibattito, invece, si sono confrontati Helen Clark (Nuova Zelanda), Danilo Türk (Slovenia), Christiana Figueres (Costa Rica), Igor Lukšic (Montenegro) e Irina Bokova (Bulgaria).

Tanti i temi trattati e diverse le impressioni del pubblico. Noi de La Voce di New York eravamo presenti all’evento e secondo le reazioni a caldo ed i commenti che hanno seguito il confronto sembra che il dibattito abbia rafforzato le candidature delle sei donne presenti. Tutte, infatti, si sono dimostrate forti e decise nelle rispettive dichiarazioni e la speranza che il successore di Ban Ki-moon sia una donna si mantiene alta. In particolare, hanno brillato tra gli altri gli interventi di Bokova, Figueres, Malcorra e Clark.
La prima, già Direttore Generale dell’UNESCO e Ministro degli Esteri bulgaro, è intenzionata a sfruttare la sua lunga esperienza nel campo come punto a favore ed ha sottolineato l’importanza fondamentale della rotazione geografica nell’elezione del Segretario (secondo la quale quest’anno l’incarico dovrebbe essere assegnato ad un rappresentate dell’Europa dell’Est). La Bokova ha definito l’istruzione come uno dei più grandi strumenti a nostra disposizione per colmare il divario tra ricchi e poveri nella società e, interrogata sul conflitto in Siria, ha affermato che “per rendere effettive le Risoluzioni emanate dagli organi delle Nazioni Unite è assolutamente necessario ricostruire la fiducia. Oggi c’è un mancanza di fiducia e credo che la prima responsabilità del prossimo Segretario Generale debba essere la ricostruzione della fiducia in modo da permettere le negoziazioni. Credo che questo sia estremamente importante”.
Christiana Figueres, costaricana e precedentemente Segretario Esecutivo della Convenzione ONU per il Cambiamento Climatico (UNFCCC) , ha certamente brillato nel dibattito grazie alla sicurezza dei suoi commenti. Se l’elezione dipendesse dai voti del pubblico potrebbe essere la favorita ma c’è il rischio che una personalità così forte non entri nelle grazie del Consiglio di Sicurezza che potrebbe quindi preferire un candidato più legato all’establishment quale Irina Bokova. Figueres ha affermato di avere “tolleranza zero per ogni tipo di abuso poichè […] nell’unità non vi può essere impunità” ed ha ricordato, in merito alla questione dei flussi migratori, che essa deve essere affrontata in tutti i suoi aspetti, non soltanto come un problema umanitario ma “riguardante anche la pace, la sicurezza, i diritti umani e lo sviluppo”.
Il tema delle migrazioni è ovviamente stato al centro delle domande sollevate dai moderatori. Helen Clark, ex Primo Ministro neozelandese per ben 9 anni, ha definito l’argomento come “sconvolgente ”, ed ha dichiarato in merito: “Ho vissuto il problema in prima persona nel mio paese. I rifugiati hanno ricambiato l’ospitalità offerta loro, sono brave persone che cercano un nuovo inizio. Non fuggono per scelta, fuggono perchè questa società intorno a loro è distrutta, ognuno di noi in quella situazione fuggirebbe, cercherebbe un’altra opzione” ed ha affermato che i paesi che accolgono ogni giorno migliaia di profughi devono essere aiutati.
Clark potrebbe sfruttare la lunga sua esperienza in campo politico per affrontare l’incarico in maniera forte e pragmatica. Inoltre, quando interrogata sul delicato tema della rotazione geografica, ha ricordato scherzosamente che il suo paese rientra nell’area “Europa Occidentale e altri paesi” e che nemmeno l’Oceania ha mai avuto l’onore di avere un suo cittadino eletto come Segretario Generale. “Abbiamo bisogno di una ricerca a livello globale”, ha dichiarato la Clark.
Altro nome di spicco è stato quello di Susana Malcorra, nominata dall’Argentina, che nel suo discorso di apertura ha ricordato i 12 anni di attività all’interno delle Nazioni Unite che le hanno permesso di comprendere che “le necessità delle persone vanno oltre i confini degli Stati. Il nuovo Segretario Generale – ha proseguito la Malcorra – deve avere il coraggio di guidare, l’umiltà di ascoltare e la disponibilità per collaborare. Credo di essere quella persona”.
Tra gli uomini il vincitore di questa Town Hall è stato certamente António Guterres, precedentemente Primo Ministro del Portogallo e già Alto Commissario per i Rifugiati dell’ONU. Con un linguaggio chiaro e mirato Guterres ha definito il Segretario Generale delle Nazioni Unite come una guida nella lotta all’estremismo, al razzismo e alle diseguaglianze. “Questi sono – ha aggiunto – i valori che ho servito durante tutta la mia vita”. Il candidato ha anche sottolineato l’importanza di avvicinare l’ONU alla popolazione utilizzando un linguaggio comprensibile da tutti, affermando: “Una guida non si riconosce dalla retorica, ma dalla sostanza”.
Gli interventi di Vuk Jeremic, già Ministro degli Esteri serbo e Presidente dell’Assemblea Generale nel periodo 2012-2013, sono invece stati accolti freddamente dal pubblico e giudicati da molti troppo “di parte”.
Le domande poste ai due gruppi hanno spaziato su moltissimi argomenti, ma due problemi si sono ripetuti nel corso del dibattito: la parità di genere e la necessità di una riforma del Consiglio di Sicurezza. Tutti i candidati si sono dichiarati a favore di entrambe le proposte. Eventuali cambiamenti nel Consiglio di Sicurezza, in particolare, potrebbero avere dirette ripercussioni sul nostro paese che dal 1 gennaio 2017 entrerà a far parte del gruppo dei 15. Malcorra ha ricordato che “è chiaro che oggi il Consiglio di Sicurezza non rispecchia il reale equilibrio di potere che vi è tra gli Stati a livello mondiale. Ci sono molti punti da discutere, è necessario che i suoi membri si impegnino per arrivare ad un accordo. Smettiamo di nasconderci dietro all’idea che il Consiglio non sia in grado di adattarsi”. Guterres, però, ha anche sottolineato che “ogni cambiamento sarà possibile soltanto se i membri del Consiglio lo appoggeranno. Il Segretario Generale non può sostituirsi ai membri in questa decisione”. Danilo Tüsk, candidato sloveno, ha inoltre affermato che se fosse eletto creerebbe piccoli gruppi di lavoro in modo da avere pronte in pochi mesi delle proposte effettive che snelliscano la burocrazia.
Per quanto riguarda la questione della parità di genere importante è stata ancora una volta la risposta di Guterres, che ha affermato: “è necessario passare dalla protezione all’avvaloramento. La protezione è essenziale, ma può funzionare correttamente soltanto se le donne godranno totalmente dei loro diritti”. Pusic, interrogata sull’argomento, ha affermato provocando un forte applauso in sala: “Sono una donna, ma questo non è abbastanza: sono femminista”. Notevole anche il commento di Malcorra che ha ricordato come il problema della parità di genere non tocchi soltanto l’organizzazione delle Nazioni Unite ma tutto il mondo lavorativo. “In questo momento, l’ONU deve rappresentare un esempio” ha dichiarato la candidata argentina.
In conclusione la Town Hall del 12 luglio ha sicuramente rappresentato un evento di fondamentale importanza per le Nazioni Unite, tanto da essere stato più volte definito “storico”.
La strada verso l’elezione è ancora lunga e i candidati avranno altre possibilità per confrontarsi con il pubblico. La decisione finale, però, resta nelle mani del Consiglio di Sicurezza.