Mercoledì 13 aprile ha avuto inizio al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite la campagna per l’elezione del nuovo Segretario Generale che succederà a Ban Ki-moon, il cui mandato decennale scadrà il 31 dicembre 2016. Prima d’ora tale nomina veniva solitamente negoziata a porte chiuse dai quindici paesi membri del Consiglio di Sicurezza e, in primo luogo, dai cinque membri permanenti (USA, Russia, Regno Unito, Cina, Francia). Adesso però, per la prima volta in settant’anni, ai nove candidati in lizza è stato chiesto di presentarsi ai delegati dei 193 Paesi con un discorso di dieci minuti, per poi sottoporsi a una sessione di due ore di domande e risposte sui temi più caldi dei nostri giorni, tra cui lo sviluppo sostenibile, i diritti umani, la guerra e la crisi dei profughi. Le domande sono state poste dai gruppi umanitari, dalle organizzazioni della società civile e anche dai comuni cittadini attraverso i social network, sotto l’hashtag #UNSGcandidates. L’obiettivo è un processo di selezione più trasparente, con la presentazione di una lettera di candidatura, un curriculum vitae, una professione di fede e un colloquio orale.
Ai quattro uomini e alle quattro donne inizialmente in corsa per la carica di Segretario Generale, si è aggiunto all’ultimo momento Vuk Jeremic, ex ministro degli Esteri della Serbia e attuale presidente del Center for International Relations and Sustainable Development (CIRSD). Dal settembre 2012 al settembre 2013 è stato anche presidente dell’Assemblea delle Nazioni Unite. “Non è facile. Ci sono candidati molto forti e di qualità, alcuni dei quali stanno facendo campagna da mesi, ma faremo di tutto per stare al loro passo”, ha dichiarato Jeremic, sottolineando l’importanza della partecipazione della Serbia, al di là del risultato finale. Eppure con Jeremic presidente dell’Assemblea Generale c’erano state grandi polemiche sull’agenda dei lavori della GA quando si trattò di discutere i crimini di guerra commessi in Bosnia negli anni novanta e l’ex ministro degli Esteri serbo, pur avendo una forte considerazione soprattutto in Russia, non appare tra i possibili favoriti.
Tra le donne figurano la bulgara Irina Bokova, la prima di un paese balcanico a guidare l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO); Vesna Pusić, presidente del Partito Liberal Democratico Croato e, fino a gennaio 2016, ministro degli Esteri croato; Natalia Gherman, ex ministro degli Esteri della Moldavia e prima ancora ambasciatrice in numerosi paesi; l’ex primo ministro neozelandese Helen Clark, attualmente alla guida del programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP). Tra gli uomini, il portoghese António Guterres, ex primo ministro del Portogallo e anche ex capo dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR); Danilo Türk, ex presidente sloveno e attualmente professore di diritto internazionale alla Columbia University; Igor Lukšić, ministro degli Esteri del Montenegro dal 2012; Srgjan Kerim, ex primo ministro della Macedonia e oggi presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Altri candidati potrebbero aggiungersi nei prossimi mesi, come la commissaria europea Kristalina Georgieva (Bulgaria) o la ministra degli esteri argentina Susana Malcorra.
Il primo a presentarsi è stato Igor Lukšić, rispondendo in inglese e in francese a numerose domande su terrorismo, rifugiati, disarmo e diritti umani. Subito dopo è stata la volta di Irina Bokova, la quale ha perorato la causa dell’elezione di una donna, affermando: “È tempo di dare alle donne l’opportunità di realizzarsi nella società come persone uguali agli uomini”. Alla domanda dell’ambasciatore ucraino, che l’ha messa in difficoltà chiedendole di pronunciarsi sull’annessione della Crimea alla Russia, ha risposto di non avere “una soluzione miracolosa” su questo tipo di dossier. Convincente, invece, l’audizione del portoghese António Guterres, che si è lanciato in una grande difesa dei migranti e nella necessità di ripartire gli oneri fra tutti i Paesi. “La migrazione ̶ ha dichiarato ̶ dovrebbe essere un’opzione, non un atto di disperazione”.
Durante lo stakeout di mercoledì 13, noi de La VOCE abbiamo chiesto al presidente del Partito Liberal Democratico Croato quale fosse la sua opinione circa il rispetto della legge internazionale da parte dell’accordo tra Turchia e Unione Europea sui rifugiati: “I piccoli paesi, proprio come quello da cui provengo io ̶ ha risposto la Pusić ̶ non hanno amici se non il diritto internazionale. Penso che l’accordo sui migranti tra Turchia e Unione Europea lo rispetti, anche se si tratta del risultato di due processi lunghi e infelici di negoziazione tra le due parti. Nel caso in cui venissi nominata Segretario Generale, promuoverei sicuramente il rispetto del diritto internazionale come strumento di regolamentazione dei rapporti tra gli Stati”.
Rispettando il principio di rotazione geografica informale secondo cui ogni angolo del mondo dovrebbe essere prima o poi rappresentato, la vecchia Europa dell’Est potrebbe essere favorita nella designazione del candidato vincitore, ragion per cui, Irina Bokova è considerata una delle papabili. Tuttavia, la candidatura di Helen Clark (la trentottesima donna più potente al mondo nel 2007 secondo Forbes) potrebbe darle del filo da torcere, sconvolgendo tutti i piani e rompendo la tradizione, non ufficiale ma finora rispettata. Durante il suo discorso, la leader dell’UNDP ha cercato di convincere tutti i presenti “di avere l’esperienza e le capacità di leadership necessarie per servire come Segretario Generale”, avendo imparato fin da piccola, in una famiglia neozelandese che aveva anche dato il suo contributo nelle due guerre mondiali, come “essere ambiziosi, ma anche realisti; come essere laboriosi e resilienti quando i tempi sono duri”. Avendo sempre combattuto per l’uguaglianza di genere e l’emancipazione femminile, in caso di vittoria, Clark ha detto che farà in modo che la piena ed equa partecipazione delle donne al processo decisionale nelle economie e nelle società diventi la priorità delle Nazioni Unite. “In Nuova Zelanda c’è un proverbio Māori che recita: He aha te mea nui o te ao? He tangata, he tangata, he tangata”, ha infine raccontato, sottolineando che la cosa più importante al mondo è la gente, a cui si deve “un mondo migliore, più giusto e più sicuro”.
Secondo alcune voci di corridoio dell’ONU, inoltre, ci sarebbe da considerare la candidatura fortissima di un’altra donna, ovvero la presidente cilena Michelle Bachelet, già direttrice di UN Women. Bisogna ricordare, però, che ad avere il potere di veto sulla scelta del candidato sono le cinque potenze permanenti del Consiglio di Sicurezza, di cui non fa parte nessun paese sudamericano. La Russia, ad esempio, sostiene che “il prossimo segretario delle Nazioni Unite debba provenire dal gruppo dei Paesi dell’Europa dell’Est”, come dichiarato dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov. Negli ultimi giorni la stampa europea ha poi previsto una possibile candidatura a sorpresa della cancelliera Angela Merkel. “Sarei sorpreso se ciò accadesse, ma tutto può succedere”, ha commentato il presidente dell’Assemblea delle Nazioni Unite Mogens Lykketoft.
In ogni caso, è forte il desiderio di veder succedere a Ban Ki-moon proprio una donna, specialmente in vista dell’elezione del prossimo presidente degli Stati Uniti, sperando di avere così due figure femminili in posizione di grande potenza sul territorio nordamericano, nel caso in cui Hillary Clinton la dovesse spuntare. Mettendo da parte le varie previsioni e aspettative, i requisiti richiesti ai candidati sono una comprovata leadership, capacità manageriali, una vasta esperienza nelle relazioni internazionali e una forte capacità di comunicazione multilingue.
Alla fine di questo inedito round di audizioni, venerdì il presidente dell’Assemblea Generale, il danese Mogens Lykketoft, ha detto ai giornalisti: “Abbiamo stabilito un nuovo principio di trasparenza e inclusività nel processo di nomina, ma che ha anche le potenzialità di influenzare la decisione finale per la selezione del Segretario Generale”.
A partire da luglio, i membri del Consiglio cominceranno a discutere sulla loro scelta a scrutinio segreto, prima di presentare un nome all’Assemblea, che dovrà approvare la scelta nel mese di settembre.