Sale a dodici il numero di candidature per il ruolo di Segretario Generale ONU. Giovedì 7 luglio il Costa Rica ha ufficialmente presentato Christiana Figueres come nuovo possibile successore alle Nazioni Unite di Ban Ki-Moon a partire dalla fine del suo mandato, il 1 gennaio 2017. Figueres, 59 anni e figlia del tre volte presidente costaricano José Figueres Ferrer, è da lungo tempo inserita nell’ambiente politico e diplomatico ed è stata Segretario Esecutivo della Convenzione ONU per il Cambiamento Climatico (UNFCCC), guidando tra l’altro le negoziazioni del COP21 lo scorso dicembre.
Il nome della Figueres si aggiunge così all’elenco degli 11 candidati che si sono già ufficialmente presentati. Al momento la grande favorita sembra ancora essere Irina Bokova, già Ministro degli Esteri bulgaro e attualmente direttrice dell’UNESCO. La Bokova possiede entrambi gli ufficiosi requisiti per questa elezione: è donna e proviene dalla zona dell’Europa orientale. Da lungo tempo infatti è stata manifestata la volontà che il successore di Ban Ki-Moon sia, per la prima volta, una donna e, a causa dell’usuale rotazione geografica, quest’anno il posto di Segretario toccherebbe (seppur non in maniera formale) ad un rappresentante dell’est europeo. La Bokova, che si è dichiarata una forte sostenitrice della diplomazia e del dialogo, ha il curriculum giusto all’apertura delle candidature ma, nel corso dei colloqui conoscitivi (inaugurati quest’anno come parte integrante dell’elezione) la sua stella si è appannata.
Altro candidato di spicco è Antonio Guterres, precedentemente Primo Ministro del Portogallo e già Alto Commissario per i Rifugiati dell’ONU. Pur essendo di sesso maschile e appartenente al gruppo geografico dell’Europa occidentale, il lavoro diplomatico di Guterres è sempre stato molto apprezzato e il suo nome brilla tra quelli degli altri potenziali Segretari.
Da considerare attentamente è anche la candidatura di Susana Malcorra, ex Ministro degli Esteri argentino. Dopo aver dedicato le settimane successive alla sua nomina ufficiale a visite mirate presso i centri che realmente prenderanno la decisione finale (in particolare, Washington, Mosca e Pechino) la Marcora ha fatto un’ottima impressione durante i colloqui informali e, allo stakeout, ha ricordato i momenti più bui della storia del suo paese affermando: “So cosa vuol dire passare tempi difficili e ho imparato in prima persona ciò che può accadere se si usa il potere in modo negativo”.
Gira per i corridoi del Palazzo di Vetro, come possibile favorita, anche il nome di Helen Clark che ad un’intervista per France 24 si è definita “la persona più indicata per ricoprire il ruolo”. La Clark è stata Primo Ministro della Nuova Zelanda per ben 9 anni – è quindi abituata a sopportare momenti di intensa pressione politica – ed è tuttora Presidente del Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite. Quando, durante i colloqui conoscitivi, Clark è stata posta davanti al problema del crescente potere detenuto dai cinque “grandi” del Consiglio di Sicurezza la candidata ha risposto che riconosce l’importanza di quei paesi così come riconosce quella degli altri.
Ma quest’anno le novità non riguardano soltanto il sesso dei candidati: per la prima volta, infatti, le elezioni sono state rese più trasparenti. Come abbiamo già spiegato la nomina non verrà più infatti negoziata a porte chiuse dal Consiglio di Sicurezza ma i candidati avranno la possibilità di far conoscere al pubblico la propria visione tramite discorsi e dibattiti e tutti si sono presentati ai delegati con un discorso di 10 minuti. Un nuovo importante e inedito incontro avrà luogo presso la sede delle Nazioni Unite martedì 12 luglio (trasmesso in diretta tv da Aljazeera) e vedrà presenti 10 candidati (a quanto pare due rimanenti non potranno essere presenti per impegni personali), divisi in 2 gruppi da 5 membri ciascuno. Sebbene la forma della discussione non sia stata ancora precisata, è per ora certo che tutti i 5 candidati di ogni gruppo risponderanno alla stessa domanda seguendo un ordine a rotazione predisposto da un mediatore.
Nonostante i tentativi di dialogo iniziati dalle Nazioni Unite per rafforzare la democraticità dell’elezione rimane, però, il fatto che la decisione finale sarà presa come d’abitudine dai 15 membri del Consiglio di Sicurezza tra i quali, ovviamente, figurano i 5 Stati con diritto di veto (come ha rabadito Daniel Thomas, portavoce del Presidente dell’Assemblea Generale Mogens Lykketoft, alla domanda de La Voce di New York, qui dal minuto 9:40). Sebbene è improbabile che Francia, Regno Unito o Cina blocchino in qualche modo l’elezione, il candidato dovrà necessariamente soddisfare le aspettative di Russia e Stati Uniti. Questo potrebbe essere un ostacolo per la Bokova che sembra al momento non rientrare nelle simpatie americane.
La Voce di New York sarà presente alla Town Hall per coprire la discussione di martedì e vi informeremo su quale dei candidati sarà risultato il vincitore della discussione.