“Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato all’unanimità una nuova risoluzione, con cui ha stabilito le sanzioni più rigide che esso abbia mai imposto da più di vent’anni a questa parte, incluse sanzioni mai applicate prima d’ora nella storia delle Nazioni Unite”. Con queste parole l’ambasciatrice Samantha Power, rappresentante permanente degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, ha aperto lo stake out fuori dal Consiglio di Sicurezza mercoledì, 2 marzo, e accanto a lei, davanti ai giornalisti, erano presenti anche Motohide Yoshikawa, Ambasciatore del Giappone, e Oh Joon, Ambasciatore della Repubblica di Sud Corea.
La risoluzione 2270, infatti, prevede misure più serrate nei confronti della Repubblica Popolare Democratica di Corea (Corea del Nord), a causa delle attività nucleari relative a missili balistici in corso nel paese e che “minacciano la sicurezza e la pace internazionale.”
“Per essere efficiente – ha aggiunto Power – questa risoluzione deve essere seguita con un solido rispetto e una totale esecuzione da parte degli Stati Membri, inclusi i miei colleghi del Giappone e della Repubblica di Corea, ma anche Cina e Russia, che hanno approvato le misure imposte oggi per implementare le disposizioni di questa risoluzione rivoluzionaria”.
Entrambi a favore del dialogo, Yoshikawa e Joon, che hanno ribadito più volte l’importanza e la necessità di un confronto effettivo e significativo, che si può raggiungere solo “facendo pressioni”. Yoshikawa ha inoltre enfatizzato la situazione umanitaria in Corea del Nord, rivolgendo un’attenzione particolare alle vittime della sua politica.

“L’azione unanime di oggi da parte del Consiglio di Sicurezza ha inviato un messaggio chiaro, secondo cui la Corea del Nord deve rispettare nuovamente i suoi obblighi internazionali”, ha detto il Segretario Generale Ban Ki-moon in una dichiarazione rilasciata dal suo portavoce, in cui ha esortato il paese asiatico a rispettare la risoluzione e ha invitato tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a garantirne l’attuazione.
“Questa ferma risposta da parte del Consiglio di sicurezza – ha aggiunto – dovrebbe porre fine alla serie di provocazioni e portare a una ripresa di dialogo, secondo la visione unificata della comunità internazionale”.
Il Segretario Generale ha anche ribadito il ruolo fondamentale dell’assistenza internazionale per la salvaguardia della vita di milioni di persone nel paese, rinnovando alla Corea del Nord il suo invito a fare di più per la vita dei suoi abitanti. “Il reale miglioramento nel campo dei diritti umani è la base necessaria per la sicurezza a lungo termine e la stabilità”, ha sottolineato.
Nella risoluzione, finanziata dagli Stati Uniti, l’organo dei quindici membri ha condannato il test nucleare condotto dalla Corea del Nord il 6 gennaio scorso, evidenziando la violazione commessa delle precedenti risoluzioni del Consiglio. Ha condannato inoltre per “grave violazione” l’attacco del 7 febbraio da parte del paese, per il quale si è servito della tecnologia dei missili balistici.
A seguito di tali avvenimenti, la nuova misura amplia le sanzioni contro la Corea del Nord, imponendo un divieto su tutte le esportazioni, tra cui carbone, ferro, minerali di ferro, oro, minerali di titanio, minerali di vanadio e terre rare, e il divieto di fornitura di tutti i tipi di carburante per aerei, compreso il combustibile per razzi.
La nuova risoluzione richiede agli Stati membri anche di ispezionare non solo le merci sospettate di contenere articoli proibiti come avveniva in precedenza, ma anche tutte quelle provenienti da e dirette verso la Corea del Nord. Essa vieta anche il leasing o il noleggio di navi o aerei, l’offerta di servizi di equipaggio per il paese, e la registrazione di imbarcazioni, mentre invita i membri a eliminare qualsiasi imbarcazione controllata dalla RPDC o di sua proprietà. Inoltre, la risoluzione stabilisce che gli Stati membri vietino tutti i voli e neghino l’ingresso nei loro porti di qualsiasi nave sospettata di trasportare oggetti proibiti.
Per quanto riguarda le sanzioni finanziarie, la risoluzione amplia il campo di applicazione imponendo il congelamento dei beni su tutti i fondi e sulle altre risorse economiche possedute o controllate dal governo RPDC o dal Partito dei Lavoratori di Corea, se associato al suo programma di missili nucleari o balistici o a qualsiasi altra attività proibita. La risoluzione designa altri tredici individui come soggetti designati al rispetto del divieto di viaggio e al congelamento dei beni, tra cui diversi rappresentanti della Corporazione Commerciale per lo Sviluppo Minerario e della Tanchon Commercial Bank. Dodici sono le nuove entità soggette al congelamento dei beni, tra cui il Ministero per l’Energia Atomica e la Reconnaissance Energy Bureau, descritta come la prima organizzazione di intelligence della Corea del Nord.
Il testo irrigidisce inoltre le restrizioni finanziarie esistenti, vietando l’apertura e il funzionamento di uffici delle banche RPDC all’estero, così come l’apertura di nuove sedi di istituzioni finanziarie straniere in Corea del Nord in qualsiasi circostanza, salvo approvazione anticipata da parte del Comitato per le Sanzioni.
Per quanto riguarda l’embargo sulle armi, in vigore dal 2006, la risoluzione amplia il campo di applicazione includendo armi di piccolo calibro e armi leggere, che erano state precedentemente escluse. Esso contiene una disposizione che stabilisce il divieto di trasferimento di qualsiasi articolo, ad eccezione di cibo e medicine, nel caso in cui uno Stato ritenga che possa contribuire allo sviluppo delle forze armate della Corea del Nord. Infine, il testo di 19 pagine sottolinea più volte che le misure da esso imposte non sono destinate a produrre effetti negativi sui cittadini del paese.
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