Mercoledì 30 settembre, nella giornata conclusiva della settantesima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la crisi mediorientale e la conseguente crisi dei migranti sono state al centro dell`attenzione, con diversi dibattiti di alto livello. Il principale è stato il meeting sulla migrazione e sulla crisi dei migranti, presieduto dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, in cui i rappresentanti dei vari paesi di origine, transito ed arrivo dei numerosi flussi migratori odierni, hanno espresso le loro posizioni sulle misure da prendere affinché si possa giungere ad un intervento internazionale efficace e risolutivo.
In apertura il segretario generale, con un discorso appassionato, ha voluto ricordare che ci troviamo di fronte alla più grossa crisi migratoria dalla fine della Seconda guerra mondiale, e le Nazioni Unite, oltre che i singoli stati devono impegnarsi per eliminare le cause di questa crisi, ovvero guerre e persecuzioni. Il segretario ha poi ricordato che eisistono alcuni principi guida che non possono essere trascurati nella ricerca di una soluzione al problema dei migranti, tra cui la necessità di salvare vite in pericolo, la protezione dei rifugiati di guerra e politici, l`importanza della cooperazione tra tutti i paesi, non solo tra quelli colpiti dal fenomeno, e la necessità di prepararsi per tempo alle sfide future.
Ban Ki-moon ha infine ricordato la tragedia di Aylan Kurdi, il bambino morto tentando di attraversare il mediterraneo le cui foto hanno fatto il giro del mondo, già citato tra l`altro dal premier Renzi durante il suo discorso all`Assemblea Generale, affermando che tragedie simili devono spingere i paesi a collaborare per evitare ulteriori morti.
Durante il meeting sono emerse due linee opposte: da una parte alcuni paesi chiedevano interventi pesanti per interrompere la crisi migratoria in corso ed evitare un impegno in prima linea per l`accoglienza ai rifugiati (significativi in tal senso i discorsi del primo ministro ungherese Viktor Orban e di quello maltese Joseph Muscat, convinti che l`accoglienza ai migranti sia un onere eccessivo per gli stati europei e favorevoli ai respingimenti di massa alle frontiere); dall`altra parte diversi paesi hanno riaffermato la necessità di tutelare le vite e i diritti dei migranti, includendo sia i rifugiati in fuga da guerre e persecuzioni, sia gli abitanti dei paesi piu` poveri in fuga dalla miseria. A favore di questa posizione si sono espressi, oltre che il rappresentante del segretario generale delle Nazioni Unite per le migrazioni internazionali, Peter Sutherland, anche il primo ministro greco Alexis Tsipras, il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni e l`alto rappresentante dell`Unione Europea per la politica estera Federica Mogherini.
Gentiloni, che nella stessa giornata aveva già parlato al meeting su donne pace e sicurezza, e successivamente esposto la posizione italiana sulla crisi del medio oriente davanti al Consiglio di Sicurezza, nel suo discorso ha ricordato l`impegno dell`Italia nel salvare più di 100.000 migranti durante la loro traversata del Mediterraneo, rispondendo alle critiche di chi affermava che le operazioni di soccorso ai migranti fossero un incentivo per i nuovi migranti a recarsi in Europa, e definendo la necessità delle operazioni di salvataggio come un “fattore umano”, non soggetto a scelte politiche ma solo di umanita` e rispetto delle vite.
Mogherini ha invece affermato che l`Europa non ha intenzione di chiudere le frontiere, sostenendo che la crisi sorta tra gli stati europei non fosse dovuta alla presenza dei migranti ma alla reazione spropositata dei media e di alcuni leader europei. Ha anche voluto ricordare come l`Unione Europea nel complesso sia il primo donatore al mondo per il finanziamento agli aiuti umanitari, enfatizzando l`impegno europeo per il miglioramento delle condizioni di vita nei paesi di partenza di molte ondate migratorie. Infine ha concluso con una citazione dal latino, ricordando come il termine “hospes” indicasse nell`antichità sia ospiti che ospitanti, sostenendo che ciò dovrebbe ricordarci che ospiti ed ospitanti “condividono le stesse responsabilità" quando si trovano a convivere.