Gli europeisti ci dovrebbero “spiegare” perché mai la ‘loro Europa’ è l’Europa, tranne rare eccezioni, dei “tagli”, del ristagno economico, di crisi continue, sistematiche, implacabili. Ci dovrebbero anche spiegare perché mai nell’Europa Occidentale, un tempo fucina di idee, idee bellissime, costruttive, non sboccia più nulla di originale, di inconfondibile, di elegante. Ci spieghino perché Italia, Spagna, Portogallo, Grecia si trovano oggigiorno in condizioni talmente disastrose per cui si impongono decisioni, decisioni audaci, tempestive, come quella presa domenica scorsa dall’elettorato greco che in massa ha seguito le raccomandazioni del Primo Ministro Alexis Tsipras e replicato con un secco “no” alle proposte-capestro avanzate dalla UE sotto regia tedesca.
L’Unione Europea. Dell’Unione Europea, Dante con molta probabilità fornirebbe la definizione che impiegò per descrivere i Pisani, lui fiorentino… “Vituperio delle genti”, scrisse ed esclamò infatti l’Alighieri. Ecco che cos’è la UE, sissignori: ‘vituperio delle genti’. E’ organismo utilitaristico, ma utilitaristico per i “pochi intimi”, non certo per le masse, in esse inclusi anche parecchi francesi, masse le quali magari s’ingegnano, accettano di ridimensionare le loro abitudini un tempo perfino sontuose, eppure vanno a spaccarsi la testa contro il granito della UE, contro il muro dell’irragionevolezza della UE, che nemmeno pare un istituto europeo: assomiglia più a un Esarcato, a un reame cinese di secoli e secoli fa; a una consorteria di Mandarini. Governa (si fa per dire, per comodità d’espressione) a bastonate, governa attraverso divieti e, nel caso della Grecia, anche attraverso ricatti, minacce, intimidazioni.
Nulla v’è nella UE di “europeo”. Nella forma mentis, nell’ottica, nel modo di fare di questa ‘mostruosità’, è come se l’Europa (in particolare l’Italia, la Francia, le Fiandre, i Paesi Bassi, le contrade tedesche stesse) non avessero mai conosciuto i Comuni, le Signorie, l’avvento degli Stati Nazionali, l’Umanesimo, il Rinascimento, il Settecento (il Secolo dei Lumi!) nel loro eclettismo, nel loro splendore, nei loro preziosi, indispensabili insegnamenti, nella loro spiritualità e nella loro genialità tese entrambe al miglioramento della vita degli esseri umani, alla salvaguardia della dignità delle persone, della sicurezza fisica delle persone contro regimi che combattevano nel loro infinito squallore una battaglia di retroguardia contro chi si schierava appunto coi poveri, con gli “umili” – con chi d’aiuto aveva un bisogno vitale.
Gli “oligarchi” di Bruxelles non devono aver mai letto: François Villon, Shakespeare, Voltaire, Rousseau, Balzac, Hugo, Zola, e neanche Brecht. Non devono aver mai studiato Socrate, Aristotele, Platone (!). Forse, forse, non si sono mai neppure innamorati! Non devono aver mai percorso 500 chilometri in treno – o in autostop – per andare a trovare la ragazza… Non devono aver mai vissuto per contro proprio a venti o ventun anni. Non sono nati “adulti”: sono nati vecchi! Non è ammissibile che l’Europa resti chissà per quanto tempo nelle loro grinfie, fra le “unghie adunche” dei padroni, che sono loro. Padroni dei destini di non si sa quanti “have nots” sparsi fra la Sicilia e l’Algarve, fra Roma e Barcellona, fra Atene e Parigi stessa. Padroni i quali nulla si fanno mancare… Nulla. Anzi, ci tengono a mostrare il loro lusso, il loro sfarzo. Ma non sanno, o non vogliono, spiegarci come mai con tutta questa “fusione” di forze europee (tedesche, francesi, olandesi, belghe, italiane, spagnole) “loro”, non certo noi, sul terreno della competizione industriale, commerciale con Cina e India passano da una disfatta all’altra. Avessero vinto una battaglia, anche una sola.
Dalla Grecia hanno ora ricevuto un solenne ceffone, un atto di sfiducia che più eloquente di così non potrebbe essere. Ma non illudiamoci: piccini, gretti, ‘utilitaristici’ come sono, mai avranno la decenza, il coraggio, di rivedere le proprie posizioni e tentare di capire le ragioni dei greci traditi, beffati da loro governi passati, tutelati, difesi dal Governo Tsipras.
Durante la guerra in Italia andò pr un po’ in voga una canzone in cui a un tratto si diceva “e la fine dell’Inghilterra incomincia da Giarabub”! Noi speriamo che la fine della UE cominci da Atene.