Volti scuri e sguardi che non nascondono più la preoccupazione per via del fardello che si sono dovuti caricare, quelli dei Greci, dopo l'annuncio del premier Alexis Tsipras dell'altra notte, che sta al popolo trovare una soluzione esprimendo il voto sull'uscita o meno dalla moneta unica. Non sanno più dove trovarli questi soldi da restituire e i politici scaricano la responsabilità sul popolo sovrano.
Questo è quello che molti hanno capito almeno, come il tassista ateniese che ci porta al Pireo, dove ci si imbarca verso le Isole Cicladi, il quale entusiasta esclama, mentre scarica le nostre valige, "io andrò a votare per uscire dall'Euro, questo doveva succedere già molti anni fa, la gente è disperata e non ce la fa più. Noi non siamo l'Italia che produce tante ricchezze, noi siamo 10 milioni e produciamo poco o nulla. E così siamo diventati schiavi dell'Europa".
ll nostro taxi scivola veloce mentre le tenebre calano sulla capitale e davanti a noi si palesa un paesaggio colmo di contraddizioni. Davanti ai miei occhi si stagliano strutture moderne, strade nuove di zecca da fare un baffo a Roma o New York, cartelloni e centri commerciali scintillanti- turisti come se piovessero solcano queste terre ricche di storia e cultura. Ma il declino è inesorabile.
In effetti, ci racconta un ragazzo italiano conosciuto appena approdati sull'isola di Sifnos che ad Atene ha visto supermercati assaltati: "la gente non sa se ci saranno soldi nelle prossime settimane, e quindi è scattata la corsa all'approvvigionamento dei beni primari". In realtà capiamo che "la maggior parte delle persone, soprattutto gli anziani" dice Elisabetta, trentenne che vive sull'isola Sifnos, "non ha ben capito cosa chieda realmente questo referendum, la domanda è molto confusa e secondo me molti sbaglieranno a votare". Inoltre "come dicevano gli antichi greci, non si può pensare di riuscire a ricevere danaro da chi non ce l'ha" esclama ironica.
Le ho chiesto cosa avesse visto ad Atene, lei d'inverno vive lì come molte persone dell'isola: "Sì, è vero che c'è allarme, ma io non ho visto tanti più poveri di prima. Nei supermercati e nei negozi c'è sempre fila, tanta miseria non ci sembra esserci".
"Se fosse per i giovani vincerebbe il sì all'accordo con l'Europa" ci dice un ristoratore del centro di Sifnos e ci conferma che molti non hanno capito che il referendum non è per uscire dalla moneta, ma riguarda il sì o il no alla proposta dell'Europa. "Comunque vada, continua, si metteranno d'accordo, sono anni che si mettono d'accordo… Europe is all about compromise, we have no power at all, Russia, China and USA decide everything on this planet, who cares about poor Greece? Questa sciocchezza della Comunità Europea – continua – e soprattutto della moneta unica ha fallito e se usciamo noi, qualcuno dovrà pagarli i nostri debiti. Secondo voi la Germania si accolla questo peso o la BCE preferisce continuare a versare fondi ogni settimana? Anche l'Italia ha debiti da pagare, e tanti".
Mentre mi si blocca il boccone in gola, capisco che aveva profondamente ragione. Intanto il clima è volutamente tranquillo sulla nostra isola tutta casette bianche e blu, ad ogni ingresso di hotel e ristorante si notano cartelli in inglese a rassicurare i turisti che il blocco dei bancomat riguarda soltanto i greci e non le carte estere. Come dire "spendete signori, il contante c'è ed è tutto per voi". Intanto nei negozi se possono evitare di accettare le carte lo fanno, ma dicono "il problema è nostro, voi siete al sicuro".
Una negoziante francese, oramai isolana, ci aveva allarmati il primo giorno, affermando con foga che le banche di Sifnos non avevano più il becco di un quattrino. Non era vero, visto che dopo esserci messi nella lunga fila dei turisti al bancomat del paese, sono uscite eccome le banconote, e nuove di pacca. "E' una corsa al massacro" dice il giovane Akis, commentando il problema crisi. Secondo lui si deve rimanere nell'Euro ma la Grecia deve essere aiutata, perché "è parte della comunità e perché la gente comune non ha colpa delle ruberie del governo". Dice anche che la destra e il resto dei politicanti stanno usando la crisi in atto a fini propagandistici. Lui studia ad Atene nell'Università americana ed è un programmatore informatico.
Il 5 luglio succederà un bel casino a quanto sembra. Noto che oggi molti di loro hanno perso quella freschezza e semplicità che solo pochi anni fa così tanto li caratterizzava. E la paura che i turisti smettano di affollare le spiagge c'è ed è papabile. C'è tensione, ma la parola d'ordine è silenzio con i turisti già sul posto. Elisabetta insiste che non sarebbe mai dovuta entrare la Grecia nella moneta unica, ma anche uscire ora sarebbe lo sfacelo. "Io vado sempre a sciare in Bulgaria, paese all'interno della Comunità ma che non ha l'Euro, non mi conviene andare in Grecia o altrove. Costa tutto il triplo per lo stesso servizio. Passo il confine e via. Da quando abbiamo lasciato la dracma è stato un dramma, non siamo più competitivi, e l'economia ha subito un grosso colpo".
Nessuno accenna mai al fatto che nel 2009 saltò fuori, grazie a una confessione di Papandreu, che il governo greco per entrare in Europa aveva al tempo falsificato i bilanci, mentendo su una situazione già drammatica di debito pubblico che non gli avrebbe di certo consentito di entrare nella moneta unica.
Converrà perdere la Grecia con tutto ciò che ne consegue, cioè che noi tutti ci accolleremo il loro debito, oppure optare per la riapertura dei rubinetti? Certo è che le navi vuote verso le isole che di solito strabordano di passeggeri puzzano un po' di complotto a demolire il turismo greco, unica fonte di guadagno per i malcapitati che così rischiano davvero la fine del Norman Atlantic.
Solo una barchetta bianca all'orizzonte e negli orecchi il sibilo del caldo Meltemi che secca i polpi al sole. Insalate fresche con pomodori e feta deliziosa ( l'odore di carne e formaggio scadenti americani sono oramai lontani). Acqua salata e sole caldo rigenerano corpo e mente. Da questo paradiso le baruffe europee sembrano così lontane ed inutili. La vita sull'isola è di una semplicità incantata. Il tempo si è fermato per sempre qui e negli occhi di una capretta che riposa sotto un'olivo si riflette il blu dell'Egeo infinito. Quel blu, dipinto di blu. Confesso, il mio ego mi sussurra dolcemente che le navi mezze vuote in arrivo dalla terraferma sono un vero e proprio sollievo. Yassou.
Olivia Lentucci, fiorentina di nascita, newyorkese di adozione. Greca in un'altra vita. Si occupa di social media marketing e vive a Brooklyn. Ha un marito e un bimbo che adora e una vita meravigliosa.