In una riunione del Consiglio di Sicurezza (CdS) sul mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, tenutasi lunedì 23 febbraio, in cui gli Stati membri hanno riaffermato il loro impegno nei confronti della Carta delle Nazioni Unite a 70 anni dalla sua firma, il segretario generale ha evidenziato che l’ONU è stata un'organizzazione con importanti successi al suo attivo, molteplici crisi all'ordine del giorno, e grandi opportunità a venire.
“L’ONU è stato fondato per evitare un'altra guerra mondiale, e in ciò vi è riuscito. Nonostante il ripetersi di genocidi e ripetuti focolai di conflitti armati, gli ultimi sette decenni sarebbero stati certamente ancora più sanguinosi, senza le Nazioni Unite” ha affermato Ban Ki-moon nel suo discorso.
Lo Statuto o Carta delle Nazioni Unite è l’accordo istitutivo dell’ONU, documento firmato il 26 giugno 1945 da allora 50 paesi membri che a San Francisco avevano concluso la Conferenza delle Nazioni Unite sull'Organizzazione Internazionale. La Carta entrò in vigore il 24 ottobre 1945 dopo la ratifica da parte dei 5 membri fondatori: Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti. Ormai è un documento o meglio trattato internazionale dato che che i 193 paesi membri dell’ONU, per appunto far parte dell'organizzazione devono riconoscerlo. In Italia lo Statuto è stato ratificato con la legge n. 848 del 17 agosto 1957. Lo statuto comincia con un preambolo che, come nella Costituzione degli Stati Uniti, inizia con il famoso verso “We the Peoples of the United Nations…”, ed è composto da 111 articoli suddivisi in 19 capitoli che spaziano dagli scopi e organi dell’ONU alle modifiche e ratifica dello Statuto.
Come l’ha definita il numero uno delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, “la Carta è un documento vivo, non una tabella di marcia dettagliata. È la nostra bussola, e sancisce principi che hanno superato la prova del tempo”. L’ONU oltre a dare un contributo considerevole alla pace e alla sicurezza, è stata fondamentale nel terzo pilastro sul quale poggia tutta l’Organizzazione, lo sviluppo. Inoltre le Nazioni Unite sono da sempre in prima linea per l’emancipazione delle donne, la salvaguardia dell’ambiente, la protezione dei bambini, la riduzione della fame e della povertà, nel combattere malattie e tanto altro ancora.
A sottolineare l'importanza di tale riunione, vi erano anche i due rispettivi ministri degli esteri della Federazione Russa e della Cina, ovvero Sergey Lavrov e Wang Yi.
Il ministro russo è stato diretto come al solito, chiedendo retoricamente e pizzicando un po gli USA: "E' il momento di rispondere alla domanda: vogliamo davvero vedere le Nazioni Unite come uno strumento efficace e influente per preservare la pace e la sicurezza oppure siamo pronti a permettergli di tramutarsi nell'arena della lotta propagandistica, con l'ONU escluso dal processo di trovare soluzioni importanti ai problemi internazionali?". Lavrov poi ha voluto elogiare la recente risoluzione approvata dal CdS e iniziata dalla Russia in merito all'ISIS e a quella sull'eliminazione delle armi chimiche in Siria, citandoli come un esempio positivo dell'indipendenza del Consiglio.
Il ministro degli esteri cinese Wang Yi – che presiedeva il dibattito, poichè la Cina detiene la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per febbraio – ha detto che le relazioni tra i paesi dovrebbero fondarsi su principi di uguaglianza e di cooperazione, aggiungendo che "nessun paese al mondo ha il diritto di imporre la propria volontà agli altri e soppiantare i governi legittimi".
Wang Yi ha anche avvertito i paesi della minaccia dell'uso della forza militare, e ha espresso preoccupazione riguardo i continui tentativi di riscrivere la storia facendo meglio dei criminali nazisti.
Tuttavia a fianco a tutti i nobili obiettivi e traguardi raggiunti dall'ONU, dobbiamo aggiungervi anche qualche fallimento come ad esempio i massacri avvenuti in Cambogia (1975-79), Ruanda (1994), Bosnia (1995), Darfur (2003) oppure gli scandali sessuali compiuti negli anni ‘90 da alcuni peacekeeper dell’ONU in missione ad Haiti, Mozambico, Kosovo, Bosnia e Cambogia; o ancora la continua proliferazioni di armi nucleari da parte di alcuni paesi (es. Korea del Nord) fino ad arrivare all’attuale problema del terrorismo internazionale (es. ISIS, Al Qaida, Boko Haram e Al shabaab). Ad ogni modo è bene ricordare che l’ONU è composta da ben 193 stati membri e che nel Consiglio di Sicurezza, basta anche solo un veto di un membro permanente, per bloccare una risoluzione che stia tentando un intervento mirato e concreto.
Avendo in testa (crediamo) proprio questi fallimenti che vi abbiamo elencato, l’Ambasciatrice Samantha Power, Rappresentante Permanente della Missione USA all’ONU, nel suo intervento, riferendosi proprio al preambolo della Carta, ha subito voluto sottolineare che al centro di ogni decisione debbano esserci proprio le persone. In merito Power, ha dettagliatamente illustrato come gli stati membri e l’organizzazione stessa possano migliorare l’efficacia del loro lavoro congiunto: 1) Il CdS deve giocare un ruolo forte come sancito dalla Carta e agire quando le circostanze lo richiedono; 2) Gli stati membri devono adempiere agli impegni presi oltre ad assistere l’ONU in qualsiasi azione intraprende; 3) Nel trattare con Stati che si fanno beffe dei loro obblighi internazionali e dei principi dell’ONU, quest’ultimo deve trovare modi più efficaci per mettere pressione su di loro.
Per quanto riguarda invece il terrorismo e i diritti umani, interessante è stato l’intervento dell’Ambasciatore Mark Lyall Grant, Rappresentante Permanente del Regno Unito all’ONU, il quale ha posto l’accento sull’importanza della sicurezza internazionale per prevenire conflitti e naturalmente violazioni dei diritti umani e abusi, invitando tutti gli stati e in particolare i membri permanenti del CdS ad accettare e seguire la giurisdizione della Corte Penale Internazionale. Quanto all’agenda di sviluppo post 2015, Lyall Grant ha dichiarato: “Il Regno Unito è orgoglioso di investire lo 0.7% del suo Reddito Nazionale Lordo (RNL) in aiuti ai paesi esteri. Siamo l’unico paese del G20 a far ciò”.
Passando all’Italia, l’Ambasciatore Inigo Lambertini, Vice Rappresentante Permanente della missione italiana (l'amabsciaotre Sebastiano Cardi era ieri fuori sede), riaffermando l’importanza del 2015 che segna i 70 anni dell’ONU, ha voluto ricordare che quest’anno è doppiamente significativo per l’Italia poiché rappresenta anche i 60 anni dell’adesione italiana alle Nazioni Unite avvenuta il 14 dicembre del 1955. Il discorso del numero due della Missione Italiana all’ONU, è stato incentrato sulle questioni complesse e che non conoscono confini che minacciano oggi la pace e la sicurezza internazionale e che vanno dal terrorismo ai cambiamenti climatici, passando dalla lotta all’Ebola e alla povertà. Infine Lambertini ha ricordato come “l’Italian Formula” – elogiata nel 1992 dall’allora Segretario Generale dell’ONU, Butros Butros Ghali – che consiste in un mix di approcci non solo istituzionali nell’intermediare un accordo di pace, rappresenti ancora oggi e in particolar modo nel Mediterraneo una formula rilevante.