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February 7, 2015
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L’Ucraina al di là del bene e del male dei confini dell’Europa

Emanuela ScridelbyEmanuela Scridel
Time: 6 mins read

La parola Ucraina deriva dallo Slavo Antico “ u okraina” ed è formata da “u" che significa “vicino, presso" e "ocraina" che vuol dire “periferia”; la radice slava “kraj” significa "limite", "bordo": “ukraina” significa dunque "al margine" o "sul confine". Ed è dal significato di questa parola che si vogliono muovere alcune riflessioni.

E’ innegabile che i rinnovati contesti europeo e internazionale impongano una riflessione “aggiornata” sul significato della parola “confine”. La fine delle egemonie politiche ed economiche che hanno determinato la storia recente, ha lasciato spazio a nuovi scenari macroregionali e all'apertura di fronti che impongono al mondo occidentale, ma anche agli altri mondi, di misurarsi, non solo con "l'altro da sé ", ma con una prospettiva – che in molti casi è già realtà – fatta di intrecci di civiltà, di convivenza di culture, di condivisione di problemi e soluzioni. In tale contesto, molti sono i segnali che impongono la necessità di ridefinire alcune categorie di lettura dei cambiamenti e dei soggetti che ne sono portatori, ma soprattutto, di proporre soluzioni che riguardano "tout court" l' umanità e che si possono definire di "high governance".

In sostanza è auspicata la capacità di governare le differenze e le istanze con pari diritto di cittadinanza, in tempi straordinariamente mutevoli. La globalizzazione sembrava aver abbattuto qualunque confine. E’ veramente così? E che cosa sono i confini?

Nell’analizzare questa parola e il suo significato ci si rende conto della molteplicità dei suoi utilizzi, in contesti anche molto differenti. In generale, quando parliamo di “confine”, ci riferiamo a quella linea immaginaria che delimita un’entità statuale da un’altra ed entro cui sono esercitati diritti e doveri ai quali, tutti coloro che vi appartengono, sono assoggettati.

Ma si parla anche di: confine tra il bene e il male, al confine della legalità, confine culturale, confine inteso come “margine”, confine quale “limite invalicabile” e dunque “potenziale causa” di conflitti se violato, confine in termini geo-politici.

Qualunque sia il contesto in cui la parola “confine” è adoperata, risulta però sempre connotata dal medesimo tratto distintivo: ossia indica un passaggio, da un qualcosa ad un qualcos’altro, indica “un’interruzione del continuum”. La parola “fine” viene dal latino, finis, e indica la conclusione di qualcosa: “con-fine” significa però che quella “fine” è “in comune” a chi sta dall’una e dall’altra parte. Il confine dunque come linea lungo la quale vi è un’interruzione, una discontinuità e, al tempo stesso, un contatto. In natura, non esistono discontinuità: qualsivoglia confine è pertanto costruito, artificiale, convenzionale.

Secondo Bauman i confini dividono lo spazio, ma non sono solo barriere, sono anche interfacce tra i luoghi e i soggetti che separano e pertanto fonti potenziali di conflitti e tensioni…; i confini sono tracciati per creare differenze, per distinguere un luogo dal resto dello spazio…;. vi sono "confini spontanei", costituiti dal rifiuto di una commistione..; i confini proteggono dall'inatteso e dall'imprevedibile. Secondo un’altra accezione, attribuibile a Lord Curzon e tutt’ora molto attuale : “…i confini sono la lama di rasoio sulla quale giace sospeso il nostro destino di pace e di guerra: il potere dei confini è artificiale. Risiede interamente nell' autorità di chi li traccia e nel consenso di chi li accetta”. A fronte di queste riflessioni, quali sono i confini dell’Europa?

La domanda, apparentemente semplice, si rivela in realtà estremamente complessa. Innanzitutto è necessario distinguere l’ambito a cui si intende fare riferimento nel definire i confini: geografico, storico, politico, giuridico, culturale. Giova sottolineare che, sebbene la storia non si faccia con i “se” – se non fosse per la dinamica storia secolare dalla Grecia in poi – è infatti intorno al VII sec a.C. che compare, con Erodoto, il nome “Europa” – l’Europa sarebbe probabilmente un pezzo trascurabile dell’Eurasia. Sono state le vicende storiche e culturali a determinare gli attuali assetti giuridici e politici degli Stati di cui è costituita. Che i confini d' Europa fossero incerti a Oriente e a Mezzogiorno è sempre stata cosa nota: come tali confini dovessero andare forgiandosi non è invece mai stato noto né si è riusciti a determinarlo. Nel secolo scorso la cortina di ferro, correndo all’interno dell' Europa, aveva di fatto consentito di mettere da parte la questione dei confini. Crollato il “muro” si è ripresentata la domanda: “dove finisce l' Europa?”. Oggi la domanda non è più eludibile.

Spesso si parla di confini europei a geografia variabile! Basti pensare anche solo alla storia dell’UE nei suoi 60 anni di vita: confini che si allentano (CEE-1957), confini che “rientrano “ (decolonizzazione anni ’60), confini che “saltano” pacificamente (gli allargamenti dell’UE), confini che esplodono» violentemente, si pensi alla ex-Jugoslavia e oggi all’Ucraina.

La Turchia, per secoli un impero considerato minacciante per l' Europa e oggi più che mai cruciale nel contesto geo-politico e strategico,  è oggi paese candidato ufficialmente a entrare nell' Unione. I Paesi costituitisi dalla disgregazione della federazione Jugoslava hanno ricevuto, nei trattati di associazione all' Unione, lo status di “potenziali candidati”. Fino a dove e secondo quali criteri l’Europa potrà ampliare i propri confini? E’ chiaro che il rapporto con chi sta oltre il confine non potrà essere indefinitamente risolto offrendo l' ingresso nell' Unione Europea. A tutt’oggi l'Unione europea (UE) è definita come un “partenariato economico e politico” unico nel suo genere, tra 28 paesi che coprono “buona parte” del continente. La politica di allargamento dell’UE definita in termini generali non ha indicato dei paletti oltre i quali l’Europa non è più tale. L’indefinitezza, da segnale di apertura e strumento di democrazia sta però diventando segnale di debolezza, evidenziando la mancanza di volontà, da parte dei suoi attuali paesi Membri a prendersi fino in fondo e in maniera coesa le proprie responsabilità: dunque prendendo decisioni determinanti per il proprio futuro.

Ma è pensabile un’Europa senza confini? La risposta è che, non solo è immaginabile, ma forse già esiste; si potrebbe dire che si tratta di un’”Europa parallela” : è “l’Europa della Conoscenza”. La conoscenza, non possiede confini. E’ un bene inesauribile: è quel bene molto particolare che più si consuma, più cresce e fa crescere chi lo consuma ed è un bene universale. “Conoscere” equivale a “poter scegliere” e la conoscenza si declina anche in cultura e in dialogo interculturale. L’Europa, quella moderna, poggia sui valori fondamentali di libertà, giustizia, uguaglianza, rispetto della legge e protezione dei diritti umani e ha forse capito che Conoscenza e Dialogo Interculturale sono essenziali per l’identità dell’Europa, poiché offrono una doppia opportunità: di rafforzare la fiducia in sé stessa e nella propria identità culturale e al tempo stesso la possibilità di intensificare la conoscenza delle altre culture, quelle che stanno al “confine” e dunque permettere l’accrescimento reciproco. I confini, come divisione e periferia, come luogo dell'estremo spesso sono percepiti in maniera negativa. Eppure, secondo la lezione di Omero e Virgilio e infine di T.S. Eliot “è nei confini che risplende l’identità dell’Europa”, perché il confine è diversità, confronto, inclusione. E solo conoscendo i confini, si conoscerà l’Europa e forse, si riuscirà a delinearla compiutamente.

 


ScridelLaureata all’Università L. Bocconi di Milano in “Economia politica”, Emanuela Scridel ha lavorato presso Organismi Internazionali quali le Nazioni Unite e la Commissione Europea e presso istituzioni pubbliche e private,  fra cui Confindustria, Ministero Affari Esteri, Ministero dei Beni Culturali. E’ attualmente Esperto presso la Commissione Europea e docente di strategie internazionali presso diverse università fra cui SDA Bocconi e  LUISS. E’ autrice di numerose pubblicazioni fra cui il volume: “L’India: da paese in via di sviluppo a potenza economica. Strategia di sviluppo e ruolo dei mercati finanziari internazionali”.

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Emanuela Scridel

Emanuela Scridel

Economista esperta in Affari internazionali e Unione Europea.

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