Sotto l'assenza di concretezza della politica, l'università di Agrigento rischia di chiudere e con lei, 3000 studenti rischiano il proprio diritto allo studio
“Latitante”: questa la definizione che meglio può descrivere la posizione della politica siciliana e provinciale rispetto al serio pericolo che alcune migliaia di studenti universitari di una delle province più povere d'Italia stanno correndo in questo momento.
Il Polo Universitario di Agrigento, una sede distaccata che fa riferimento all'Università degli Studi di Palermo, rischia di chiudere a causa della scelta del commissario straordinario del Libero Consorzio di Agrigento (che dovrebbe avere preso il posto delle vecchie Province), Alessandra Di Liberto, e della Camera di Commercio di Agrigento di recedere dal Consorzio Universitario della provincia di Agrigento (CUPA). Alla base di questa scelta c’è la crisi finanziaria dell’ex Provincia, commissariata e lasciata senza soldi dalla Regione.
Ricordiamo che i due enti, entrambi soci fondatori del CUPA, impegnavano a favore dello stesso Consorzio la cifra di 800 mila euro all’anno: 750 mila a carico dell’ex Provincia e 50 mila euro a carico della Camera di Commercio. All'appello mancano insomma 800 mila euro. Su questo fronte la politica siciliana a agrigentina tace.
Una timida promessa è arrivata dall’assessore regionale alla Formazione professionale Mariella Lo Bello, guarda caso agrigentina, che è intervenuta nel corso di un'assemblea generale indetta dagli stessi studenti del Polo universitario, assicurando alle presenza del presidente e dei vertici del CUPA che, da parte della Regione, vi sarebbe l’interesse alla positiva risoluzione della vicenda. A giorni dovrebbe arrivare la nota che annuncerà la volontà della regione di trasferire i fondi a destinazione vincolata per la salvaguardia del Consorzio universitario. Sarà così, o siamo davanti alle solite promesse di un governo regionale che prende solo tempo?
Alla manifestazione organizzata dagli studenti non era presente soltanto l'assessore regionale, ma anche molti esponenti di vari partiti politici che, come logico, si sono limitati ad abbozzare qualche promessa poco supportata da fatti concreti, motivo per il quale molti studenti si sono detti delusi ed hanno contestato fermamente la classe politica locale.
Non sono mancati i momenti di duro confronto. Il primo ad alzare i toni ed a “cantarle” – è il caso di dirlo – ai politici è stato il frontman della nota band agrigentina i“Tinturia”, Nello Analfino, che ha apertamente tacciato la classe politica di tenere sotto scacco il CUPA in un continuo stato di bisogno che, viene da sé, rappresenta anche un bacino di voti non indifferente. Tra gli interventi politici da segnalare, quello del deputato Roberto Di Mauro, secondo il quale né lui, né la classe politica meritano la gogna mediatica e di non dover di salire "sul banco degli imputati, perché finora si è lavorato per salvare il CUPA".
Parole, queste, che sanno più di vane scuse che di impegno concreto, e per questo mal digerite dagli studenti universitari che non hanno avuto paura a definirsi “presi in giro da una classe politica che fino ad oggi si è limitata a qualche comunicato stampa”.
Anche i sindacati tuonano contro la classe politica, chiedendo fattivamente che vengano mostrati i “conti del CUPA”. La Cgil agrigentina, per voce del suo segretario, Massimo Raso, ha chiesto infatti, che si faccia una “operazione verità”, ovvero che si rendano noti pubblicamente i conti del Consorzio universitario. Ad esempio: a quanto ammontano le tasse universitarie che i giovani studenti agrigentini hanno versato in tutti questi anni? E quanti soldi sono stati spesi in consulenze e, in generale, in quelle che la Cgil non esita a definire "amenità varie"?
Purtroppo, il tempo passa, ma i problemi restano e sullo sfondo di questa vicenda che assume toni surreali, e in cui tutti scaricano la colpa sugli altri, ci sono circa 3 mila studenti che rischiano, per l'ennesima volta, di vedersi negato quel diritto sancito non solo dal buon senso, non solo nell'articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ma soprattutto dalla Costituzione Italiana che al 3° e 4° comma dell'articolo 34 sancisce il diritto “dei capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi economici, di raggiungere i gradi più alti degli studi nonché il dovere della Repubblica a rendere effettivo questo diritto”.
Sono degli studenti allo stremo delle forze, quelli che hanno scritto una lettera aperta al Presidente della Regione, Rosario Crocetta, per “elemosinare” il loro diritto allo studio: “Non si può dire che i giovani sono il futuro – hanno scritto gli studenti – e poi impedir loro di crearselo. Non si può parlare di stato sociale e poi non garantire un servizio di primaria importanza per il cittadino, perché tutto può essere tagliato meno che l'istruzione”.