Dai MIST – acronimo coniato da Jim O’Neill di Goldman Sachs per indicare quelle che un tempo erano considerate le nuove potenze economiche emergenti, ossia Messico, Indonesia, Corea del Sud e Turchia – ai BRICS, ora BRICS+, il passo è stato breve, forse persino prevedibile.
La Turchia ha ufficialmente confermato la propria volontà di entrare a far parte dei BRICS+, l’organizzazione delle cosiddette economie “emergenti”, termine forse ormai improprio, composta dalle nazioni fondatrici – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – e da quelle recentemente aderenti, quali Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran, sotto la presidenza russa per il 2024.
Potenza militare, membro chiave della NATO (secondo esercito per numero di effettivi nell’Alleanza), membro del G20, paese “candidato ma non troppo” all’UE e “vicino ma non troppo” alla Russia, la Turchia, storicamente considerata una minaccia per l’Europa, è oggi più che mai cruciale nel contesto geopolitico globale, rappresentando un ponte tra la nuova Europa e il sempre più frammentato Medio Oriente.
Terra “al confine” e “di confine” – solo il 3% del suo territorio si trova in Europa, mentre il restante 97% è in Asia – la Turchia può essere considerata parte dell’Eurasia più che dell’Europa. Con una popolazione di oltre 85 milioni di persone, pari a quasi un quinto di quella dell’Unione Europea (450 milioni), e una forte impronta islamista – il 99,8% della popolazione è musulmana – le sue contraddizioni ne fanno un attore strategico sullo scenario internazionale. Definirla un “ossimoro in sé” non sarebbe un’esagerazione: la Turchia esprime “tutto e il contrario di tutto”.
Tuttavia, un filo conduttore esiste, ed è l’interesse economico, il motore che guida la sua politica e il costante spostamento del suo baricentro. Con l’adesione ai BRICS+, la Turchia mira a entrare in un mercato vastissimo e a giocare un ruolo bilaterale e multilaterale ancora più ampio, rafforzando i legami con potenze come Russia e Cina, senza però rinunciare ai suoi storici rapporti con Unione Europea e Stati Uniti.
Erdogan, inoltre, potrebbe porsi come ago della bilancia tra i due nuovi blocchi grazie al controllo dei flussi migratori verso l’Europa, un ruolo non certo privo di costi.
Con una crescita economica del 4,5% nel 2023 (fonte Banca Mondiale) – contro lo 0,4% dell’UE – la Turchia si inserisce a pieno titolo nei BRICS, caratterizzati, tra l’altro, da dinamiche economiche in crescita. Secondo la Banca Mondiale, i BRICS+ rappresentano oggi il 28,6% del PIL mondiale e il 45,6% della popolazione globale, includendo molte delle più rilevanti potenze energetiche e petrolifere.
La presidenza russa dei BRICS+ ha fissato l’obiettivo di rafforzare la cooperazione in tre ambiti chiave: politica e sicurezza, economia e finanza, rapporti culturali e umanitari. Questi obiettivi si concretizzeranno in una maggiore collaborazione fiscale e doganale, un ruolo più incisivo dei BRICS+ nel sistema finanziario internazionale e una maggiore cooperazione tra i sistemi bancari. Tra le proposte, spicca l’idea di creare una valuta digitale per favorire la de-dollarizzazione delle transazioni internazionali.
L’ampliamento dei BRICS con l’ingresso della Turchia solleva però una questione significativa: l’inclusione di numerosi Paesi non democratici. E la domanda resta aperta: “Il successo economico necessita della democrazia?”
In effetti, il dato più interessante sui BRICS+ è la prevalenza delle dinamiche economiche su quelle politiche, al punto da influenzarle, così come l’impatto del potere economico sugli equilibri mondiali e sulla governance globale. Non a caso, il termine “governance” è mutuato dall’economia, e il potere economico sembra oggi ristrutturare persino gli organismi internazionali.
L’interesse della Turchia a unirsi ai BRICS evidenzia dunque una tendenza verso la riconfigurazione dell’ordine mondiale.
Non resta che attendere gli esiti del prossimo vertice BRICS, che si terrà a Kazan, capitale della Repubblica russa del Tatarstan, dal 22 al 24 ottobre. Una coincidenza temporale non da poco: giusto una decina di giorni prima delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti!