Perché sia un bene che abbia vinto Syriza non ci vuole molto a dirlo. Se avesse vinto Nea Dimokratìa a quest'ora ci sarebbero stati altri lutti, altra Trojka, altro predominio delle banche d'affari senza luce, senza speranza, né per la Grecia, né per noi, che siamo sulla stessa barca.
Syriza obiettivamente era l'ultima spiaggia, l'unica occasione di tentare di far saltare il banco.
Ma questo lo dicono tutti. Tentiamo di andare oltre l'entusiasmo epidermico e superficiale di questi giorni.
Intanto una precisazione: secondo me qualche brogliuccio c'è stato. Queste élite, che non esitano a creare guerre dove si bombardano civili inermi, non sono certo così timide da fermarsi davanti a qualche "trucchetto" per aiutare i loro amici.
Ci hanno provato anche in Grecia ad imbavagliare Alexis Tsipras. Sapendo di non avere un "Renzi" nuovista a portata di mano (ah! quanto sei ingenuo, Tsipras, a dire che tu sei sulla stessa linea di Renzi! Ma tu lo sai veramente quali interessi rappresenta?), sapendo che la sinistra ufficiale, il PASOK che rovesciò i colonnelli, è ormai completamente squalificato (è un miracolo che abbia superato lo sbarramento… miracolo o…. abbiamo capito), si sono inventati in fretta e furia un nuovo PASOK, Proponendo "quasi" le stesse cose di Syriza, appena più morbide nei confronti dell'Europa, con l'eterna scusa della "credibilità" attraverso un partito "nuovo di zecca": "to pòtami".
Operazione di distrazione di massa bella e buona: si crea una concorrenza a sinistra, cercando di far "smottare" un po' dell'elettorato di centro, quanto basta per smorzare l'avanzata di Syriza (che più che a Vendola, chissà, mi fa pensare ai nostrani 5 Stelle) e ad impantanarlo in un'estenuante tattica parlamentare.
Gli exit poll danno Syriza vincente? Sì, ma poi al ministero dell'Interno i dati un po' si possono aggiustare: quanto basta per spiazzare il quarantenne alla ribalta.
Sembrava che ce l'avessero fatta: lasciamo festeggiare il "popolo bue" per i 149 seggi (ma guarda caso ne manca solo uno alla metà assoluta, quando si dice la combinazione…), poi arriva, inesorabile, la "dichiarazione" di appoggio esterno del partito-civetta (to pòtami), e poi….tutto resta come prima, perché il progetto è di farlo "ballare senza musica" come si dice dalle nostre parti.
A questo punto, però, è successa una cosa che a Bruxelles non si aspettavano. Il quarantenne si dimostra politico molto fine. Supera lo steccato ideologico dei post-comunisti, e si allea con la destra no-euro, a destra degli europeisti di Samaras, quanto basta per avere quell'orgoglio sovranista che manca ai servi del "L'Europa ce lo chiede", ma a sinistra dell'Alba Dorata, quanto basta per non scadere nell'estremismo nazifascista. Una mossa intelligente e disinvolta, che mette insieme sovranisti di destra e di sinistra, e che crea un precedente che a questo punto sarà difficile fermare.
Il partito dei Greci Indipendenti è molto votato tra la polizia e l'esercito ellenico, e questo dovrebbe garantire da eventuali colpi di mano, ma quest'alleanza, e la mancata maggioranza assoluta di Syriza, è una manna dal cielo per un altro motivo, che nessuno ha detto.
Syriza è un partito coraggioso, che sta rompendo finalmente un cartello di ipocrisia. Ma ha tutti i limiti della Sinistra europea, che i Greci Indipendenti di Anel non hanno, e che quindi potrebbero contrare con gli anticorpi giusti.
Anel da un punto di vista ideologico è un po' come la nostra Lega, un po' come la Le Pen in Francia, un po' come la Russia e l'Ungheria di oggi. E' un piccolo partito, il più piccolo che sia entrato in Parlamento. Perché? Un po' perché in queste elezioni epiche il voto si è polarizzato, come nelle elezioni italiane del 1948, e quindi chi voleva cambiare votava per Tsipras, chi voleva che tutto restasse com'era votava per Samaras. Ma un po' ciò è dovuto al fatto che l'elettorato greco è tradizionalmente "di sinistra", un po' come – ad esempio – in Sicilia l'elettorato gira gira è sempre più di destra che di sinistra. E' proprio un fatto culturale di prevalente progressismo dell'elettorato greco.
Ma in molte cose questi hanno le idee più chiare, molto più chiare della Sinistra di Tsipras. Non sono solo "contro l'austerità". Hanno capito qual è il vero nemico: sono contro l'euro, senza se e senza ma. Non fanno "flip flop" come Syriza sull'Europa, ma sono semplicemente per il ritorno alla dracma. Poi non seguono la sinistra europea nella battaglia "sorosiana" per i cosiddetti nuovi diritti civili. Hanno capito benissimo che dietro questa battaglia è in corso un'azione per demolire culturalmente la famigila in quanto tale. Tutte le sinistre europee, invece, non hanno il vaccino giusto contro questa strumentalizzazione e cadono nella trappola, e così anche quella greca. Poi, non sono inutilmente anticlericali come Syriza: la Grecia ha la fortuna di avere una Chiesa poco invasiva nella politica, che costituisce un fattore di coesione e di identità nazionale, e che ha consentito al Paese di sopravvivere ai tempi della Trojka, nulla a che vedere con certo clericalismo nostrano (non ce ne voglia Papa Francesco, che ha realmente cambiato rotta e che ammiriamo). Essere "laicisti" oggi non è molto lungimirante: un conto è la libertà di credere o non credere, un conto è non capire che una società senza alcuna religione di riferimento è destinata ad autodistruggersi. E, infine, sono apertamente contrari all'invasione di extracomunitari voluta dalle élite, contrari con la testa, senza raggiungere l'odioso e stupido razzismo di Alba Dorata. Hanno capito che questa invasione serve a togliere diritti ai nostri cittadini, non a darli ai nuovi. E in questo purtroppo, Tsipras, come i nostri pentastellati, come i "Podemos" spagnoli, purtroppo, non hanno capito proprio niente.
Il tutto condito con una buona dose di anticorpi democratici contro tentazioni autoritarie o fascistoidi e con una buona dose di sensibilità sociale che prenda le distanze dagli ultraliberismi.
Sono un piccolo partito, ma speriamo che, con la loro indispensabile collaborazione alla formazione di una maggioranza in Grecia, costituiscano quel piccolo antidoto contro le "tare genetiche" della sinistra europea, di cui impediranno la solita deriva.
Forse oggi è un giorno bello, per la Grecia e per l'Europa, Quand'è che tocca a noi?
*Massimo Costa, economista, insegna all'Università di Palermo