Sotto il peso di flussi migratori senza precedenti, la comunità internazionale perde sempre piú di vista l'obiettivo di salvare la vita dei profughi concentradosi invece sui controlli delle frontiere. È questo l'allarme lanciato dall'agenzia dell'ONU per i rifugiati (UNHCR) alla vigilia del meeting di Ginevra dedicato alla protezione dei migranti e in coincidenza con la celebrazione della Giornata dei Diritti umani.
“È un errore – ha dichiarato mercoledì nel corso di una conferenza stampa Antonio Gutierres, l'alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati – Il controllo delle frontiere e dei flussi migratori sono una preoccupazione di tutti i paesi ma le politiche tese a risolverli non devono essere progettate in modo che le vite umane finiscano per diventare danni collaterali”.
Secondo stime dell'ONU, almeno 348.000 persone hanno rischiato la vita per fuggire a condizioni di miseria e di conflitto nei propri paesi d'origine e l'Europa, che è praticamente circondata da questi conflitti a sud, in Libia, a est, in Ucraina e a sud-est, in Siria ed Iraq, deve fronteggiare veri e propri esodi di rifugiati. Ben 207.000 anime che, solo nel 2014, hanno provato ad attraversare il Mediterraneo: un aumento di circa tre volte il record precedente di 70.000 persone, registrato nel 2011.
Ma il Mediterraneo non è l'unico tragitto migratorio per i diseredati del globo. Secondo l'agenzia dell'ONU, ben 82.000 persone hanno attraversato il Golfo di Aden e il Mar Rosso per raggiungere i ricchi paesi del Golfo Persico dal Corno d'Africa. Nel Sudest asiatico, circa 54.000 persone sono salpate da paesi come il Bangladesh o Myanmar alla volta dell'Indonesia, la Tailandia e la Malesia.
In aggiunta ai pericoli inerenti alle traversate vere e proprie, molti di questi profughi devono subire i soprusi perpetrati dai trafficanti e dalla criminalità organizzata che controlla i traffici e il pericolo che si va profilando, secondo le Nazioni Unite, è che molti dei governi coinvolti, si ritrovano ad essere incapaci sia a controllare il flusso migratorio che a tutelare la vita di queste masse di disperati.
“È impossibile fermare attraverso la deterrenza una persona che tenta di sfuggire a condizioni di vita estreme – ha dichiarato Antonio Gutierres – La questione va affrontata alla base risolvendo i problemi nei paesi di origine e attaccando le organizzazioni criminali che gestiscono questi traffici. […] Per quanto riguarda coloro che riescono a sopravvivere a questi viaggi, i paesi che li accolgono devono elaborare nuove strategie per distinguere i veri rifugiati da coloro che non lo sono”.
L'alto commissario per i Diritti umani, Zeid Ra'ad Al Hussein che ha partecipato all'evento sponsorizzato dall'UNHCR, ha messo in guardia i paesi ricchi dai pericoli della xenofobia. “Tentativi unilaterali di chiudere le frontiere sono quasi certamente inutili – ha dichiarato Al Hussein – e la risposta a questi problemi non può consistere in aggressive, e spesso controproducenti, politiche anti-traffico”.
I responsabili dell'ONU hanno anche messo in evidenza il fatto che le strategie anti-immigrazione non diminuiscono l'entità dei flussi migratori ma aumentano i rischi che essi devono affrontare creando zone di illegalità e di impunità. Un possibile soluzione, sarebbe quella di abbandonare la mentalità dell'assedio di molti paesi ricchi e di creare invece dei corridoi di immigrazione legale che consentirebbero maggiori controlli.
“È un tratto tipico della natura umana quello di cercare protezione, opportunità di emancipazione e speranza anche sfidando pericoli enormi – ha concluso Al Hussein – Al loro posto anche noi probabilmente agiremmo nella stessa maniera”.