Il mondo contemporaneo non ha mai assistito a una epidemia simile. L’ONU ha avvertito che il virus è “molto più avanti” della risposta globale e che l’attuale crisi sta mutando da locale ad internazionale, richiedendo così a tutta la Comunità Internazionale di agire al più presto e con ogni mezzo per porre fine a tale flagello.
Durante il suo briefing all’Assemblea Generale, Anthony Banbury, capo dello UN Mission for Ebola Emergency Response (UNMEER), via teleconferenza dato che lui stesso si trova sul campo e precisamente in Ghana, ha avvertito che si tratta di una crisi non solo sanitaria ma anche alimentare, la quale sta minando gravemente la struttura socio-economica dei tre paesi maggiormente colpiti: Guinea, Liberia e Sierra Leone.
Il numero uno della Missione UNMEER ha notato inoltre che le pratiche sociali e culturali in questi tre paesi, sono tra i fattori che contribuiscono a propagare il virus invece che a contenerlo. “Molte persone nei paesi colpiti continuano ancora a negare che l’Ebola sia reale. Dobbiamo comprendere e rispettare gli usi e costumi sociali … cercando tuttavia di trovare dei metodi per combattere la malattia che siano accettabili a livello delle comunità”, ha annunciato Banbury, rimarcando che la sfida è immensa, il tempo è il maggior nemico e sebbene siamo ritardo questa battaglia può ancore essere vinta.
Sempre all’Assemblea Generale, il vice segretario generale Jan Eliasson ha affermato che l'epidemia sta per di più mettendo in pericolo i progressi conquistati con tanta fatica negli ultimi anni in Africa occidentale. I paesi vicini sono a rischio e nessuno di noi è al sicuro dalla minaccia rappresentata dall’Ebola. “Nessun paese, nessuna organizzazione può affrontare da sola il virus”, ha detto Eliasson durante il suo intervento, aggiungendo che la crisi richiede la mobilitazione collettiva all'interno e al di fuori dei paesi colpiti. Il vice segretario generale ha poi voluto far luce sul fatto che chiudere le frontiere o imporre divieti di viaggio non porta ad isolare l’epidemia ma piuttosto i paesi colpiti e impedendo in questo modo agli aiuti di raggiungere chi soffre e necessita di soccorsi.
Anche il dottor David Nabarro, inviato speciale del segretario generale sull’Ebola, nel suo speech ha ribadito che senza la mobilitazione di massa della comunità internazionale a sostenere i paesi colpiti dell'Africa occidentale, “sarà impossibile mettere rapidamente questa malattia sotto controllo, e il mondo dovrà vivere con il virus dell’Ebola per sempre”.
Purtroppo l’epidemia si sta diffondendo più velocemente degli sforzi dispiegati per contenerla e questo è un dato di fatto, basta andare sul sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) o su quello del Centers for Disease Control and Prevention (CDC) – tanto per citarne due dei più importanti e seguiti – per avere una panoramica attuale e dettagliata sull’Ebola. Infatti proprio in un recente aggiornamento, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha segnalato 8033 casi e 3879 decessi dovuti all’Ebola in base alle informazioni fornite dai Ministeri della Salute di Guinea, Liberia e Sierra Leone. L'agenzia in tale aggiornamento osservava che l’epidemia continuava ad accentuarsi in Sierra Leone e in Liberia, mentre la situazione in Guinea sembra essere più stabile, anche se, nel contesto di una epidemia di Ebola, tutto può cambiare da un momento all’altro.
Secondo il WHO, 375 operatori sanitari sono stati colpiti dal virus (67 in Guinea, in Liberia 184, 11 in Nigeria, e 113 in Sierra Leone) e 211 di questi sono morti in seguito (35 in Guinea, 89 in Liberia, 5 in Nigeria, e 82 in Sierra Leone). Ovviamente poi bisogna anche aggiungere che un singolo caso di Ebola è stato registrato anche in Senegal, Stati Uniti e Spagna, dove fortunatamente la situazione è invece sotto controllo poiché si trattava di viaggiatori provenienti dai paesi colpiti.
Sam Kutesa, presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU, ha affermato che gli stati membri dell’ONU devono “raddoppiare i propri sforzi, anche finanziari” data la natura senza precedenti dell’epidemia.
Infine a tal proposito, giovedì 9 ottobre, durante una riunione speciale sull’Ebola tenutasi a Washington DC, presso la Banca Mondiale, Ban Ki-moon ha elogiato non solo quest’ultima per l'approvazione di 400 milioni di dollari in sovvenzioni e prestiti per i paesi colpiti, ma anche tutto il personale medico e di supporto che si trovano sul campo a salvare vite umane. “Le cose andranno peggio prima di migliorare”, ha osservato il Segretario Generale dell’ONU, tutto dipende dalla rapidità e dall’efficacia degli sforzi da parte della Comunità Internazionale. Insomma Ban ha voluto far capire che l’ONU – come tutti dovrebbero ricordarsi – è composto da 193 Stati Membri e quindi tutti sono tenuti a contribuire al meglio e al più presto senza lasciare l’organizzazione da sola a combattere contro questa epidemia.