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September 30, 2014
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ONU: Per l’inviato della Santa Sede, Cardinale Parolin, giusto fermare i terroristi con un uso proporzionato della forza

Stefano De CupisbyStefano De Cupis
Il Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin della Santa Sede durante il suo intervento all'Assemblea Generale. UN Photo/Cia Pak

Il Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin della Santa Sede durante il suo intervento all'Assemblea Generale. UN Photo/Cia Pak

Time: 2 mins read

 

Di fronte agli ultimi attacchi compiuti dai vari gruppi terroristi nei confronti dei cristiani e delle altre minoranze religiose in Medio Oriente, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di stato della Santa Sede e inviato del Papa per l’Assemblea Generale dell’ONU, ha evidenziato che l’ONU può davvero riuscire a dare scacco matto al terrorismo attraverso azioni congiunte e lecite.

Sottolineando il principio della “responsabilità di proteggere" – adottato in occasione del vertice mondiale delle Nazioni Unite nel 2005 – recante  misure per arginare crimini atroci e proteggere i civili quando uno Stato non è disposto o non in grado di farlo, il cardinale ha voluto così condannare recenti veti al Consiglio di Sicurezza e l’indifferenza di taluni stati che ha impedito una risposta necessaria e urgente.

“E' deludente, che fino ad ora, la comunità internazionale è stata caratterizzata, per quanto riguarda i conflitti in Siria, Medio Oriente e Ucraina, da voci contraddittorie e addirittura dal silenzio. E' fondamentale che ci sia un’unità d'azione per il bene comune, evitando il fuoco incrociato dei veti”, ha dichiarato in merito il cardinale Parolin.

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L’inviato ha poi ricordato i tanti cristiani e le tante minoranze religiose ed etniche che negli ultimi mesi hanno subito delle atroci persecuzioni e che continuano a soffrire soprattutto in Iraq e in Siria. “Il loro sangue ci esorta a un impegno costante nel rispettare e promuovere la dignità di ogni singola persona, come voluto e creato da Dio”, ha aggiunto il cardinale Parolin che parlando della natura transnazionale del terrorismo, ha rimarcato che non bisogna equiparare il terrorismo criminale ad uno scontro di civiltà poiché tutto ciò porta solo a reazioni di natura xenofoba che paradossalmente rafforzano solo il terrorismo stesso.

Infine il rappresentante di Papa Francesco ha concluso il suo intervento ponendo l’accento su un altro male della società moderna, ovvero, il sistema finanziario mondiale che ormai è “governato solo dalla speculazione e dalla massimizzazione del profitto, e dove gli individui sono considerati come prodotti usa e getta in una cultura dei rifiuti”. A tal proposito, l’ONU e la comunità internazionale hanno una responsabilità urgente verso i poveri e gli esclusi, proprio perché “la giustizia sociale ed economica è una condizione essenziale per la pace”.

Un punto importante e che avrebbe sicuramente contribuito a rafforzare ancora di più l’immagine della Santa Sede è stato tralasciato dal cardinale, ma sarebbe stata forse l’occasione e la location ideale per parlare di come la Santa Chiesa stia procedendo contro la pedofilia e quindi anche dell’arresto avvenuto alcuni giorni fa in Vaticano per pedofilia di Jozef Wesolowski, arcivescovo polacco ed ex nunzio apostolico a Santo Domingo. In Vaticano Wesolowski è stato quindi sottoposto prima al giudizio canonico, il cui primo grado si è concluso a giugno di quest’anno con la riduzione allo stato laicale, poi a un processo penale, seguito dalle autorità di polizia e dalla magistratura vaticana. L’ingresso in una cella dello Stato Città del Vaticano è avvenuto martedì 23 settembre. Papa Francesco sta letteralmente compiendo una rivoluzione e una pulizia davvero accurata tra le mura vaticane.

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Stefano De Cupis

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