Chissà cosa penserebbe Machiavelli di ciò che sta accadendo nell’esercito nigeriano. Lui, che ha scritto pagine e pagine sull’importanza di avere soldati non mercenari e ottimi comandanti perché le cose filassero liscio. E invece in Nigeria da mesi si sta compiendo una carneficina ai danni di civili con l’esercito che settimana dopo settimana appare sempre più un colabrodo formato da uomini spaventati e con una terribile voglia di scappare.
Da mesi le milizie islamiche di Boko Haram, sono passate dagli attentati agli assalti di villaggi specialmente nella regione del Borno, al confine con il Camerun. Assalti con donne e bambini uccisi, ragazzini rapiti per essere arruolati e chiese devastate.
La paura del governo è ora che possano arrivare a Maiduguri, capitale di questa regione e prendere possesso dei palazzi governativi. Sarebbe un ulteriore smacco per un esecutivo che fatica a respingere la loro avanzata e che nei giorni scorsi ha deciso di usare le maniere forti contro i propri militari.
Dodici soldati sono stati condannati a morte dopo che presi dall’esasperazione e dallo sconforto hanno tirato pietre e sparato contro l’auto del proprio comandante. L’episodio è avvenuto a metà maggio. Siamo nel pieno delle ricerche delle oltre 200 ragazze rapite dai guerriglieri.
Il generale Mohammud ordina ai suoi uomini di percorrere di notte una strada nota per i frequenti attacchi di Boko Haram. I soldati si rifiutano, “è una missione suicida”, dicono. Ma il loro comandate insiste e una squadra parte senza fare più ritorno. Quando i colleghi scoprono i cadaveri martoriati esplode la loro rabbia contro il comandante che ha poi riportato l’episodio davanti al tribunale militare.
Ma questa è solo l’ultima vicenda che mostra come il morale dei soldati sia sotto terra. La settimana scorsa decine di soldati si sono mischiati alla folla che dal nord della Nigeria cercava rifugio in Camerun fuggendo dalle violenze.
Uomini che invece di combattere hanno indossato i panni dei profughi. “E’ stata solo una mossa strategica”, ha dichiarato il governo quando il Camerun ha fatto trapelare la notizia, ma ormai la reputazione delle forze armate nigeriane era già ridotta a brandelli.
Alcuni di loro impegnati nei combattimenti al nord hanno parlato in maniera anonima a dei cronisti locali. “Le nostre paghe sono da fame, ciò che ci danno da mangiare non basta neanche per un bambino – hanno dichiarato – e le munizioni scarseggiano.
Durante uno degli ultimi combattimenti ogni miliziano avevano centinaia di proiettili a disposizione, ognuno di noi solo poche decine. Come si fa a combattere così?”. Alle proteste dei soldati si sono aggiunte quelle delle mogli che sono andate a protestare fuori da una caserma di Maiduguri per tentare di fermare la partenza dei loro mariti al fronte.
La strategia del presidente della Nigeria Goodluck Jonhatan è quella di incrementare la dotazione dell’esercito e ha chiesto al parlamento di approvare un prestito estero di un miliardo di dollari. Una mossa che per molti è stata una tacita ammissione che le sue truppe erano al fronte con armi ridicole.
Al contrario invece di Boko Haram che a detta degli stessi soldati è in possesso di armi “sofisticate” che neanche loro hanno. Armi acquistate grazie ai milioni di euro di riscatti ottenuti dai rapimenti a cui si aggiungono quelle del governo nigeriano, rubate o ottenute grazie a ufficiali locali corrotti che vedono sempre più lontane Abuja e Lagos, le grandi città dove in questi anni tutto si è deciso senza tenere conto della crisi che strozzava il nord e che è stata un detonatore per l’esplosione di Boko Haram.