I numeri pesano come montagne. Ogni anno nel mondo un miliardo di bambini e adolescenti della fascia di età compresa fra 2 e 14 anni è vittima di pene corporali o maltrattamenti commessi in gran parte (il che è scandaloso) all’interno della famiglia, dalle persone o istituzioni che dovrebbero averne cura come genitori, parenti, e a volte perfino babysitter o insegnanti.
Un miliardo, per una società che ha la pretesa di considerarsi civile, è moltissimo. Significa che un settimo della popolazione dell’intero pianeta cresce in un clima di paura e violenza. Significa che se il popolo dei giovanissimi fosse una nazione sarebbe la terza nel mondo, dopo la Cina e l’India.
La denuncia di questa vergogna globale viene da un’ italiana, Claudia Cappa, responsabile della Data and Analytics Section dell’UNICEF, l’agenzia internazionale dell’ONU per l’infanzia. La dottoressa Cappa, che ha studiato economia internazionale a Trieste e Ginevra, con successive specializzazioni al MIT, a Berkeley e Harvard, è ben nota all’interno e fuori dalle Nazioni Unite per avere studiato a fondo e denunciato un altro scandalo cosiddetto “culturale”, sul quale in passato la comunità mondiale aveva preferito chiudere gli occhi: quello delle mutilazioni genitali femminili.
Del problema della violenza infantile e adolescenziale, la dottoressa Cappa si occupa ora in uno studio dal titolo significativo, Hidden in Plain Sight. La violenza nei confronti dei giovanissimi, infatti, è da sempre sotto gli occhi di tutti. Ma (esattamente come succede con i cosidetti graffiti che deturpano le città italiane, e incoraggiano forme di criminalità molto più gravi) la verità è che la rassegnazione e l’indifferenza l’hanno resa praticamente invisibile. Si deplora, si grida allo scandalo per qualche giorno, e poi tutto scivola nel fatalismo.
Cambierà qualche cosa con la denuncia di questo “rapporto Cappa”? Ai pessimisti e agli indifferenti noi rispondiamo di sì e per due fondati motivi. Anzitutto, c’è il precedente dell’altra indagine della studiosa italiana, sulle mutilazioni genitali femminili. La ricerca su questo argomento tabù era talmente ben documentata che alla fine, dopo anni della vecchia tecnica dell’insabbiamento (nella quale anche l’Onu spesso è maestra), le Nazioni Unite hanno deciso di agire con una risoluzione che ha messo al bando questa pratica vergognosa: anche, per una volta bisogna dargliene atto, con il deciso appoggio del governo italiano, che ha osato toccare un tema sul quale altri paesi avevano preferito sorvolare ipocritamente.
Il secondo motivo, per sperare che la denuncia del rapporto “Cappa 2” sulla violenza giovanile non rimarrà impolverata nella biblioteca dell’ONU, è che lo studio è circostanziato con cifre, istogrammi e dati precisi. La vergogna non colpisce soltanto i paesi dell'emisfero Sud, ma è diffusa anche nel Nord ricco e industrializzato. E non mancano, nell’inchiesta di Claudia Cappa, le osservazioni “scomode” e politicamente scorrette. Per esempio sul fatto che quasi metà delle giovani donne di età compresa fra 15 e 19 anni, nel mondo, considera “in determinati casi giustificata” l’usanza brutale di picchiare le donne, da parte di mariti, fidanzati o partner (vedi mappa sopra). Basta questo rilievo per capire che, quando si parla di progresso del genere umano, resta ancora molta strada da fare.
*Renzo Cianfanelli, storico inviato di guerra del Corriere della Sera, è il corrispondente dal Palazzo di Vetro dell'ONU per il Secolo XIX.