La numero uno dell’ONU per i diritti umani Navy Pillay ha condannato mercoledì l’ennesima lapidazione in Pakistan che ha visto Farzana Parveen – una donna di 25 anni incinta – perdere la vita per mano dei suoi familiari che l’accusavano di aver macchiato il loro onore, per aver sposato un uomo di sua libera scelta.
Navy Pillay, tremendamente scioccata per la brutale uccisione ha detto: “Non voglio nemmeno usare la frase 'delitto d'onore', poiché non c'è la minima traccia di onore a uccidere una donna in questo modo”, aggiungendo e sottolineando che il Pakistan ha uno dei più alti tassi di violenza contro le donne a livello globale. Inoltre come ha affermato l’Alto Commissario, ogni anno in Pakistan, centinaia di donne vengono uccise sotto il pretesto di aver sposato un uomo non scelto dalle proprie famiglie oppure per aver rifiutato un matrimonio combinato.
I cosiddetti “delitti d'onore” sono un sintomo estremo di discriminazione contro le donne, che – assieme ad altre forme di violenza domestica – rappresentano una piaga che colpisce ogni paese sia esso un paese in via di sviluppo o un paese industrializzato.
Secondo la Commissione Diritti Umani del Pakistan, lo scorso anno 869 donne sono state uccise nel paese attraverso i cosiddetti “delitti d'onore”, ma la cifra reale potrebbe essere molto più alta, poiché si crede che molti di questi omicidi siano stati mascherati come incidenti oppure non segnalati affatto.
Tornando al terribile delitto, secondo i rapporti, circa 20 membri della famiglia di Parveen, tra cui il padre e due fratelli, hanno attaccato la donna e suo marito mentre si recavano verso l'Alta Corte di Lahore, dove si sarebbero dovuti presentare per contestare le accuse del padre di lei, secondo il quale la giovane donna era stata rapita dal marito e che il loro matrimonio non era valido.
“Il governo Pakistano, deve compiere uno sforzo maggiore per proteggere le donne come Farzana Parveen. Il fatto che quest’ultima sia stata uccisa mentre si recava in tribunale, rivela una grave inadempienza da parte dello Stato nel garantire la sicurezza di qualcuno che – come dimostrato altri delitti avvenuti in Pakistan – era ovviamente a rischio”.
L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in tre risoluzioni distinte nel 2001, 2003 e 2005, ha invitato gli Stati membri a intensificare le azioni legislative, educative, sociali e altri sforzi per prevenire ed eliminare “i delitti d’onore” e consegnare così i colpevoli alla giustizia.
Tuttavia, come già affermava nel 2010 l’alto commissario per i diritti umani, Navi Pillay alla stampa, promuovendo la campagna Say NO–UniTE to End Violence Against Women, “la realtà per la maggior parte delle vittime, comprese le vittime dei delitti d'onore, è che le istituzioni statali falliscono e che la maggior parte degli autori di violenza domestica possono contare su una cultura di impunità per gli atti commessi e che spesso possono essere considerati come crimini, ed essere puniti come tali, se sono stati commessi contro degli stranieri”.