La notizia per le opinioni pubbliche mondiali di queste elezioni europee, non è la valanga di voti – oltre il 41% – con cui il PD di Matteo Renzi ha schiacciato le ambizioni del M5S di Grillo fermo al 21%, ma il terremoto anti-Europa abbattutosi in Francia e nel Regno Unito, dove il Front National di Marine Le Pen e l’Ukip di Nigel Farage, sono andati oltre ogni previsione della vigilia. Nei risultati (ancora non definitivi) del Parlamento europeo, le scosse anti-Ue sono forti ma non ancora devastanti, grazie soprattutto alla tenuta del CDU di Angela Merkel in Germania e il PD di Renzi in Italia, ma anche per le mancate vittorie in paesi come l'Olanda. Insomma nei numeri gli euroscettici non potranno ancora fare crollare le istituzioni dell'Europa unita.
Secondo le proiezioni, gli euroscettici nel Parlamento europeo sarebbero sotto il 20%. Nel Parlamento europeo, il gruppo dei “popolari” (o democristiani, centro conservatori) del Ppe, che hanno dominato l’Europa negli ultimi anni, perderebbero poco più di una cinquantina di seggi ma continuerebbero ad essere il gruppo politico con la maggioranza relativa. Il gruppo socialista di centro sinistra, con partiti vittoriosi in Italia e andati bene in Germania, non sono riusciti a crescere nel Parlamento europeo a causa della umiliante sconfitta dei socialisti in Francia.
Il risultato del Front National di Marine Le Pen (25%, stacca di 4 punti i gollisti e lascia i socialisti di Hollande al 14%) è infatti la scossa politica più rilevante di queste elezioni europee. Le Pen ha già chiesto al presidente Francoise Hollande di sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni (difficile che avvenga). Il terremoto in Francia, a parte i numeri del Parlamento europeo, avrà sicuramente delle forti ripercussioni su tutta l'UE.
Anche in Gran Bretagna arriva una forte scossa anti europea, ma questa ha delle ripercussioni diverse perché Londra ha sempre emanato euroscetticismo anche dai suoi partiti tradizionali, e quindi l'impatto è meno forte di quello che arriva dalla Francia. Il leader dell’Ukip Farage ha vinto su un premier come David Cameron, che l’Unione europea vorrebbe comunque ricostruirla dalle fondamenta. Ma sicuramente fa impressione vedere l'Ukip, partito anti-immigrati e anti Europa, superare con il 28% sia il partito conservatore che quello laburista. Non accadeva dal 1910 in GB che uno due partiti tradizionali non arrivasse primo ad una tornata elettorale.
Quindi se in Francia, Gran Bretagna e Austria (l'Fpo antieuropeista ha quasi raddoppiato i suoi voti) si alza l'urlo degli elettori anti-Europa, nel totale dei seggi assegnati (a risultati ancora non definitivi), il fronte euroescettico nel Parlamento europeo non sfonda (e qui si fa anche sentire il mancato exploit di M5S). Come dire, il terremoto c'è stato, ma la casa comune europea rimane in piedi, seppur cominciano ad esser ben visibili le crepe.
Le elezioni del 2014, soprattutto per quello che è successo in Francia, dovrebbero essere interpretate come una grande scossa di avvertimento. Una ultima occasione quindi per gli europeisti convinti che ancora saranno in larga maggioranza a Bruxelles: solo riformando le istituzioni europee,mettendole al servizio (e al controllo) dei cittadini, si potrà evitare l'arrivo di un prossimo "big one" elettorale che spazzerebbe via, questa volta, tutto.
Resta anche da capire chi tra Jean Claude Juncker e Martin Schulz prevarrà per la presidenza della Commissione. Il Ppe risulta il primo partito europeo, quindi il lussemburghese appare favorito alla successione di Barroso. Ma il social democratico tedesco Schulz può sperare ancora di trovare alleanze trasversali e prevalere. Fondamentale il PD di Matteo Renzi? Sulla carta dovrebbe esserlo, ma chissà se a Juncker è già stato detto che Matteo Renzi iniziò a far politica nella Democrazia Cristiana…