Viviamo in un vuoto. Nel vuoto. Dominato dall’Economia, dalla Finanza. Non si parla che di “mercato” e se ne parla come se esso fosse una deità (un dio, per intenderci meglio) che risolverà tutti i nostri problemi e quindi stabilirà la giustizia sociale stretta parente di quella che conoscevamo in Italia, in Inghilterra, in Francia mezzo secolo fa e anche meno di cinquant’anni fa.
Non si parla che di “scambi”. Non si parla che di “parametri”. Termini come “produttività”, “Pil” e altri ancora sono sulla bocca di tutti noi, di molti di noi. Sui giornali campeggiano titoli e articoli sull’Economia, in tv è un andirivieni di personaggi pronti a “illustrare” a tutti noi i “vantaggi” della Finanza, i prodigi dell’iniziativa privata, la bontà del Capitalismo. La Globalizzazione viene considerata indispensabile. Viene considerata naturale. E non ci si accorge che nella Storia non c’è nulla, assolutamente nulla, di inevitabile. Ci rendiamo conto che grandi decisioni (l’allargamento della Ue, l’introduzione dell’Euro, l’elefantiasi raggiunta dal Computer, la proliferazione di ‘soluzioni’ cibernetiche, telematiche) sono state prese con leggerezza, con criminosa leggerezza da poche dozzine di individui: da tempo, da troppo tempo, il Popolo più non conta. I cittadini più non contano. Non troviamo menti che sappiano disciplinare un fenomeno, disciplinare i rapporti fra Stato e Uomo, fra Economia e Uomo, fra Progresso e Uomo. Non sappiamo più prevedere, intuire; non sappiamo più che cosa sia il calcolo delle eventualità; ci sfugge la nozione anglosassone delle (attenzione!) “uninteded consequences”. In questo vuoto il Cinema è morto, il Teatro è morto. La Musica è stata ridotta a un ossessionante esercizio di pattume.
Ma siamo tutti felici! Economia e Finanza lavorano per noi! Hanno a cuore le nostre sorti. Con una certa regolarità ci sentiamo dire che “finalmente le ideologie sono morte, ora conosciamo la vera libertà”! Certo, la libertà d’essere sfrattati… La libertà d’essere impoveriti da questo Ipercapitalismo che solo pochi “scimuniti” (come il sottoscritto) osano porre in discussione. Sì, la libertà di vivere nell’ansia, nell’angoscia, nell’incertezza mentre intorno a noi avanza, dilaga il faraonico; dilagano complicatissimi intrecci speculativi che nessun Governo sa smascherare. Siamo soli, soli con noi stessi in un mondo resosi gelido, ostile.
Adesso gli Stati Uniti attaccano scopertamente la Germania poiché la Germania esporta “troppo” e quindi “indebolisce” soprattutto gli altri Paesi europei. Berlino replica che la critica americana è “incomprensibile”. Detto in inglese perché in inglese suona meglio, è più incisivo, “great and obscure forces are at work again”.
Sarà sempre così. Tutto questo ci accompagnerà alla tomba. Sarà sempre così in questo “vuoto”, in questo mondo che ha smarrito la propria anima.