Mentre si accendono i motori dei caccia di USA, Francia, GB (e probabilmente Turchia), l’Italia annuncia che non farà parte della colazione internazionale ormai pronta ad intervenire in Siria per punire l’uso della armi chimiche da parte del regime di Assad.
Il ministro degli Esteri Emma Bonino, nel corso di un’audizione in Parlamento questa mattina, sull’ipotesi di attacco militare ha detto: “Vi sono altre strade percorribili… L’Italia non prenderebbe attivamente parte a operazioni decise al di fuori del Consiglio di Sicurezza dell’Onu”.
Fino a ieri, dopo una riunione tra i ministri di Esteri e Difesa e il Premier Enrico Letta, era trapelato che l’Italia sarebbe intervenuta in una situazione “multilaterale”. Oggi è toccato al ministro Bonino specificare che l’Italia non farà parte di nessuna coalizione se non ci sarà l’autorizzazione di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
“Non è un modo di scaricare le responsabilità” ha aggiunto la titolare della Farnesina nel suo intervento, “ma un’assunzione di piena responsabilità nei teatri in cui già operiamo”. Cioè l’Italia è già presente nell’area interessata dalla crisi con i suoi caschi blu, in situazioni che non le consentono interventi senza la più larga legittimità internazionale che solo un via libera del Consiglio di Sicurezza dell’ONU può garantire. Bonino ha fatto l’esempio del Libano e del contingente UNIFIL, missione ONU di cui l’Italia è al comando con il più alto contigente di soldati. In Libano, lo ricordiamo, il partito di Hezbollah ha la milizia armata più pericolosa, alleata del regime di Assad, partecipando con i suoi militanti attivamente alla Guerra civile in corso in Siria. Un intervento dell’Italia in Siria esporrebbe i suoi caschi blu impegnati in Libano ad una ritorsione. L’Italia, ha infatti spiegato la titolare della Farnesina, “è già impegnata al limite e oltre il limite delle sue capacità in diversi teatri”, come, appunto, il Libano e poi l’Afghanistan e la Libia. “L’unico quadro di riferimento giuridico” quindi per un intervento militare resta per l’Italia un mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu. “Vi sono altre strade percorribili” ha sottolineato il ministro degli Esteri, “come il deferimento dei responsabili dell’uso di armi chimiche alla Corte penale internazionale o spingere di più verso una soluzione politica, come l’esilio dei vertici di quel regime”.
A questo punto sembra che l’Italia non concederà neanche l’uso agli alleati delle basi. La coalizione contro Assad dovrà far partire i suoi caccia, oltre che dalle navi che già dispone nel Mediterraneo, probabilmente dalle basi messe a disposizione dalla Turchia.