Incredibile davvero come le tragedie greche richiamino casi di cronaca e soprattutto di cattiveria dei nostri giorni. Un salto indietro e avanti nel tempo che ci dà contezza della dimensione del nostro essere umani e quindi cattivi. La capacità di esprimere il peggio quando invece possiamo dare il meglio
Recentemente, ho vissuto un’esperienza straordinaria a Siracusa. Ho partecipato al convegno nazionale dell’Associazione nazionale di Avvocati per la famiglia Cammino. Un evento di grande spessore culturale organizzato nella Sala conferenze del Castello Maniace.
Su invito della Presidente Nazionale avv. Maria Giovanna Ruo, e delle Dirigenti avv. Rita Ielasi e avv. Maria Barbara Giardinieri. Abbiamo parlato di Agamennone di Eschilo e della grande attualità della tragedia tra vendetta e clan familiari e l’idea arcaica della contaminazione. Un connubio tra formazione professionale in diritto di famiglia e trame delle rappresentazioni classiche. Prima discutevamo della tragedia e poi al Teatro Greco assistevamo alla proposta edizione 2022. Ho avuto il privilegio nelle tre giornate, organizzate da CAMMINO, a discutere e poi assistere ad Agamennone di Eschilo.
C’è una citazione, di Byung-Chul Han – L’espulsione dell’altro, che ben si adatta e descrive l’Agamennone di Eschilo:
“Gli individui esprimono la loro autenticità soprattutto attraverso il consumo. L’imperativo dell’autenticità non porta alla formazione di un individuo autonomo, sovrano. L’individuo, piuttosto, viene completamente sequestrato dal profitto. L’imperativo dell’autenticità genera una coazione narcisistica. E il narcisismo non è identico al sano amor proprio, il quale non ha nulla di patologico, dal momento che non esclude l’amore per l’altro. L’altro così viene lungamente piegato finché l’ego non vi si riconosca: il soggetto narcisistico percepisce il mondo soltanto dalla sfumature di sé stesso. Conseguenza fatale: l’altro scompare, il confine fra il sé e l’altro svanisce, il sé fonde e diventa diffuso. L’io annega nel sé”.
Eschilo è stato un drammaturgo greco antico, considerato come colui che ha dato vita alla tragedia greca nella sua forma più matura. Diverse sue opere ci sono pervenute integralmente e in tutte i suoi personaggi hanno una personalità molto forte e sono pronti ad affrontare il loro destino.

Il drammaturgo ha scelto per le sue opere alcune tematiche principali: la vendetta, il Clan Familiare e la contaminazione. Ogni tema trattato da Eschilo si lega alla società e alla cultura del suo tempo: la vendetta (come conflitto tra diritto della famiglia e quello della polis), le leggi del “clan familiare”, l’idea arcaica della contaminazione.
Il sistema di valori risulta essere molto rigido e proprio per questo viene considerato più vicino alla cultura arcaica che all’epoca classica.
L’Orestea è una trilogia che comprende Agamennone, Coefore e Eumenidi; affronta la saga degli Atridi. Essa è molto simile alle altre trilogie, perché mira alla vendetta che è quasi un atto obbligatorio nella giustizia tribale per far pagare il sangue versato di un parente. In ogni caso si tratta di una vendetta che avviene sempre all’interno del clan.
Il coprotagonista Agamennone sta per tornare ad Argo, una serie di fuochi avvisa che Troia è stata conquistata. Si aspetta con grande inquietudine il rientro di Agamennone, preceduto da un araldo che racconta le vicissitudini della guerra e il difficile ritorno. Clitennestra, moglie di Agamennone, da tempo organizza l’uccisione del marito, poiché aveva sacrificato la primogenita, Ifigenia, agli dei per ottenerne i favori.
Agamennone arriva in scena accompagnato dalla concubina Cassandra, che profetizza l’incombente regicidio senza essere creduta e presa in considerazione da nessuno. Infatti, poco dopo, viene uccisa insieme al re da Clitemnestra che prende il potere accanto all’amante Egisto. Ella dimostra tutto il suo odio e la sua voglia di vendetta, perché sua figlia è stata sacrificata agli dei e ritiene scellerata la scelta del marito. La scena finale vede Clitemnestra che annuncia finalmente, e con sollievo, il ritorno dell’ordine.
Una donna forte, astuta e intelligente. Possiede una sensualità morbosa e muove le fila della tragedia, dove tutti sono marionette nelle sue mani. Domina sempre con energia e il suo atteggiamento è aggressivo e passionale.
Eschilo ci regala un accurato approfondimento psicologico della donna superiore rispetto a quello del coprotagonista Agamennone. Chi legge, e segue l’andamento della tragedia, comprende la figura di Agamennone attraverso gli occhi di Clitemnestra che lo descrive come un padre assassino che per raggiungere il suo scopo non ha risparmiato la figlia. Un universo dove il comportamento dell’uomo è influenzato da: sangue, vendetta, colpa, castigo divino, aspirazione a una giustizia divina di cui gli dei sono garanti.
Ritengo che sia possibile attualizzare questo dramma. L’Istat qualche tempo fa ci ha ricordato che gli italiani sono affetti da cattivismo. A leggere le cronache di questi giorni sembra che ormai uccidere un figlio, un fratello, sia diventata una cosa normale.
Purtroppo questo non ci consola. Uccidere un altro essere umano significa non dare valore alla vita che per noi cattolici cristiani è un dono di Dio. Dopo tanti episodi tremendi forse dovremmo seriamente interrogarci su come stiamo cambiando e non dimenticare certe stragi famigliari, tornando a parlare di valori dopo la prossima. Sinceramente è inquietante. Gli omicidi di Pietro Maso, Erica e Omar, quello di Cogne smossero la coscienza pubblica e da più parti ci si interrogò in che cosa si fosse deficitaria e negli ultimi fatti di cronaca il sentimento non è lo stesso. In questo i social network, dove ognuno può dire la propria opinione su tutto, abbiano influito negativamente.

Io ho iniziato una vera e propria battaglia contro la violenza sulle donne e ho analizzato i tanti, troppi, casi di morte violenta. Diverse indagini, come quella del Telefono Azzurro, dimostrano che ci sono tre volti di violenza. Il primo si ha nei casi in cui il partner subisce aggressioni corporee (calci, schiaffi, strattoni). Il secondo riguarda la violenza psicologica che avviene nei casi in cui il partner è minacciato o la sua autostima è danneggiata. Il terzo volto, quello della natura sessuale, emerge quando si cerca di avere rapporti senza consenso.
C’è poi una scia di comportamenti a fare da pulviscolo a questa situazione, tra messaggi inviati continuamente e condivisioni online di immagini riservate. Queste situazioni non sono normali e non sono accettabili nel 2022. I dati riportati da Rai News evidenziano che il tasso più alto di donne che si rivolgono alle forze dell’ordine per le richieste di ammonimento si registra nelle regioni del sud, in particolare in Sicilia.
Il report del Servizio analisi della Direzione Centrale Polizia Criminale, aggiornato al 6 marzo 2022, evidenzia che: nel 2021 sono stati 119 gli omicidi con vittime di sesso femminile, a fronte dei 117 dello stesso periodo del 2020 e che le donne uccise in ambito familiare/affettivo nel 2021 sono state 103 a fronte delle 101 del 2020.
Nel primo semestre 2021 secondo il Report semestrale della Polizia di Stato le donne uccise in ambito familiare affettivo per mano del partner o ex partner sono state l’89% riguardo il movente, nel primo semestre 2021 il 44% delle donne è stata uccisa per “lite/futili motivi”.
Ecco, questi numeri ci mostrano la presenza di un problema reale e tangibile. Un essere umano diventa una cifra all’interno di un lunghissimo elenco di vittime che continuiamo a contare quotidianamente.
Dobbiamo affrontare un problema di educazione, di rispetto degli altri, di valore della vita. Siamo in piena emergenza educativa dobbiamo ripartire da quello che ci sembra orrendo e cambiare la tendenza. Diceva Abramo Lincoln: “quando faccio bene mi sento bene; quando faccio male mi sento male. Questa è la mia religione”. Se tutti potessimo seguirlo.
Tanti troppi casi di cronaca nera il rispetto dei valori fondanti la nostra società civile è diventato una rarità. È difficile capire perché tanta cattiveria e come il tessuto sociale si sia trasformato. Spero che la scuola, le associazioni di volontariato, la Chiesa e tutte le agenzie educative possano lavorare ogni giorno per invertire la tendenza. Lo spero con tutto il cuore.
Oggigiorno il valore della vita ha perso la sua primigenia importanza viviamo il nostro quotidiano in una dimensione spazio-tempo che non controlliamo più. Siamo passati da vivere e conoscere l’universo al metaverso. Crediamo di vivere bene in non luoghi che ci sembrano luoghi. E la nostra vita non scorre ma corre. Affermava il Mahatma Ghandi: “nella vita c’è di più che aumentarne la velocità”.
La nostra corsa quotidiana non ci fa rispettare neppure noi stessi. Basti pensare agli adolescenti che fanno autolesionismo, ai bimbi che spezzano i loro sogni per inseguire una sfida su TikTok, ad adulti che spendono il loro tempo a spiare o a studiare come distruggere gli altri.
Manca il rispetto minimo per l’altro. Corriamo per diventare potenti, ricchi, per superare gli altri rinunciando a vivere e a far vivere. Uno degli esseri umani che ha più dato al mondo, Steve Jobs, con la sua genialità e creatività, ha ripetuto più volte: “Essere l’uomo più ricco del cimitero non ha importanza. Ciò che conta è andare a letto la sera sapendo di aver fatto qualcosa di grande”.
Le nuove generazioni hanno codici e linguaggi diversi e non è vero che non comprendono certe tragedie che sconvolgono da un giorno all’altro la loro vita. I nostri bambini e i nostri ragazzi, sanno piangere, amare, comprendere, indignarsi.

I risultati delle mie ricerche rivelano un aumento di fragilità ed isolamento. Dati confermati anche da altri studi autorevoli recenti. Aumento della depressione e dell’isolamento del 26 e 28%. Percentuali preoccupanti su cui non è necessario soltanto riflettere ma anche muoversi velocemente.
Il sociologo Zygmunt Bauman, uno dei più grandi pensatori al mondo, che ho avuto il privilegio di conoscere, e di cui conosco a fondo il suo pensiero sulla società liquida, ha scritto che: “La vita è un’opera d’arte”. Anche per i più piccoli, anche per noi che a volte ce ne dimentichiamo. Il nostro Sommo Pontefice Francesco lo ha sempre affermato: “Il valore di una persona non dipende più dal ruolo che ricopre, dal successo che ha, dal lavoro che svolge, dai soldi in banca; no, la grandezza e la riuscita, agli occhi di Dio, hanno un metro diverso: si misurano sul servizio. Non su quello che si ha, ma su quello che si dà”. Questo dobbiamo insegnare ai più piccoli raggiungendoli anche nel loro universo parallelo.
E volendo citare ancora una volta Byung- Chul Han – Come abbiamo smesso di vivere:
“Non abitiamo più la terra e il cielo, bensì Google Earth e Il Cloud. Il mondo si fa sempre più inafferrabile, nuovoloso e spettrale. Abbiamo perso il contatto con il reale. È necessario tornare a rivolgere lo sguardo alle cose concrete, modeste e quotidiane. Le sole capaci di starci a cuore e stabilizzare la vita umana”.
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