Arriva il “nì” di Mosca alla proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina avanzata da Washington e Kyiv. La tesi del Cremlino è che la tregua temporanea, partorita al meeting di martedì a Gedda, è uno sviluppo positivo in linea teorica, che però corre il serio rischio di permettere alle forze ucraine di riorganizzarsi.
“Non vogliamo una tregua di 30 giorni, ma una pace duratura“, ha spiegato giovedì Vladimir Putin durante una conferenza stampa congiunta a Mosca con l’omologo bielorusso Aleksandr Lukashenko. L’idea di un cessate il fuoco, secondo Putin, è “giusta” ma rimangono alcune questioni da limare con Washington – “magari attraverso un colloquio telefonico con il presidente Donald Trump”.
Il leader russo ha chiesto che vengano anzitutto sviluppati meccanismi per controllare eventuali violazioni della tregua e ha chiarito che dovranno essere fornite garanzie che Kyiv non sfrutti l’interruzione dei combattimenti per riarmarsi. “Siamo d’accordo con le proposte di fermare i combattimenti, ma partiamo dal presupposto che il cessate il fuoco dovrebbe portare a una pace duratura e rimuovere le cause alla radice della crisi”, ha dichiarato Putin.
Toni decisamente più ottimistici di quelli impiegati qualche ora prima dal suo consulente Yuri Ushakov, che durante un’intervista con Olga Skabeeva della TV statale VGTRK, aveva fatto trapelare una certa insoddisfazione. “Nessuno ha bisogno di passi che simulino azioni pacifiche in questa situazione”, aveva detto Ushakov. Ribadendo quello che è da mesi il mantra del Cremlino: nessuna soluzione temporanea al conflitto.
Piuttosto, aveva spiegato Ushakov, serve un accordo che tenga conto degli interessi strategici e delle “preoccupazioni di sicurezza” di Mosca. Vale a dire il riconoscimento della sovranità russa sulle quattro regioni dell’Ucraina orientale e meridionale incorporate unilateralmente da Putin alla fine del 2022 (Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Cherson), oltre alla Crimea già annessa nel 2014, nonché la rinuncia formale alle ambizioni ucraine di adesione alla NATO. Condizioni che, secondo fondi citate da Reuters, Mosca ritiene propedeutiche a qualsiasi prospettiva di pace con gli ucraini.
Commentando le dichiarazioni di Putin, Donald Trump si è detto contento dei “buoni segnali” offerti dalla Russia e ha ribadito di essere pronto a parlare con Putin. “(Putin) ha rilasciato una dichiarazione molto promettente, ma non è stata esaustiva”, ha riferito Trump giovedì all’inizio di un incontro alla Casa Bianca con il Segretario Generale della NATO Mark Rutte. “Ora capiremo se la Russia c’è o no. E se non ci sarà, sarà un momento assai deludente per il mondo”.
A Mosca è intanto atterrato in mattinata l’inviato speciale di Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff (che ormai ha stabilmente scalzato il collega Keith Kellogg dal ruolo di “zar” nei rapporti dell’amministrazione USA con Mosca). Il viaggio di Witkoff, ha spiegato mercoledì la segretaria stampa della Casa Bianca Karoline Leavitt, servirà a “fare pressione sulla Russia affinché accetti un cessate il fuoco e fermi la sua brutale guerra contro l’Ucraina”.
Oltre alla bozza di cessate il fuoco di 30 giorni, il meeting saudita aveva prodotto un altro risultato: lo sblocco delle forniture di armi e lo scambio di informazioni di intelligence da parte di Washington nei confronti di Kyiv. Entrambi erano stati interrotti due settimane fa da Donald Trump per spingere gli ucraini a negoziare la fine della guerra con la Russia, sulla scia della rocambolesca lite di fine febbraio tra Trump e Zelensky nello Studio Ovale avente ad oggetto proprio la predisposizione di quest’ultimo alla pace.
Secondo fonti riportate dal network d’opposizione russo Verstka, il massimalismo di Putin servirebbe a escludere l’Ucraina dai colloqui e spingere gli Stati Uniti a negoziare direttamente con Mosca, in modo da guadagnare tempo e rafforzare la posizione russa sul campo di battaglia. Pertanto, una tregua che permetta all’Ucraina di continuare a ricevere armi e finanziamenti dai suoi alleati sarebbe, secondo il Cremlino, “un errore imperdonabile”.
Un documento trapelato da un think tank vicino all’FSB, ottenuto da un servizio di intelligence europeo e riportato dal Washington Post, sostiene inoltre che gli strateghi moscoviti prevedono che il conflitto durerà almeno un altro anno, fino a quando il Cremlino, vantando una posizione di forza, potrà imporre le sue richieste: il riconoscimento della sovranità sui territori occupati, la creazione di una zona cuscinetto lungo il confine ucraino-russo e una zona demilitarizzata nel sud dell’Ucraina, vicino a Odessa e alla Crimea.
Il report, che sarebbe stato pubblicato a febbraio, respinge categoricamente l’idea di mantenere al suo posto l’attuale governo ucraino, ritenendo insufficienti sia un impegno a non entrare nella NATO sia la possibilità di elezioni con partiti filo-russi. Mosca esclude inoltre qualsiasi futuro supporto militare occidentale a Kyiv e cercherebbe di imporre un relativo smantellamento delle forze armate ucraine.
La strategia putiniana prevederebbe poi di sfruttare le tensioni tra Stati Uniti, Cina e UE per indebolire il fronte occidentale e rafforzare la posizione negoziale russa. E, tra le proposte più sorprendenti, ci sarebbe anche l’offerta – già accennata da Putin – di consentire a Washington di sfruttare le risorse minerarie dei territori occupati in cambio di una normalizzazione delle relazioni bilaterali.
Peskov ha smentito di essere a conoscenza del report, definendo il suo contenuto “estremamente contraddittorio” e aggiungendo di “stare lavorando a opzioni più ponderate”.
Sul campo di battaglia è intanto Mosca ad avere il vento in poppa. Le truppe russe hanno ormai conquistato la cittadina di Sudzha, nell’oblast’ di Kursk occupato dagli ucraini dall’agosto 2024. Nei combattimenti sarebbero state coinvolte diverse unità d’élite, tra cui la 11ª Brigata Aviotrasportata (VDV) e la 2ª Brigata Spetsnaz del GRU, l’intelligence militare russa. Pertanto, secondo stime russe, Kyiv attualmente controllerebbe appena 200 km quadrati nella regione di Kursk rispetto ai circa 1.300 km quadrati occupati al culmine dell’incursione della scorsa estate.
I combattimenti infuriano ancora in diverse località, tra cui Basivka, Sverdlikovo e Guyevo, dove le forze russe cercano di consolidare le posizioni conquistate – e, parallelamente, creare una zona cuscinetto nell’oblast’ di Sumy. Per l’occasione al fronte è arrivato lo stesso Putin, che vestito in tuta mimetica militare, ha ordinato di “distruggere completamente il nemico” e di trattare tutti i prigionieri di guerra alla stregua di “terroristi”.