“La situazione in Ucraina dimostra che gli Stati Uniti stanno cercando di tirare il conflitto per le lunghe”. A sostenerlo è stato il presidente russo Vladimir Putin, che martedì è tornato a bacchettare Washington per il suo ruolo “destabilizzatore” per la stabilità globale e per la “insolente (…) mancanza di rispetto per la sovranità di altri Paesi e per gli obblighi internazionali”.
Il leader del Cremlino ha dedicato gran parte del suo discorso, che ha aperto la 10ª Conferenza di Mosca sulla sicurezza internazionale, ai presunti tentativi dell’Occidente di mantenere la propria egemonia. E l’obiettivo principale dell’invettiva, ça va sans dire, è stato proprio Zio Sam, che secondo Putin starebbe perseguitando Russia e Cina per impedire il passaggio a un mondo con più superpotenze invece di una sola, nonché per distogliere l’attenzione dai problemi interni.
“Sempre più Paesi e popoli scelgono la strada di uno sviluppo libero e sovrano basato sulla propria identità, sulle proprie tradizioni e sui propri valori”, ha esordito Putin, ma “gli USA e i loro vassalli (…) organizzano provocazioni, colpi di Stato, guerre civili (e) cercano di costringerli ad obbedire alla loro volontà”.
L’inquilino del Gran Palazzo del Cremlino ha poi sostenuto la piena legittimità e conformità al diritto internazionale della “operazione speciale” in Ucraina – come Mosca definisce l’aggressione militare lanciata il 24 febbraio scorso. Un intervento necessario, secondo il Cremlino, per garantire la “sicurezza nazionale russa” a fronte dell’espansione ad est della NATO, e a proteggere gli abitanti del Donbass dal presunto “genocidio” pianificato dai “neo-nazisti” di Kyiv.
Putin ha inoltre strizzato l’occhio alla Cina, criticando aspramente la recente visita di Nancy Pelosi, presidente della Camera USA, a Taiwan – che Pechino considera una “provincia ribelle” e parte del suo territorio sovrano. La missione della speaker dem non sarebbe stata “il viaggio di un politico irresponsabile isolato”, ma “parte di una strategia intenzionale e consapevole degli Stati Uniti per destabilizzare e caoticizzare la situazione nella regione e nel mondo.”
La suddetta strategia, secondo Putin, avrebbe come corollario la creazione nell’Asia-Pacifico di “alleanze politico-militari aggressive simili alla NATO, come l’AUKUS” (il patto trilaterale di sicurezza tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti, sottoscritto lo scorso anno).
Nelle scorse ore, intanto, almeno 3.000 persone sono state evacuate in Crimea a causa dell’esplosione di un deposito di munizioni. La struttura colpita si trova nel villaggio di Mayskoye, nella parte nord-orientale della penisola unilateralmente annessa da Mosca nel 2014.
Le autorità russe hanno genericamente parlato di “atto di sabotaggio“, ma non è da escludere che si tratti in realtà di una controffensiva delle forze di Kyiv, che già due settimane fa avrebbero provocato l’esplosione di sei torri di trasmissione ad alta tensione nella regione frontaliera russa di Kursk. Qualora la paternità ucraina degli attacchi venisse confermata, ciò dimostrerebbe che gli agenti di Kyiv sono in grado di colpire anche all’interno del territorio russo, potenzialmente aprendo un nuovo e spinosissimo fronte sul suolo nemico.