Nel nostro ultimo articolo sul risultato dell’Assemblea degli azionisti del gruppo Generali avevamo parlato di “battaglia” persa da Caltagirone, Del Vecchio e Benetton ed avevamo avanzato qualche perplessità sulla possibilità di avviare una riconciliazione. Ma, purtroppo, i segnali del mercato e da Piazza Affari dicono che è stata, per l’appunto, solo una battaglia. E che la guerra continua.
Infatti, con una propria dichiarazione Caltagirone ha alzato di molto la posta in gioco affermando che: “Gli azionisti hanno votato: la maggioranza, oltre il 55%, ha preferito proseguire con Donnet piuttosto che l’alternativa di sviluppo proposta dal mio Gruppo. Sono convinto che Generali possa essere migliore e possa crescere molto. Per questo il mio gruppo ha presentato una lista che ha avuto il 42% dei voti, tutti gli italiani sono con noi senza eccezioni e sono tutti soci stabili. Soci che vogliono che Generali rimanga una società radicata in Italia e legata all’Italia“.

ANSA/ANDREA MEROLA
Ecco presentata e sventolata la bandiera del suo gruppo: “l’italianità”, e da qui prenderanno le mosse per il prosieguo della guerra. Nessun segnale di resa nella partita per la gestione della compagnia, con conseguente bomba mediatica allorchè ha concluso la sua dichiarazione sostenendo che “chi è socio stabile (ossia gli italiani, nda) vuole che insieme al grano che si semina ad ottobre e si raccoglie a giugno, si pianti l’albero che darà frutto negli anni. La speculazione, invece, vuole prendere subito quello che può e scappare“.
L’accusa alla maggioranza vincitrice è forte: “speculatori!”.
Nell’altro campo, quello della maggioranza, in assemblea è stata soprattutto una vittoria di Philippe Donnet, che ha dimostrato di avere dalla propria parte diversi investitori globali. La guerra che continua e prende quota sotto la bandiera dell’italianità troverà, sicuramente, appoggio in alcune forze politiche italiane, e potrà essere carburante per le prossime elezioni politiche di marzo 2023.
I voti però parlano in modo molto chiaro ai mercati; infatti, assegnano alla lista sconfitta il potere, nel consiglio d’amministrazione, di una minoranza di blocco fondamentale nel caso di operazioni straordinarie. Bisogna sempre tener presente che il gruppo Generali incorpora le molte compagnie assicurative: come la Toro Assicurazioni, Lloyd Italico, Augusta Assicurazioni, Alleanza Assicurazioni, Europ Assistance, Genertel, Jeniot, Das e Genertellife.

Per chi si chiedesse dove potrà continuare la guerra la risposta è semplice: in Mediobanca, il cuore del capitalismo in Italia.
Molto probabilmente la battaglia sulle Generali è stato solo l’inizio di una guerra che mirava, soprattutto, alla portaerei delle banche italiane che regna a piazzetta Cuccia. Nel capitale di Mediobanca, Leonardo Del Vecchio è fortissimo, infatti ha nelle proprie mani ben il 19,40% che, sommato al circa 5% di Gaetano Caltagirone, fanno il 24,40%. Poi c’è il gruppo Blackrock col 4,10% e Banca Mediolanum col un altro 3,40%.
Mediobanca è al vertice di una miriade di compartecipazioni nel classico gioco delle scatole cinesi e, tanto per citarne solo alcune, essa ha una rilevante presenza nel Gruppo assicurativo Generali col 12,82%, in Italmobiliare col 6,70% ed il Gruppo editoriale RCS, dove confluiscono molte testate, tra cui il Corriere della Sera.
Nelle prossime settimane si vedrà come decideranno di muoversi i due imprenditori. Ultima considerazione è l’ipotesi, circolata con insistenza nelle ultime ore, che per continuare la guerra Leonardo Del Vecchio possa lanciare un’Opa su Mediobanca. Cosa difficile, ma non impossibile.
Si vedrà nei prossimi mesi.
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