Founded by Stefano Vaccara

Subscribe for only $6/Year
  • Login
  • Register

Editor in Chief: Giampaolo Pioli

VNY La Voce di New York

The First Italian English Digital Daily in the US

English Editor: Grace Russo Bullaro

  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY La Voce di New York
No Result
View All Result
in
News
April 4, 2022
in
News
April 4, 2022
0

Tony May, geniale manager che realizzò il sogno americano con la vera cucina italiana

La scomparsa del ristoratore: “Il mio nome era Antonio Magliuolo. Lo cambiai perchè qui non lo sapevano pronunciare. Scelsi May, il mese che arrivai a New York"

Massimo JausbyMassimo Jaus
Ristoratori: è morto Tony May, il primo grande re della cucina italiana a New York

Tony May, Torre del Greco, 6 dicembre 1937 - New York 3 Aprile 2022

Time: 4 mins read

Ci ha lasciati Tony May, il “re” della cucina italiana negli Stati Uniti. I suoi ristoranti a New York sono stati meta del jet-set internazionale.

Il colpo di genio Tony May lo ebbe nel 1971 quando era il general manager della Rainbow Room: organizzare una manifestazione a New York con gli chef dei migliori ristoranti italiani. Tony May si inventò così “Italian Fortnight” che per due settimane nella grandiosa bowl room al 65mo piano del grattacielo al Rockfeller Center fece conoscere la vera cucina italiana agli americani.  Sette chef dei più prestigiosi hotel della CIGA, dal Baglioni al Danieli, dall’Excelsior al San Domenico, prepararono a New York i piatti classici della gastronomia italiana. A capo del gruppo c’era l’Executive Chef dell’Excelsior. Fu un successo senza pari. “Avevo capito – disse nel corso di una intervista – che gli americani erano alla ricerca della cucina italiana di qualità”.

Era duro Tony quando parlava dei ristoratori italiani degli Anni Sessanta a New York. “Nessuno di loro aveva avuto vere esperienze nell’alta cucina tradizionale italiana. Quasi tutti prima di emigrare facevano un altro lavoro. Poi hanno aperto i ristoranti qui, usando prodotti locali cercando di interpretare il gusto della clientela americana. Ma questa non era cucina italiana. Erano invenzioni, anche di successo. Usavano i prodotti che trovavano, ma ovviamente non è la stessa cosa”.

Tony non era uno chef, ma un manager. Il lavoro della cucina in tutti i suoi ristoranti lo ha lasciato ai cuochi, quelli veri: Daniel Boulud, David Bouley, Odette Fada, Sandro Fioriti. Ha aperto tanti ristoranti: il Palio, San Domenico, Sandro, La Camelia. Tony May Hostaria a Port Chester, “perchè – raccontava – andavo a giocare a golf li vicino e mi piaceva il forno a legna che c’era in quel posto”. Due altri al World Trade Center: Gemelli e Pastabreack distrutti nell’attentato dell’11 settembre.

“In casa eravamo otto fra fratelli e sorelle – raccontava – abitavamo a Torre del Greco. Mio padre era capitano di un mercantile. Durante la guerra andammo a Taranto. Decisero bene i miei genitori perchè mio nonno che non ci volle raggiungere morì sotto i bombardamenti nel 1943. Non sono mai stato cuoco. Mia madre non sapeva cucinare. Ho fatto tutta la gavetta: a 17 anni facevo il cameriere di sala sulla Castel Bianco e la Castel Felice due navi che attraversavano l’atlantico da Napoli a Buenos Aires. Non erano navi da crociera. Erano navi stracolme di emigranti. Bastimenti che non avevano nulla a che vedere con i liner come il Rex o la Raffaello.  Alcuni anni dopo passai alla Italian Line e nel maggio del 1960 arrivai a New York. Mi innamorai subito della città. Cominciai a fare il cameriere a “The Colony” alla 63ma Strada a Manhattan, poi passai al “Club 21”, al Del Monico e Orsini fino a che nel 1964 fui assunto dalla Rainbow Room come “captain”, dopo un po’ divenni il maitre’d e poi il general manager. Sotto di me sono passati grandi chef. Tra loro anche Anthony Bourdain”.

Nel raccontare le sue esperienze di vita si infervorava. “Il mio nome in Italia era Antonio Magliuolo. Lo cambiai perchè non lo sapevano pronunciare qui negli Stati Uniti. Scelsi May, il mese che arrivai negli Stati Uniti. E’ il mio nome d’arte ed è più semplice pronunciarlo. Così l’ho cambiato”. Ed era un po’ buffo quando si presentava con i suoi fratelli. “Piacere, Tony May – diceva stringendo la mano – questi sono i miei fratelli Luciano e Mimmo Magliuolo”, anche loro nel settore dell’alimentazione con “Buon Italia” al Chelsea Market.

Dopo il successo dell’“Italian Forthnight” prese in gestione la Rainbow Room. Aveva capito che per fare la cucina italiana “vera” doveva importare cuochi italiani o cuochi che avevano imparato l’arte in Italia e per questo fondò nel 1979 il Gruppo Ristoratori Italiani, un’associazione di ristoratori che aveva come obiettivo il miglioramento dell’immagine della cucina italiana attraverso l’educazione – a livello di ristorazione nei ristoranti – e a livello istituzionale nelle scuole. All’inizio venivano organizzati dei viaggi educativi per imparare come si  evolvevano i cibi e le usanze culinarie in ciascuna delle regioni italiane. Ogni anno portavano giornalisti americani in Italia affinché conoscessero il cibo di tutte le regioni d’Italia, in modo che potessero sperimentarlo e vedere i cambiamenti nei gusti del modo di mangiare degli italiani. Ma portavano anche giovani chef americani a fare specializzazione nelle scuole di cucina italiane.

Tony May con la figlia Marisa

Due anni fa aveva lasciato l’attività. Dopo la chiusura del suo ristorante SD 26 la figlia Marisa che per anni è stata la sua più fedele assistente si è trasferita in Italia e lui “veleggiava” tra Marrakesh, Miami e New York.

Nel 2006 aveva pure creato l’Italian Culinary Foundation, con l’obiettivo di coordinare programmi con le scuole di cucina di tutto il mondo, portando chef e prodotti dall’Italia negli Stati Uniti fornendo a studenti e docenti esperienze di apprendimento pratico.

Un visionario che ha cambiato l’immagine e la cultura della cucina italiana negli Stati Uniti, che è stato la punta di diamante per aprire la strada agli altri imprenditori alimentari italiani come Cipriani, Pino Luongo, Sirio Maccioni, che dopo di lui hanno dato il giusto sapore alla cucina tradizionale italiana negli Stati Uniti.

Share on FacebookShare on Twitter
Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Sposato, 4 figli. Studia antropologia della musica alla Adelphi University. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga. Married, 4 children. Studies Anthropology of Music at Adelphi University.

DELLO STESSO AUTORE

L’ex editore dell’Enquirer testimonia davanti al gran giurì di Trump

L’ex editore dell’Enquirer testimonia davanti al gran giurì di Trump

byMassimo Jaus
Trump in Texas ai suoi seguaci: “Vinceremo e vi vendicherò”

Trump in Texas ai suoi seguaci: “Vinceremo e vi vendicherò”

byMassimo Jaus

A PROPOSITO DI...

Tags: Gruppo Ristoratori Italianiristoranti italiani a New YorkRistoratori italianiTony May
Previous Post

New York City’s Rents Lead the Country, But Miami Is the Most Rent-Burdened

Next Post

Grammy: premi a Batiste e Silk Sonic, parla Zelensky

Discussion about this post

DELLO STESSO AUTORE

Il finto arresto di Trump fa il giro del mondo: le fake news sono sempre più virali

Il finto arresto di Trump fa il giro del mondo: le fake news sono sempre più virali

byMassimo Jaus
La quarta audizione svela i trucchi di Trump per scambiare i Grandi Elettori

Si allungano i tempi per il rinvio a giudizio di Donald Trump

byMassimo Jaus

Latest News

Ivano De Matteo in Mia racconta l’amore di un padre al tempo del revenge porn

Ivano De Matteo in Mia racconta l’amore di un padre al tempo del revenge porn

byGiuseppe Sacchi
Rick Moody ricerca se stesso nella Brooklyn Public Library

Rick Moody ricerca se stesso nella Brooklyn Public Library

byMichele Crescenzo

New York

Long Island is a Marijuana Desert, Not Easy to Get a Weed Retail License

Long Island is a Marijuana Desert, Not Easy to Get a Weed Retail License

byLeo Gardner
A Doll’s House: a Production so Powerful it Needs only a Stark Set

A Doll’s House: a Production so Powerful it Needs only a Stark Set

byJK Clarke

Italiany

La crisi dell’istruzione nel mondo: 2/3 dei bambini non capiscono cosa leggono

Master Fondazione Italia-Usa: altre 200 borse di studio “Next Generation”

byLa Voce di New York
World Pasta Day: negli USA sempre più Made in Italy grazie all’ICE

World Pasta Day: negli USA sempre più Made in Italy grazie all’ICE

byNicola Corradi
Next Post
Grammy: premi a Batiste e Silk Sonic, parla Zelensky

Grammy: premi a Batiste e Silk Sonic, parla Zelensky

La Voce di New York

Editor in Chief:  Giampaolo Pioli   |   English Editor: Grace Russo Bullaro

  • New York
    • Eventi
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Voto Estero
    • Economia
    • First Amendment
  • People
    • Nuovo Mondo
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
    • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
  • Travel
    • Italia
  • Mediterraneo
  • English
  • Search/Archive
  • About us
    • Editorial Staff
    • President
    • Administration
    • Advertising

VNY Media La Voce di New York © 2016 - 2022
Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017

No Result
View All Result
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
    • Elezioni 2022
    • Primo Piano
    • Politica
    • Economia
    • First Amendment
  • Arts
    • Speciale Venezia
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
    • Cucina Italiana
  • Travel
    • Italia
  • English
    • Arts
    • Business
    • Entertainment
    • Food & Wine
    • Letters
    • Lifestyles
    • Mediterranean
    • New York
    • News
  • Subscribe for only $6/Year

© 2016/2022 VNY Media La Voce di New York

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In
By clicking on "Create my account" or by registering, you accept the Term of Service and the Privacy Policy.

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In
Are you sure want to unlock this post?
Unlock left : 0
Are you sure want to cancel subscription?