È durato poco meno di un quarto d’ora il discorso che il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha rivolto al parlamento italiano in seduta comune. Il leader di Kyiv non ha chiesto l’istituzione di una no-fly zone o aiuti militari – come aveva invece fatto al Congresso statunitense una settimana fa – bensì il congelamento dei beni russi e la chiusura dei porti italiani alle imbarcazioni di Mosca.
Zelens’kyj ha avvertito che l’obiettivo finale del presidente russo Vladimir Putin “non è l’Ucraina, bensì l’Europa”. Secondo il leader ucraino, il Cremlino mira ad “avere il controllo della vostra politica e dei vostri valori” e Kyiv è “solamente il cancello che separa l’esercito russo dall’Europa”.
“L’invasione russa sta distruggendo le nostre famiglie e la guerra continua a devastare le nostre città”, ha aggiunto Zelens’kyj, che ha paragonato la città di Mariupol’ – quasi completamente rasa al suolo dai bombardamenti russi – a Genova. “Immaginate Genova completamente bruciata”, ha detto, riferendosi al numero di abitanti che prima della guerra accomunava grossomodo il capoluogo ligure alla città ucraina sul Mar d’Azov, ambita dalle truppe russe in quanto collegamento naturale tra la Crimea russa e il Donbass russofono.

Zelens’kyj ha esordito menzionando un colloquio avuto pochi minuti prima con Papa Francesco, che secondo il leader ucraino gli “ha detto parole importanti”, e a cui l’ex attore ha risposto dicendogli che “il nostro popolo è diventato il nostro esercito”.
“Una settimana fa ho parlato ad un incontro a Firenze”, ha proseguito Zelens’kyj. “Ho chiesto a tutti gli italiani di portare il numero 79, che era il numero di bambini uccisi. Ora sono ora 117, a causa del procrastinarsi della guerra. Con la pressione russa ci sono migliaia di feriti, centinaia di migliaia di vite distrutte, di case abbandonate, morti nelle fosse comuni e nei parchi”, ha proseguito il capo di Stato di Kyiv.
Zelens’kyj ha infine elogiato l’Italia per il sostegno fornito ai rifugiati ucraini in fuga dal conflitto. “State accogliendo oltre 70.000 profughi, molti sono bambini, in Italia è nato il primo bimbo scappato dalla guerra. Avete condiviso il nostro dolore.”

Subito dopo la fine del discorso di Zelens’kyj è intervenuto il presidente del Consiglio Mario Draghi, il quale ha espresso la gratitudine dell’Italia al presidente e al popolo ucraini per la “resistenza eroica” contro “la ferocia del presidente Putin”. Una resistenza che secondo Draghi non è solo nell’interesse dell’Ucraina, ma anche per “la nostra pace, la nostra pace e sicurezza”.
“Davanti all’inciviltà l’Italia non intende girarsi dall’altra parte”, ha detto Draghi. “Davanti alla Russia, che ci voleva divisi, ci siamo mostrati uniti come Europa. Abbiamo congelato beni per 800 milioni di euro agli oligarchi”, ha ricordato, chiosando con una forte dichiarazione politica: “L’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione europea”, seguita dalla convinta standing ovation dell’aula di Montecitorio.
Tra standing ovation e diserzioni
Ad ascoltare il discorso di Zelens’kyj i presidenti di Camera e Senato – rispettivamente Roberto Fico ed Elisabetta Casellati –, il premier Draghi, l’ambasciatore ucraino a Roma Jaroslav Mel’nyk, e numerosi parlamentari.
Non tutti, a dire il vero: non hanno infatti assistito alle dichiarazioni di Zelens’kyj i componenti del gruppo parlamentare Alternativa, composto da fuoriusciti del Movimento 5 Stelle, che hanno definito l’ospitalità concessa al leader ucraino “una forzatura” e “una propaganda mirata ad alzare il tiro su richieste incessanti di interventi bellici come la no-fly zone o l’invio di truppe che comporterebbero per l’Italia e l’Europa l’ingresso ufficiale in un conflitto mondiale”.
Tra gli ex pentastellati assente anche il senatore Nicola Morra, che ha addotto altri impegni di lavoro, nonché i colleghi Elio Lannutti e Paola Nugnes. Hanno disertato l’incontro anche il comunista Emanuele Dessì, il leader di Italexit Gianluigi Paragone, Andrea Cecconi del gruppo FacciamoEco, i pentastellati Enrica Segneri, Davide Serritella (“per altri impegni fissati da tempo”) e Vincenzo Presutto (per questioni organizzative). Tra le file della Lega assente il senatore Simone Pillon, attualmente a Londra ma che aveva espresso “forti perplessità” sull’evento; tra quelle di Forza Italia i deputati Veronica Giannone e Matteo Dall’Osso.
Presenti al completo tutti gli altri schieramenti parlamentari, molti membri dei quali hanno mostrato la propria solidarietà al popolo ucraino indossando spillette giallo-blu all’occhiello delle giacche.
Lo yacht “di Putin” in Toscana
Poche ore prima del discorso di Zelens’kyj, in cui il leader ucraino ha chiesto a Roma di sequestrare tutti i beni degli oligarchi, lo staff investigativo dell’oppositore russo Aleksej Naval’nyj aveva menzionato proprio l’Italia in un’inchiesta su un mega-yacht in Toscana.
Secondo il gruppo di dissidenti anti-corruzione, il panfilo da 700 milioni di dollari “Scheherazade“, ormeggiato a Massa Carrara, apparterrebbe a Putin in persona. Il leader russo ne avrebbe intestato la proprietà a prestanome e la manutenzione a un equipaggio composto quasi interamente da funzionari presidenziali.
Have a look at this wonderful yacht called Scheherezade. It’s been talked about for a while. The rumour is it belongs to Vladimir Putin. But there is not much proof, only talks. And that's why it hasn’t been arrested yet. It just sits there in the port of Carrara (🇮🇹). pic.twitter.com/1vnYDREc0Z
— Maria Pevchikh (@pevchikh) March 21, 2022
La Guardia di Finanza, insieme all’intelligence, è da giorni al lavoro per verificare la fondatezza delle tesi e il reale proprietario. La scorsa settimana i finanzieri hanno peraltro già provveduto al sequestro di un’imbarcazione da 530 milioni di euro, ormeggiata nel porto di Trieste e riconducibile al miliardario russo Andrej Melničenko.