Il Cremlino ha ricevuto le risposte formali degli Stati Uniti alle richieste russe su Ucraina e NATO e le sta valutando, sebbene già nella giornata di giovedì da Mosca sia trapelata insoddisfazione.
Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha reso noto che “tutti i documenti sono a disposizione del presidente” Vladimir Putin, e che “naturalmente ci sarà bisogno di un po’ di tempo per analizzarli”. Ciononostante, Peskov ha ammesso che “non ci sono molti motivi per essere ottimisti”, pur rifiutandosi di compiere valutazioni concettuali.
Più decisivo il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, che attraverso una nota ufficiale ha espresso delusione per la mancanza di garanzie da parte di Washington sui due punti fermi di Mosca: divieto d’ingresso di Kiev nella NATO e indietreggiamento dell’Alleanza ai suoi confini pre-1997 (e quindi via soldati e armi dai Paesi dell’ex Patto di Varsavia).
Secondo il capo della diplomazia russa, il documento può costituire “l’inizio di una conversazione seria”, ma solo su “argomenti secondari”, incapaci perciò di cambiare sostanzialmente lo status quo e le rispettive pretese.
Le risposte statunitensi ai desiderata russi in Ucraina erano state promesse dal segretario di Stato Antony Blinken in occasione del suo incontro con Lavrov a Ginevra. Su precisa indicazione dell’amministrazione Biden, il contenuto del documento è del tutto riservato.
Sulla scrivania di Lavrov è arrivato anche un altro documento, quello firmato dal segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, che ne aveva già annunciato il contenuto in conferenza stampa mercoledì (sostanzialmente sulla falsariga dei punti fermi della Casa Bianca: no a veti sulle alleanze militari degli Stati sovrani, e immediata de-escalation al confine).
Da rilevare, infine, l’uscita della Cina dal silenzio sulla questione ucraina. In una telefonata con l’omologo Blinken, il ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, ha detto di auspicarsi una risoluzione pacifica della crisi, e quindi che “le ragionevoli preoccupazioni” russe vengano prese in debita considerazione da NATO e USA. “La sicurezza regionale non può essere garantita rafforzando o addirittura espandendo i blocchi militari”, ha detto il signor Wang, in un chiaro riferimento alla presenza dell’Alleanza in Europa orientale.