È durato un’ora e mezza l’incontro bilaterale che Antony Blinken e Sergej Lavrov, ministri degli Esteri di Stati Uniti e Russia, hanno avuto venerdì mattina all’Hotel President Wilson di Ginevra. Le due parti hanno sostanzialmente ribadito le loro posizioni sulla crisi ucraina, prolungando lo stallo che da alcune settimane alimenta lo spettro di un’imminente invasione russa del suo vicino occidentale.
In una conferenza stampa appena dopo il meeting, Lavrov ha definito i colloqui “una discussione utile e onesta“, aggiungendo che la diplomazia USA fornirà risposte scritte ai desiderata russi su Ucraina e NATO entro la prossima settimana. “Non so dire se siamo sulla strada giusta o no”, ha affermato. “Lo stabiliremo quando riceveremo le risposte americane”. Lavrov ha per l’ennesima volta escluso che la Russia abbia intenzione di invadere l’Ucraina.
Poco dopo, in una conferenza stampa separata, Blinken si è riferito all’incontro come a “un franco scambio di idee”. Il segretario di Stato ha espresso disponibilità a lavorare insieme alla Russia per risolvere le sue preoccupazioni di sicurezza, ma ha al contempo avvertito che la risposta di Washington a un eventuale attacco russo contro Kiev sarà veloce e decisa. Blinken non si è dimostrato granché convinto dalle rassicurazioni del Cremlino di non voler sferrare alcun attacco. “Sono i fatti e le azioni – non le parole – a fare la differenza”, ha detto, invitando Mosca a ritirare le circa 100.000 truppe ammassate al confine russo-ucraino per dimostrare di essere in buona fede.
“Tutti noi siano impegnati sulla via della diplomazia e del dialogo per cercare di appianare le nostre differenze,” aveva detto Blinken a Lavrov nel meeting a porte chiuse. “Ma siamo anche pronti, se questo si rivelasse impossibile e la Russia decidesse di aggredire l’Ucraina, a una risposta unitaria, rapida e severa”, quasi certamente di carattere economico-finanziario.
In my meeting with Foreign Minister Lavrov today, I stressed that Russia has two choices: Diplomacy and de-escalation or massive costs to Russia. Our strong preference is to pursue the path of diplomacy. pic.twitter.com/k7RT5qLzXJ
— Secretary Antony Blinken (@SecBlinken) January 21, 2022
Poche ore prima dell’incontro, le due delegazioni avevano preannunciato di non aspettarsi clamorosi passi in avanti. Per gli statunitensi, il bilaterale di venerdì è stata un banco di prova “per verificare se la via della diplomazia o del dialogo sia ancora aperta”, mentre i russi avevano detto di aspettarsi “risposte concrete alle nostre proposte concrete.” A detta di Blinken, il meeting di venerdì mattina è servito quantomeno a comprendere meglio le rispettive preoccupazioni.
Il luogo scelto per l’incontro è la stessa città che ha ospitato i colloqui del 10 gennaio tra il viceministro degli Esteri russo Rjabkov e la vicesegretaria di Stato Scherman.
Dopo aver raggruppato un numero considerevole di truppe e missili al confine con l’Ucraina, il Cremlino ha chiesto a Washington garanzie vincolanti sul divieto di ingresso di Ucraina e Georgia nella NATO, oltre all’indietreggiamento dell’Alleanza ai suoi confini pre-1997 (e quindi la rimozione delle installazioni militari nei Baltici, in Polonia, Romania e Bulgaria). Al contrario, la Casa Bianca si rifiuta di rinnegare il principio secondo cui ogni Stato sovrano è libero di scegliere le proprie alleanze militari.
Ieri, intanto, mentre Blinken era in Germania per colloqui con i colleghi di Francia, Germania e Regno Unito, l’amministrazione Biden ha dato il via libera per la consegna di armi statunitensi all’esercito ucraino per il tramite di Estonia, Lettonia e Lituania. Si tratta in particolare di congegni anticarro Javelin e sistemi di difesa aerea Stinger. Nonostante l’amministrazione Biden abbia recentemente erogato un contributo aggiuntivo di 200 milioni di dollari per modernizzare l’esercito di Kiev, la quasi totalità degli esperti militari ritiene scontata una rapida vittoria russa in un eventuale confronto armato. A quel punto, però, gli alti comandi militari di Washington hanno lasciato intendere che appoggeranno con soldi e armi gli insorti ucraini analogamente a quanto fatto dalla CIA con i mujaheddin durante la guerra afghano-sovietica.