Dalla sua casa di Buenos Aires, il Nobel per la pace, Adolfo Pérez Esquivel, ci parla in quest’intervista della crisi ecologica e delle disuguaglianze crescenti che attraversano le società, e lancia un appello: “è urgente un nuovo contratto sociale tra gli esseri umani, bisogna ristabilire un equilibrio con la Terra, che è Madre, con i fiumi, i mari, la voragine del capitale finanziario ha la meglio sulla vita delle persone”.
Lei è tra gli intellettuali che hanno promosso il progetto di una Costituzione per la Terra, che obiettivo vi ponete?
“Nessuna società è statica, la voglia di profitto sta distruggendo la Casa Comune che è il Pianeta, c’è chi privilegia il capitale finanziario rispetto al capitale umano. Le tecnologie sono messe al servizio degli interessi economici e non di problemi reali come la fame, la desertificazione, i danni causati dallo sfruttamento dei beni e delle risorse naturali. La diffusione di una Costituzione della Terra, fatta di norme, potrebbe cambiare le politiche e la storia dell’uomo prima che sia troppo tardi”.

Di cosa si tratta?
“E’ necessario risvegliare una coscienza critica, valori, pensare a nuove forme di sviluppo e non di sfruttamento. La Costituzione della Terra invita a trovare nuove vie di convivenza, metodi per superare la fame, la povertà che provoca danni irreparabili ai due terzi dell’umanità”.

Il coronavirus può rappresentare un’ulteriore spinta verso un’economia sostenibile?
“Il virus è un pericolo per la vita del pianeta, colpisce tutti allo stesso modo, ricchi e poveri, specie i più indifesi e meno garantiti dai sistemi sanitari. Si specula troppo sulla salute, non rispettando i diritti degli individui e dei popoli.
Eraclito diceva che: “la salute dell’umanità è il riflesso della salute della terra“. Il coronavirus è una conseguenza del maltrattamento del pianeta, che ha messo in evidenza le disuguaglianze sociali, la concentrazione del potere economico in poche mani e la desolazione e la morte nella maggior parte delle città. La situazione attuale deve portarci a riflettere su dove stia andando l’umanità. Dobbiamo capire che non siamo i proprietari di Madre Terra, siamo i suoi figli e le sue figlie. Siamo tenuti a mantenere salda la convivenza tra gli uomini. L’attuale crisi sanitaria, sociale e politica è una conseguenza dello sfruttamento irrazionale dei beni e delle risorse naturali, come l’inquinamento idrico e ambientale, i rifiuti industriali, la deforestazione, le monocolture e le agrotossine, che mettono a rischio la vita del pianeta e spezzano la biodiversità”.

Come possiamo sostenere l’ambiente nella sua dimensione planetaria?
“Abbiamo raggiunto il limite di una tappa dell’umanità, è urgente un nuovo contratto sociale tra gli esseri umani, ristabilire un equilibrio con la Terra, che è Madre, con i fiumi, i mari, cambiare il vortice di un’economia speculativa e disumanizzata ed instaurare un rapporto diverso, fraterno, tra l’essere umano e la Natura, che resta generosa. Altrimenti siamo sulla via di un suicidio planetario”.
Cosa significa diffondere la cultura della salvaguardia ambientale?
“L’educazione è la base fondamentale per lo sviluppo di una cultura ambientale. E’ necessario ricercare la saggezza e l’equilibrio nel bilanciamento tra i bisogni degli uomini e quelli di Madre Terra, avere lo sguardo dei popoli nativi nel mondo.
Qualche anno fa in Chiapas, nel sud del Messico, dove andavo spesso, ho incontrato i miei fratelli Maya. In uno di quei viaggi ho chiesto loro cosa pensassero i loro popoli dello sviluppo, sono rimasti stupiti e mi hanno restituito la domanda: Cosa volete sviluppare? Avere più soldi, macchine, computer? – No.. no.. fratelli… ho detto loro.
La risposta dei Maya, dando una soluzione a tanti quesiti, è stata: “Nella nostra lingua non esiste la parola sviluppo, è un’invenzione delle società capitalistiche. Per la nostra gente c’è la parola equilibrio. Equilibrio con noi stessi, equilibrio con gli altri, con le nostre comunità, equilibrio con la Madre Terra, con il cosmo e con Dio…”.”

Che ruolo giocano gli Stati in questa partita?
“Gli Stati in cui viviamo hanno fallito la propria missione, non avendo una visione di presente ne di futuro, non prevedendo le conseguenze delle politiche e delle economie adottate. Per non parlare delle promesse mancate delle organizzazioni internazionali, l’Onu, il Fondo Monetario Internazionale, la Fao, l’Unesco, eccetera. Va detto che l’instabilità complessiva ha portato a violenze ed ingiustizie sociali, a problemi strutturali che hanno investito le fasce più deboli delle popolazioni”.

I cambiamenti climatici e l’erosione delle risorse naturali sono una minaccia per il pianeta, quali misure sarebbero necessarie per invertire la rotta?
“Il vortice della finanza privilegia i propri interessi a dispetto della vita dei popoli.
Urge costituire la Corte Penale Internazionale per l’Ambiente, da inserire nello Statuto di Roma, affinché abbia la competenza di giudicare chi si macchia di crimini contro l’umanità. È il tempo di riformare questa istituzione affinché possa perseguire anche i crimini compiuti contro la natura e limitare i Paesi e chi danneggia la vita del pianeta, visto che al momento non c’è un quadro giuridico internazionale che regoli i delitti ambientali.
Lo sviluppo non è sfruttamento, le aziende agiscono nella totale impunità con la complicità dei governi che cercano benefici economici danneggiando la vita dei loro popoli.
Occorre una volontà politica che ripensi all’umanità intera, alle condizioni di vita e che rispetti Madre Natura, profondamente saccheggiata dal sistema consumistico neoliberista, senza misurarne le conseguenze e senza tener conto che i paesi del nord condizionano la vita dei paesi del sud”.

Laudato sì, l’Enciclica di Papa Francesco, ci parla di una “casa comune” per proteggere gli ecosistemi…
“L’enciclica Laudato Sí scuote la coscienza ed esorta le società ad essere responsabile, i governi a trovare vie di convivenza e rispetto per i beni e le risorse naturali. La necessità è riscoprire i valori e il giusto equilibrio tra i bisogni degli esseri umani e della natura, e insisto, ancora una volta, nel trovare nuovi percorsi di crescita per il vivere insieme”.