La riapertura, in sicurezza, dei confini statunitensi ai viaggiatori internazionali, ed in particolare agli europei, è una fonte di frustrazione internazionale ormai da mesi. Si era parlato di riaperture la scorsa primavera, ci si aspettava un annuncio in occasione del G7, si era creduto che i confini sarebbero stati riaperti almeno ai vaccinati in occasione del Labor Day (6 settembre), ma le frontiere americane restano chiuse, serrate ancor più che durante la presidenza Trump.
Mentre il resto del mondo si sforza di riaprire i confini e permettere la libera circolazione, anche per dare respiro a settori economici asfissiati dall’epidemia negli ultimi 18 mesi, sfidando ogni logica addirittura i vaccinati provenienti da paesi con tassi di infezione ben più bassi degli USA non sono più i benvenuti negli States.
Per fare un esempio dell’asimmetria delle posizioni, all’inizio di Settembre l’Unione Europea ha raccomandato ai suoi membri di valutare l’ammissione di cittadini americani con attenzione, dato l’aumento di casi oltreoceano: attualmente un quarto degli ospedali statunitensi riportano oltre il 95% dei letti di terapia intensiva occupati, principalmente da non vaccinati. Ma, con l’eccezione di Norvegia e Bulgaria, tutti i paesi dell’Unione sono ancora aperti ai visitatori americani in grado di produrre una prova di vaccinazione.

La maggiore causa di frustrazione è che le politiche dell’amministrazione Biden sull’ammissione di viaggiatori esteri non sono sostanzialmente mai cambiate nel corso della pandemia, e non sono state aggiornate in base all’attuale situazione pandemica: cittadini dello Sri Lanka, della Malesia o di Grenada, tutti luoghi con altissimi rate di infezioni causati dalla variante delta, possono viaggiare negi USA con un test negativo, senza nessuna quarantena obbligatoria. Ancora, i messicani possono entrare negli States via aria (ma non via terra) nonostante l’impennata di casi estiva. Eppure, agli europei ed ai britannici vaccinati l’ingresso rimane negato.
La riapertura dei confini, per dirla tutta, non sembra essere la priorità quasi di nessuno a Capitol Hill. I repubblicani sono più che contenti di aderire alla narrazione che l’ondata di contagi attualmente in corso dipenda dall’arrivo di ondate di immigrati infetti, come sostenuto da Ron DeSantis, e godersi la chiusura dei confini che da anni chiedevano. I Democratici, d’altra parte, non fanno della riapertura un punto di discussione centrale. I soli che sembrano preoccuparsi della situazione solo gli ufficiali statali degli Stati più gravemente colpiti economicamente dalla chiusura dei confini, che hanno scritto una lettera bipartisan in luglio chiedendo di “seguire la scienza”, largamente ignorata dal Congresso.
Secondo quanto riportato da Politico, la Casa Bianca temerebbe di imbarcarsi in un progetto di “passaporto vaccinale”, fortemente osteggiato dai Repubblicani e potenzialmente molto divisivo. Sarebbero, insomma, preoccupazioni elettorali, più che scientifiche e sanitarie, quelle che animano le decisioni dell’amministrazione. Alle prossime elezioni mancano 14 mesi.

Nel frattempo, sullo stesso tema, l’esecutivo italiano sembra avere preso una direzione chiara: si lavora per estendere il green pass e renderlo obbligatorio a tutte le categorie di lavoratori, e non solo ai sanitari. Il centro destra si disallinea sul punto: Forza Italia appoggia Draghi, mentre Salvini si distanzia dall’idea e si riavvicina alle posizioni di Giorgia Meloni, da sempre critica di questo strumento.
I livelli di vaccinazione si aggirano attorno al 65% della popolazione pienamente coperta, mentre l’80% ha avuto solo la prima dose, attestandosi ancora tra i primi paesi dell’Unione Europea e del mondo per successo della campagna vaccinale. La percentuale di vaccinazioni complete negli USA è del 54% della popolazione.
Comincerà il 20 settembre la campagna di booster shot, la terza dose del vaccino. Secondo un documento del Ministero della Salute, la terza dose sarà somministrata almeno 28 giorni dopo la seconda, e si seguirà un ordine di fragilità nel richiamo. In primis saranno chiamati i trapiantati, i pazienti oncologici ed in trattamento con immunosoppressivi, ed altri pazienti con particolare compromissione del sistema immunitario. Si procederà con “uno qualsiasi dei due vaccini a mRNA autorizzati in Italia”, quindi Moderna o Pfizer. L’Italia sarà tra i primi paesi ad iniziare con i richiami.