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Indagini origini Covid-19: si attende la verità tra accuse americane e vittimismo cinese

Il rapporto delle agenzie di Intelligence USA è stato consegnato al presidente Biden e rimane top secret: origine animale o "sfuggito" dal laboratorio di Wuhan?

Massimo JausbyMassimo Jaus

Murales a New York al tempo della pandemia Covid-19 - Foto di Terry W. Sanders

Time: 3 mins read

Il sospetto e l’incertezza restano. Pechino continua a gridare alla congiura, ma non collabora alle indagini condotte dai servizi segreti americani per determinare l’origine del Covid-19.

L’investigazione svolta dall’intelligence Usa ordinata tre mesi fa dal presidente Joe Biden non chiarisce il mistero. Per ora il rapporto rilasciato ieri sera è top secret ed è “senza una conclusione” certa, scrive il Washington Post che accusa la Cina per la scarsa collaborazione data all’inchiesta. Secondo il giornale, il rapporto degli 007 americani non ha potuto concludere se il coronavirus sia di origine zoonotica, cioè “saltato” dall’animale all’uomo o se sia “sfuggito” a un laboratorio di massima sicurezza di Wuhan, come molti sospettano. Il rapporto, scrive il Washington Post, sarà declassificato nei prossimi giorni.

La direttiva di Biden era stata decisa dopo che a maggio il presidente aveva ricevuto tre differenti analisi dalle agenzie di intelligence che però non raggiungevano una conclusione definitiva. Biden riferì che due agenzie di intelligence erano orientate nel sostenere l’origine naturale del virus, mentre una terza sosteneva l’ipotesi della fuga dal laboratorio.

Ma la storia secondo il Washington Post è lunga, piena di misteri e di tranelli e le coincidenze, le ricerche sulla SARS fatto nei laboratori, i pipistrelli, la città di Wuhan come focolario del virus, sono troppe per venire ignorate. I dirigenti cinesi gridano alla persecuzione e nello stesso tempo ostacolano la ricerca della verità trasferendo i ricercatori dei laboratori di Wuhan e non permettendo una indagine esterna. Poi il laboratorio di Shangai che aveva pubblicato l’11 gennaio 2020 il genoma del coronavirus è stato chiuso. Altri medici, ricercatori e giornalisti che avevano postato su internet le primissime notizie sul coronavirus sono scomparsi. In una indagine condotta dal Washington Post un anno e mezzo fa per cercare di capire l’origine del coronavirus vengono riportati particolari e testimonianze che almeno per ora sono rimasti senza una risposta.

L’entrata del Wuhan Institute of Virology (Wikimedia)

Due laboratori americani, University of North Carolina at Chapel Hills e il Galveston National Laboratory of University of Texas Medical Branch dal 2018 assistevano il Wuhan Institute of Virology in una ricerca sulla SARS trasmessa dai pipistrelli. I ricercatori degli istituti erano seriamente preoccupati per la disinvoltura con cui i colleghi cinesi conducevano gli esperimenti e soprattutto sul mancato rispetto dei protocolli di sicurezza tanto che sollecitarono il Dipartimento di Stato a chiedere ufficialmente al ministero della Salute cinese di contattare i responsabili dei laboratori di Wuhan per implementare gli standard di salvaguardia per una ricerca così pericolosa. Il 27 marzo del 2018 al console americano a Wuhan, Jamison Fouss e all’addetto scientifico dell’ambasciata americana a Pechino, Rick Switzer, fu ordinato di visitare il laboratorio. Fu questa la prima di altre successive visite ampiamente pubblicizzate dalle autorità cinesi che, dopo l’esplosione del coronavirus, le hanno poi cancellate dal sito web del ministero ma che ancora girano su internet. Fouss e Switzer inviarono le loro osservazioni al Dipartimento di Stato in cui evidenziavano la leggerezza da loro osservata con cui i ricercatori eseguivano i protocolli di sicurezza nel laboratorio di Wuhan e ne sottolineavano la pericolosità chiedendo al Dipartimento di Stato di fare maggiori pressioni presso le autorità cinesi affinché si usasse maggiore cautela per una ricerca così pericolosa. Richieste peraltro ignorate. Poi, dopo l’esplosione della pandemia, le accuse americane e il vittimismo cinese hanno trasformato una indagine medica in una tempesta politica.

Il dibattito era stato aperto dalla precedente amministrazione, quando Donald Trump aveva parlato della nascita in laboratorio del virus. Tra dichiarazioni sinofobiche e la guerra dei dazi, i rapporti tra Usa e Cina sono andati deteriorandosi e la Cina anziché permettere indagini internazionali più estese sull’origine del coronavirus ha nascosto e ostacolato le indagini della World Health Organization.

La comunità medica internazionale è divisa così come importanti testate scientifiche. Fintanto che non si sapranno tutti i particolari di questa vicenda i dubbi continueranno a rimanere e le accuse americane e il vittimismo cinese non aiutano a capire come sia nato un virus che finora ha causato quasi 5 milioni di vittime.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. E’ stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Sposato, 4 figli. Studia antropologia della musica alla Adelphi University.

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