Il 19 giugno in America si celebra il Juneteenth, il Giorno della Libertà. La commemorazione – diventata da pochi giorni festa nazionale – celebra la liberazione degli afro-americani dalla schiavitù. Celebra anche la fatica per raggiungere quella libertà. Fu il 1° gennaio 1863 quando in America entrò in vigore l’Emancipation Act, la legge che aboliva la schiavitù firmata dal Presidente Abraham Lincoln. Ma fu soltanto il 19 giugno 1865 – dopo due anni e mezzo dalla sua approvazione – che tutti gli stati americani abolirono ufficialmente la schiavitù.
Quest’anno la celebrazione del Juneteenth assume un significato ancora più forte. L’assassinio di George Floyd avvenuto il 25 maggio dell’anno scorso ha acceso le proteste in America e nel mondo, domandando la fine del razzismo sistemico.
Per questo diverse comunità hanno colto l’occasione della celebrazione della Giornata dell’Emancipazione per celebrare la sua morte e ricordare che – nonostante le conquiste sulla carta – il razzismo è ancora radicato in America, in diversi settori della società, tanto da diventare “sistema”.
New York
È stata la consigliera comunale Farah L. Louis, rappresentante del 45° distretto, ad inaugurare a Brooklyn la prima statua di New York in memoria di George Floyd. “Quest’anno Juneteenth arriva in un momento di profondo cambiamento in America” ha dichiarato durante l’inaugurazione. “Chi potrebbe rappresentare meglio questo cambiamento se non George Floyd? La sua eredità è monumentale. La sua morte ha cambiato la nostra nazione. Ha costretto l’America a vedere quello che cercava di tenere nascosto”.
La statua è stata collocata all’uscita del capolinea della linea 2 della metropolitana, nella congiunzione tra Flatbush Avenue e Nostrand Avenue, a Brooklyn, in uno dei distretti con la più alta densità di popolazione afro-americana della città di New York.
L’opera è stata commissionata da “We Are Floyd”, un’organizzazione senza scopo di lucro – con sede a Brooklyn – e il cui obiettivo è quello di onorare la vita di George Floyd attraverso l’attivismo e il sostegno alla comunità afro-americana. “Siamo Floyd”, dice il fratello durante Terrence Floyd fondatore dell’organizzazione e presente all’evento. “Quello che è successo a mio fratello è successo anche ad altre persone. E potrebbe succedere a chiunque. Perciò, quando diciamo ‘Siamo Floyd’, è perchè lo siamo davvero, qualunque sia il nostro cognome. Perché siamo una cosa sola. Dobbiamo essere uniti. Dobbiamo riconoscere la nostra forza. Dobbiamo capire che siamo re e regine. Noi abbiamo il potere. E quando capiremo questo potremo davvero comprendere e celebrare Juneteenth”.
La statua, intitolata “Floyd” e alta quasi due metri, è stata realizzata dall’italo-americano Chris Carnabuci attraverso il sistema di piastre impilate con taglio CNC. La tecnica consiste in una serie di strati di legno massiccio, trattati per essere resistenti alle intemperie, e impilati uno sull’altro per creare una resa artistica del modello 3D originale. “Volevo catturare un’immagine che potesse essere da insegnamento per le generazioni future”, ci spiega Carnabuci. “Insieme a Terrence abbiamo deciso di realizzare quest’opera per generare consapevolezza”.
New Jersey
Anche il New Jersey ha volute rendere omaggio a George Floyd. Venerdì 18 giugno 2021 a Newark, una città di 280 mila abitanti del New Jersey, di fronte al palazzo comunale, è stata inaugurata l’opera intitolata “Larger than life”, “Più grande della vita”.
“George Floyd rappresenta molto di più che lui stesso”, ha commentato Ras Baraka, sindaco della città di Newark durante l’inaugurazione. “Quando Emmet Till è stato linciato, il suo corpo è stato trascinato lungo il fiume Tallahatchie. Non è stata la prima persona ad essere linciata in America, e certamente non è stata l’ultima. Per centina di anni è stato praticato il linciaggio in questo paese. Prima ancora che il corpo di Emmet Till fosse tirato fuori dal fiume Tallahatchie. Crediamo che George Floyd oggi abbia lo stesso impatto che ha avuto la morte di Emmet Till allora (1955, ndr)”.
La statua è in bronzo e pesa 700 libre (più di 300 chili) e rappresenta un George Floyd seduto su una panchina, con gli stessi indumenti con cui è stato ucciso, e con un braccio allungato verso chiunque abbia intenzione di sedersi accanto a lui.
“Ciò che è successo a George Floyd è stata la più grande dimostrazione di disumanità”, ha detto Stanley Watts, l’artista che ha realizzato l’opera. “Il mondo aveva bisogno di un George in pace, rilassato e tranquillo su una panchina. Ed è questo ciò che abbiamo realizzato. Più grande della vita, perché anche dopo la morte, George sarà ricordato. È a questo che servono i memoriali. Per ricordare e non dimenticare mai che siamo cambiati oggi e domani e per il resto della nostra esistenza su questo pianeta”.
L’opera è stata commissionata dal filmmaker Leon Pickney. “Quando ho chiamato Stan, gli ho chiesto ‘Perchè pensi ti abbia chiamato?’. Ci ha messo un pò. E poi mi ha risposto ‘Perché vuoi che faccia una statua di George Floyd’. Perciò sapevo che Dio era con lui. Perché era stato in grado di sentire e leggere nel mio spirito ciò di cui avevo bisogno, e avevamo bisogno”. E guardando in direzione dell’opera aggiunge: “Questo è un luogo sacro. Dobbiamo trattarlo come un luogo sacro. Dove le persone possono ritrovarsi e possono giudicare loro stesse”.
Per realizzare la statua di George Floyd, lo scultore è partito dal viso in argilla che aveva realizzato per un’opera raffigurante Martin Luter King ed esposta a Paterson, sempre nel New Jersey. Lavorando il modello di argilla per trasformarla in George Floyd, Matts ha sentito che era destinato a realizzare quell’opera: “Sentivo che dovevo farlo”.