Israele volta pagina. Domenica notte, il Parlamento ha votato la fiducia al nuovo governo mettendo così fine al lungo regno di Benjamin Netanyahu durato ben 12 anni consecutivi. Battuto per un voto, è stato rimpiazzato da Yamina Naftali Bennett, 49 anni, rappresentante delle destre, ex-consigliere di Netanyahu e fin dal principio contrario al riconoscimento della Palestina come stato. Secondo l’accordo dei partiti, guiderà il Paese per i prossimi due anni, quando a sostituirlo sarà il centrista e nuovo Ministro degli Esteri, Yair Lapid.
La coalizione del governo appare però molto fragile. Otto partiti, incluso per la prima volta anche un partito arabo israeliano, che non hanno alcuna idea politica in comune, se non quella di eliminare il più longevo Primo Ministro della storia israeliana.
A meno di due ore dalla cacciata di Netanyahu, il presidente americano Joe Biden dall’Inghilterra non ha perso tempo, e ha calorosamente accolto il successore, prova di quanto vivamente la Casa Bianca sembri desiderare un rilancio diplomatico con il più vicino alleato d’America in Medio Oriente.
In nessuna dichiarazione, nemmeno da parte del Segretario di Stato Antony Blinken è stato invece menzionato Netanyahu, che uscendo inferocito dalla porta sul retro della Knessett, ha promesso di tornare al potere presto.
A sottolineare il clima teso, la mancata stretta di mano tra i due rivali. L’ex primo ministro, ovunque conosciuto come Bibi, ha subito attaccato il suo successore e ha paragonato la spinta dell’amministrazione Biden a rinnovare l’accordo con l’Iran “al fallimento degli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale per bombardare i treni nazisti che portavano gli ebrei europei alle camere a gas…“. “Bennett – ha aggiunto – non ha la posizione internazionale, l’integrità, la capacità, la conoscenza e non ha il governo per opporsi all’accordo nucleare” ha detto Netanyahu.
Ma il neopremier, parlando alla Knessett prima del voto, aveva invece già avvertito l’Iran: “Non permetteremo a Teheran di avere armi nucleari” e ha sottolineato che “Israele si riserverà il diritto di agire se necessario“. Per Bennett, il programma nucleare iraniano è giunto “a un punto critico” e rinnovare l’accordo di Vienna è “un errore“.
Biden e il nuovo leader israeliano hanno promesso di consultarsi da vicino su tutte le questioni relative alla sicurezza regionale, compreso l’Iran. Ma l’amministrazione USA intende anche lavorare sugli sforzi per far progredire la pace e la prosperità per israeliani e palestinesi.
Intanto Tel Aviv è in festa per la partenza di Bibi. Questa mattina, in piazza Rabin, striscioni scritti sia in arabo sia in ebraico recitavano: “Ebrei ed arabi si rifiutano di essere nemici“. La tristezza inonda invece Gerusalemme, dove si è tenuta una manifestazione di sostegno sotto la casa dell’ex primo ministro e una preghiera degli ultraortodossi al Muro del pianto, contro il nuovo governo Bennett-Lapid.